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Una lezione per il figlio e una per la mamma

lezione-figlio-mamma.jpgIeri ho perso proprio le staffe con Davide. Aveva un compitino da fare, una tabella in cui alcuni numeri dall’1 al 23 mancavano e lui doveva completarla.
Tutto è andato liscio come l’olio fino a che non siamo arrivati al numero 22, a cui sarebbe dovuto seguire il numero 23 ma evidentemente si deve essere formato qualche tappo nelle sinapsi del mio mostriciattolo e quel benedetto numero proprio non usciva.

«Davide, cosa c’è dopo il 22?»
«15…?»
«Ma no! Ma perché 15?? Conta ad alta voce: 19, 20, 21… continua tu»
«… 12…»
Grrrhhhhh
«No, amore- di-mamma-bello-che-sei-bello-giuro-che-non-ti-torco-un-capello… guarda i numeri: il 2 è sempre li e il numero accanto cambia e sale piano piano… vedi? 20 è 2 e 0. 21 è 2 e 1, 22 è 2 e 2… e 23 cosa sarà…?»
«…6…»

Avrei potuto giocare tutti i numeri che ha tirato fuori e vincere 47 Enalotto diversi.

Dopo 40 minuti…
«…23…»

«Quindi hai capito il trucchettino? dal 20 al 29 il primo numero è sempre lo stesso e il secondo sale di uno in uno come una scaletta e poi ricomincia tutto da capo… è un giochino»
«Si, ho capito mamma»
«Bene, ora scrivilo»
«Non so scriverlo mamma…»
Voglio morire. Ora. Ti prego.

«Come non sai scriverlo?? Lo hai detto e la mamma ti ha insegnato il trucchettino per ricordarsi come si scrivono i numeri…»
«34?»
Arrgghhhhh
«56?»
AAAAARRRRGGHHHHH
«Mamma, sei rossa in faccia… stai sbavando. Non stai bene?»
Siamo andati avanti così per un’altra ora e mezza e non c’è stato verso di tirargli fuori un misero, squallido 23. Le ho provate un po’ tutte, dal gioco alle canzoncine, alla logica, al ragionamento. Siamo persino usciti di casa e abbiamo fatto un giro di corsa attorno al vicinato per schiarirci le idee… macché!
Lo confesso, ho cacciato un urlo che se il vicinato non ha chiamato i servizi sociali è solo perché nessuno parla l’italiano.

Davide le sa le cose, ne sono certa, quindi le possibilità sono due: o non ha voglia di fare un cavolo e piglia per il cucù chi si aspetta che lui faccia il suo dovere, o sta testando in maniera empirica i limiti oltre i quali la mamma esplode e il mondo come lo conosciamo giunge ad una fine.
Propendo per la seconda.
Dopo numerose urla (mie) e copiosi pianti (suoi), finalmente una lampadina si è accesa e il 23 è apparso, portandosi dietro la consapevolezza che i numeri non sono un mistero, ma un continuo trenino che si ripete all’infinito.

La sera io e Davidino ci siamo sdraiati nel letto e abbracciandoci, ci siamo guardati nelle palle degli occhi.
«Davide, amore… hai capito come si scrivono i numeri?»
«Si mamma, ho capito, grazie che me li hai spiegati»
«Davidino, la mamma però ti chiede scusa perché ha perso la pazienza e ha urlato e ti ha sgridato e questo mi rende tanto triste. Non voglio più urlare e arrabbiarmi, mi devi aiutare facendo un po’ più il bravo»
«Mamma, va bene se ogni tanto gridi… non ho problemi se lo fai e anche Matteo è OK se di tanto in tanto gridi. Però non devi essere triste, no… quello non è OK.»
Non so chi dei due, a fine giornata, abbia ricevuto la lezione più importante.

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

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