Storia di una adozione
Oggi ho dato un passaggio alla mamma di un compagno di classe di Matteo.
Nel breve tragitto da scuola a casa, mi ha raccontato una delle storie più incredibili che abbia mai sentito.
Io: «Come è andato il weekend? »
T : «Bene! Sono venuti alcuni cugini a trovarci da Toronto»
Io: «Ma dai?! Non sapevo avessi parenti in Canada!»
T: «Sì, e ne ho anche a Boston e qui in California. La famiglia di mio padre si è sparpagliata una volta arrivata in USA dal Cairo»
Io: «Cairo? Mi stai dicendo che la tua famiglia è egiziana?»
T: «Si, mio padre era armeno ma non io. Io sono mezza italiana, non te lo avevo mai detto?»
Io: «Ehm, no. Aspetta, tuo padre era armeno ma tu sei mezza italiana? Mi sono persa”»
T: «E` perché sono stata adottata appena nata. In poche parole la mia mamma biologica è di New York e quando a diciannove anni è rimasta incinta, sua madre (mia nonna) l’ha costretta a venire qui in California dove, dopo avermi fatto nascere, mi avrebbe data in adozione»
Io: «Incredibile”chissà che dolore per tua madre, non posso nemmeno immaginare cosa significhi separarsi dal proprio figlio appena nato! E quando lo hai scoperto che eri adottata?»
T: «A tredici anni. Mio padre mi ha raccontato della mia nascita.
Mi ha detto che dopo il parto, mia nonna stava facendo firmare a mia madre i documenti per darmi in adozione. Quei documenti non sono mai stati firmati perché il ginecologo che l’aveva fatta partorire le ha detto che il farmacista dell’ospedale voleva adottarmi.
Sarebbe poi diventato il mio padre adottivo. Le cose erano piuttosto semplici negli anni ’70 e quindi senza troppi problemi giuridici e burocratici, mi è stato evitato il passaggio attraverso la macchina degli orfanotrofi e delle famiglie in affido e per questo mi ritengo estremamente fortunata, anche perché la mia famiglia adottiva mi ha amato incondizionatamente sin dal primo istante»
Io: «Sembra una favola! Ma hai mai incontrato la tua vera madre? »
T: «Non di persona, non ancora. Quattro anni fa una zia, sorella della mia mamma biologica, mi ha contattata da New York e mi ha dato la possibilità di parlare con lei. Da quel momento ci sentiamo regolarmente per telefono e via email ed è come chiacchierare con un’amica. Mia nonna invece, si rifiuta di parlarmi e non vuole nemmeno vedermi in foto! Credo che in parte sia la tempra determinata e dura che l’ha sempre contraddistinta e forse, dopo tanti anni, il senso di colpa la sta bloccando dal conoscermi, chi lo sa»
Io: «Come ti senti nei suoi confronti, intendo di tua nonna?»
T: «Sembrerà strano ma non provo nessun rancore o rimorso. Come dicevo prima, ho avuto una famiglia adottiva favolosa e ora posso in ogni momento volare a New York e conoscere la mia vera madre e riallacciare il rapporto con lei.
La cosa che più mi ha emozionato è il realizzare quanto abbia in comune con mia madre, quanto le nostre personalità e i modi di pensare si assomiglino così tanto nonostante non ci siamo mai incontrate. Mi sono trovata a pensare nella stessa sua maniera, quando invece con la mia mamma adottiva mi sono spesso trovata in contrasto. àˆ un legame questo che mi sta arricchendo immensamente. Mi sento fortunata!»
Non avrei mai immaginato che dietro T. ci fosse una storia così straordinaria, da sembrare più il copione di un film che la realtà .
Questa vicenda mi ha fatto riflettere su come le connessioni biologiche tra individui siano molto di più di una serie di cromosomi.
Nel corso degli anni vissuti all’estero, io e l’ingegner Brambilla abbiamo costruito una rete di splendide amicizie che potesse sopperire la mancanza fisica delle nostre famiglie di origine.
Sta di fatto però che il patrimonio di emozioni, storie, esperienze e insegnamenti di vita che hanno contribuito a rendere me e l’ingegnere Brambilla quello che siamo, abbia a che fare proprio con i legami di sangue.
E` una sfida quella di crescere i nostri figli lontano da nonni e parenti e siamo consapevoli che Matteo e Davide rischiano di perdere in parte quella connessione e quella ricchezza che deriva dalle famiglie. Allo stesso tempo, però, è una sfida che accettiamo volentieri perché il contatto con il nucleo di origine è sempre possibile e in più i nostri bambini potranno imparare a sviluppare una gamma di emozioni e sentimenti profondi che li porteranno ad interagire con chiunque come se fosse parte della loro famiglia.
Grazie T. per aver condiviso con me questa storia incredibile!
Bellissimo e interessantissimo questo pezzo Enrica. Anch’io come te sono in parte preoccupata del fatto di crescere I miei figli lontani dalle nostre famiglie di origine, in un ambiente (mondo) completamente diverso da quello dove io e mio marito siamo cresciuti e che ha determinato in parte quello che siamo ora. Questo fatto pero’ che I legami di sangue esistano e che la tua amica T. ti abbia raccontato che per esperienza personale si sente piu’ vicina alla madre biologica che non a quella adottiva mi ha sorpresa ed emozionata. Grazie!
La tecnologia ci aiuta in questo caso Monica. Pensa essere immigrati 100 anni fa, quando l’unico modo per comunicare erano lettere che impiegavano mesi ad arrivare (se arrivavano) o telegrammi che forse costavano ma che erano cosi stringati che più che messaggi rapidi non potevi mandare!
Ce la faremo nell’impresa!
Mi ha fatto bene quest’articolo… Entro quest’anno temo dovrò rinunciare a mio fratello e mio nipote, che voleranno in Sud America. Sarà durissima, soprattutto per i miei che non possono volare sin là per problemi di salute.
Mio nipote se ne va a meno di due anni, ed io so bene che i primi ricordi sono quelli dai 3, per cui ho il terrore non si ricorderà di noi.
Mi auguro davvero che il patrimonio genetico sia un buon collante e che mio fratello sarà in grado di non allontanarci di più…
Il patrimonio genetico e Skype!!! I miei figli vedono i nonni quasi ogni giorno da quando sono nati, su skype e ti assicuro che l’impatto che poi hanno con i nonni in carne ed ossa è ottimo!!
Ce la farai Elisa 😉
Mah…scusami Enrica…io sono mamma adottiva di Luca da quando aveva tre settimane ed è stato lasciato in ospedale (nato a 27 settimane, rianimato, intubato, con due emorragie cerebrali ecc ecc)…
Non mi permetto di giudicare la scelta della sua mamma biologica (che aveva 14 anni e,in cuor mio,avrei portati via con me, se avessi potuto…), né quella della sua nonna biologica che (immagino) ha avuto un ruolo determinante sulla scelta di una ragazza minorenne…Non conosco le loro ragioni e non mi importano, non sta a me giudicare…forse per Luca è stata un’opportunità in più…
Però…io mi sento (e sono) la “vera” mamma di Luca…non è stato nella mia pancia, ma nel cuore e nella testa sì, e con una gestazione lunga più di tre anni!…Io sono “vera”…puoi toccarmi, sentirmi…dammi un pizzicotto, se vuoi…sono “vera”…Conosce già la sua storia e sarà mia cura agevolarlo il più possibile quando e se vorrà conoscere le sue origini…
I bimbi adottivi hanno due mamme (entrambe “vere”), due papà, quattro nonni…tutti “veri”
Lo so che sembra incredibile, ma mio figlio mi assomiglia…probabilmente sarà un miscuglio di genetica ed ambiente, fatto sta che (pur essendo io bianca come il latte e lui marrone come la nutella) per strada ci dicono che ci somigliamo…
La tua amica è stata molto fortunata…ha potuto gestire la sua bellissima storia perché è cresciuta in un ambiente sereno, amorevole e dall’altra parte ha trovato l’apertura necessaria a ricucire la sua vita con le sue radici…bravi tutti! Davvero!
Baci grandi
Luciana – “vera” mamma di Luca 😉
Non metto in dubbio il sentimento di una mamma adottiva nei confronti del suo bambino e so che e` una mamma vera per questo bambino. io ho riportato solo l’esperienza di una figlia adottiva, che ha vissuto una storia particolare.
Tanto quanto non bisogna mai dare per scontato il rapporto tra individui che non sono correlati biologicamente, tanto quanto non bisogna mai dare per scontato quello tra persone che condividono qualcosa di piu` che emozioni.
Ogni storia e` a se’ e cio` che vale per uno non vale per l’altro 🙂