Nati Uguali, rapporto di Save The Children sulla povertà dei bambini
L’ultimo rapporto di Save The Children, “Nati Uguali“, riporta i dati riguardanti la povertà dei bambini di 32 Paesi: dal 1990 il gap tra i bambini ricchi e i poveri è aumentato del 35%, mentre paradossalmente è diminuita la distanza tra gli adulti ricchi e i poveri.
Il che significa che i bambini che nascono in condizioni di povertà , hanno 35 volte in meno le possibilità di accedere ai servizi quali educazione, sanità e lavoro futuro, dei loro coetanei più ricchi. Inoltre sotto i 5 anni quindi, la mortalità infantile è doppia per i bambini che rientrano nel gruppo dei poveri, rispetto ai ricchi.
Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, ha commentato così il rapporto: “I bambini sono i più colpiti da una distanza che continua a crescere inesorabilmente tra chi ha e chi non ha. La disuguaglianza va combattuta senza tregua se vogliamo dare a tutti i bambini la stessa possibilità di vita e di sviluppo, perché possano beneficiare degli enormi passi fatti dal progresso a livello globale”.
Alcuni Paesi mostrano una distanza tra bambini ricchi e poveri che è triplicata nell’ultimo ventennio, come in Perù, dove è aumentata del 179%. In questi Paesi (Madagascar, Zambia, Kenya, Turchia, Costa d’Avorio, Tanzania, Uganda, Ghana, Camerun, Colombia, Bolivia e Perù) l’aumento del reddito nella fascia più ricca è stato più del doppio di quello nella fascia più povera.
Nel rapporto però è indicato anche il dato riscontrato in 11 dei paesi analizzati dove, al contrario, si è registrata una variazione positiva rispetto alla distanza tra ricchi e poveri, ovvero un aumento del reddito nella fascia meno abbiente maggiore di quello riscontrato nella fascia più ricca, e sono Niger, Mali, Burkina Faso, Armenia, Cambogia, Bangladesh, Nicaragua, Egitto, Nepal, Marocco e Giordania.
Il genere, l’essere disabili e l’appartenenza a particolari etnie poi, incidono negativamente sui dati sulla povertà . In termini di genere per esempio, se tutte le femmine avessero le stesse possibilità di accederealla scuola primaria (almeno), 3,6 milioni di bambine in più la frequenterebbero: in Indonesia, ad esempio, le donne analfabete sono il doppio degli uomini e le ragazze mai iscritte a scuola sono tre volte i ragazzi. Negli ultimi 4 decenni, l’aumento delle donne con un’istruzione di base ha prevenuto la morte di 4 milioni di bambini.
Basterebbe poco: nel mondo 61 milioni di bambini non vanno a scuola. Se tutti i bambini dei paesi a basso reddito avessero accesso all’istruzione, 171 milioni di persone non vivrebbero più in povertà .
Save The Children puntualizza anche che, pure nei Paesi ad alto reddito, la povertà relativa può essere un problema, in relazione al minore investimento nell’ambito dell’educazione.
A tale proposito, il 4 dicembre Save the Children Italia, lancerà l’Atlante dell’Infanzia (a rischio) in Italia, l’annuale pubblicazione che è la cartina di tornasole sulla situazione di bambini e adolescenti nel nostro paese, con uno sguardo al futuro.