Post parto

Il bimbo è nato. E ora si torna a casa…

Hai salutato le ostetriche? Le tue amiche di stanza? Hai promesso loro che vi rivedrete di sicuro? Le amiche di stanza, intendo.

Scambiati  i numeri di cellulari?

Il profilo su Facebook?

Indirizzo Twitter?

Codice Fiscale?

L’entusiasmo è alle stelle, oggi tu torni a casa con tuo figlio e per l’eccitazione stamperesti anche un bacio in bocca al 20enne volontario (che è pure gnocco) del 118 nella pausa caffè nel cortile interno dell’ospedale. E per questo riusciresti anche a giustificare il tuo slancio maniacale pseudo pedofilo.

L’ospedalizzazione per quanto tappa utile è stata piuttosto impegnativa sotto molti punti di vista (vedi questo post sul  “rooming in”) perciò sei felice due volte di abbandonare il luogo delirante in cui si è verificato un andirivieni molto più intenso di quello del  raccordo anulare.

Hai appena chiuso a fatica la zip della borsa contenente ogni tipo di accessorio antistupro, souvenir del parto: camicie da notte sexy quanto Rocco Papaleo vestito da donna, calzetti a tre quarti che anche se hai una gamba invidiabilmente lunga te la fanno risultare tozza come un salamino cacciatore, calze contenitrici di un irragionevole e vomitevole color carne stile arto di manichino e infine mutandoni taglia extra super iper large  capaci di inibire  anche Rocco Siffredi.

Ma a te importa qualcosa?

No.

Sei, ormai,  sedata dall’arrivo del tuo bambino che al momento (e vedrai anche oltre) sembra avere spazzato via irrimediabilmente  il tuo sex appeal, la tua sessualità , tutto di te e di ciò che conferiva il tuo essere donna.

Scorgi  il tuo compagno/marito dal fondo del corridoio del reparto ginecologia che con sorriso a 78 denti ha lasciato il cavallo bianc…, aehm, il motore della macchina accesa pronto a portarti nel castello fatato e  vivere insieme per sempre felici e contenti.

La macchina ora è parcheggiata in garage, lo sportello si apre e tu sporgi di scatto il piede per tuffarti impaziente oltre la soglia di casa tua.

«Eccoci qui piccolino. Questa è la tua dimora. E questa è la tua cameretta, ti piace, tesorino bello? Adesso la mamma si sistema e ti da il latte. Vedrai come staremo bene tu, io e il tuo papà!»

Ti manca solo di ballare la colonna sonora di “Tutti insieme appassionatamente” e la cornice dorata al tuo bucolico quadro familiare è ben fissata sulla tela.

Welcome to your new life!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Articoli correlati

Vedi altro

Deborah Papisca

L'avvento dell'era dei blog e dei forum forgia la sua fortuna permettendole di realizzare il sogno di una vita: vedersi pubblicare un romanzo. 'Di materno avevo solo il latte' è uscito il 10 maggio 2011 e sembra avere valicato i confini delle sue aspettative oltre ad averla finalmente conclamata scrittrice ufficiale. Continua a leggere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Back to top button

Adblock Detected

Please consider supporting us by disabling your ad blocker