Pianificazione famigliare e contraccezione: rapporto delle Nazioni Unite
La United Nation Population Fund (UNFPA ““ agenzia delle Nazioni Unite), come ogni anno, ha pubblicato il rapporto sullo “Stato della popolazione mondiale“, in cui è sottolineato un punto fondamentale, non solo per il diritto umano, ma anche per i risvolti economico-sociali, che sarebbe quello della “Pianificazione Famigliare“.
Una presa di posizione precisa e a favore della contraccezione porterebbe, viene sottolineato nel rapporto, ad un risparmio per i governi di 11,3 miliardi di dollari l’anno, tra provvedimenti sanitari neonatali e materni.
«La pianificazione familiare ha un effetto moltiplicatore sullo sviluppo – commenta il direttore dell’Unfpa, Babatunde Osotimehin – Non solo perché conferisce alle coppie la facoltà di decidere quando e quanti figli avere, ma anche perché è uno degli strumenti principali per rafforzare il potere delle donne ““ prosegue Ositimehin ““ [le donne che hanno accesso ai metodi contraccettivi, ndr] godono generalmente di una salute migliore, sono più istruite, hanno maggior peso all’interno della famiglia e della comunità dove vivono, e risultano più produttive dal punto di vista economico».
Il dossier, non a caso, si intitola “By choice, not by chance: family planning, human rights and development“ (per scelta, non a caso: pianificazione famigliare, diritti umani e sviluppo), e si pone come obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi del mondo sui metodi contraccettivi e sulle strade per promuoverne l’uso soprattutto nei paesi meno sviluppati.
«Sono 222 milioni le donne che nei Paesi in via di sviluppo non hanno accesso o possibilità di ricorrere a metodi contraccettivi», è scritto nel rapporto che stima in 4,1 miliardi di dollari la somma necessaria a far fronte ai bisogni delle giovani popolazioni in crescita demografica.
Lo scorso anno, durante il “London Summit of Family Planning“, gli stati “donatori” hanno disposto finanziamenti che entro il 2020 dovrebbero portare alla raccolta di 2,6 miliardi di dollari per 120 milioni di donne.
Sfortunatamente si tratta di finanziamenti che potrebbero essere bloccati a causa della crisi economica che i Paesi occidentali stanno attraversando.
Il problema maggiore è presente nei paesi sottosviluppati, ma nazioni occidentali come gli Stati Uniti, non sono esenti dal subire le conseguenze negative di una mancanza di pianificazione famigliare: per esempio, le gravidanze delle teenager riducono del 10% la possibilità per le ragazze di ottenere il diploma superiore.
In Italia, se da un lato migliorano i dati di mortalità materna e neonatale, rispetto al resto del mondo occidentale si ha un utilizzo di contraccezione più basso (63% contro il 72%).
La procreazione deve essere una libera scelta, e non una costrizione e il rapporto dell’UNFPA mostra come insieme al diritto umano fondamentale, la pianificazione implichi anche un investimento per la salute, l’istruzione delle giovani donne (e uomini) e la prevenzione nei confronti di malattie sessualmente trasmissibili
«In tutto il mondo, il 13% della mortalità materna è dovuta ad aborti a rischio – spiega ancora Osotimehin – e in molti casi si tratta di donne che non hanno accesso alla pianificazione familiare». Per questo secondo l’Unfpa la contraccezione è uno dei mezzi più efficaci per l’emancipazione femminile. Al contrario «l’aborto non deve essere considerato un metodo di controllo delle nascite», sottolinea il direttore dell’Unfpa, che, in vista delle scadenza predisposte nel 2015 dal Millenium Development Goals, rivolge un appello ai leader e ai governi del Pianeta affinché «si facciano sostenitori di questa campagna, permettano con le loro politiche a colmare le lacune esistenti, e aiutino a fare della pianificazione familiare volontaria una priorità per lo sviluppo».