La mamma e l’arte di rendersi ridicola
Per evitare di vederlo precipitare dai livelli più alti di questi giochi pieni d’aria o travolto dall’impeto selvaggio di bimbetti festanti, decido di accompagnarlo nelle arrampicate.
Un tempo ero piuttosto agile, atletica. Un tempo. Ora sono l’improponibile copia mal riuscita di un boiler ambulante. Davidino ha una volontà ferrea: a lui basta puntare il dito nella direzione in cui vuole andare, e la mamma da dietro lo solleva, lo spinge, lo regge e lo segue, arrampicandosi con la leggiadria di un panzer.
Sono rossa in faccia, ho il fiato corto, grondo copiosamente sudore e sono certa che alcune delle aitanti e snelle mamme californiane che guardano i propri figli, comodamente sedute, stiano pensando che sono prossima all’infarto. La situazione è già di per sé imbarazzante così, ma Davidino trova il modo di peggiorarla. Vuole seguire Matteo sul “gonfiabile” più alto e complesso da scalare, quello che dopo un percorso ad ostacoli da cardiopalma, termina con una alta parete su cui arrampicarsi con il solo aiuto di corde e maniglie. Roba da far venire la cacarella a Manolo, fidatevi.
A metà percorso, dopo un continuo sali e scendi, Davidino comincia a mostrare segni di ripensamenti: non gli piace quel gioco e io che sbuffo dietro di lui come un muflone con l’asma, devo averlo messo piuttosto in ansia perché ad un certo punto comincia a fare segno che vuole tornar indietro. Questi affari non sono fatti per tornare sui propri passi: una volta che entri, devi procedere. Cerco di blandire il pargolo promettendogli torte e dolci succulenti al termine della prova di coraggio che stiamo affrontando, ma più lo spingo, facendogli perdere l’equilibrio con il mio peso che fa affondare il labile pavimento del gioco, e più lui si convince che proprio non vuole proseguire.
Davidino comincia a piangere disperato e io vorrei imitarlo ma sono circondata da bambini che mi guardano perplessi chiedendosi perché non mi arrampico anche io sulla parete rocciosa…”è così cool“!
Peggio ancora, da fuori le mamme californiane mi osservano: alcune sollevano il sopracciglio ben curato in segno di disappunto, altre si avvicinano alla recinzione che separa loro, in perfetto controllo delle proprie ghiandole sudoripare, da me che mi sto sciogliendo nella disperazione. Mi chiedono se va tutto bene, come mai il bimbo piange, se devono chiamare il servizio di assistenza.
“No, no…ahahahah”, ridacchio pateticamente. Voglio solo scomparire, qui all’istante, cancellando dal loro cervello ogni mia immagine (stra super iper imbarazzante), ma non posso e cerco una via di scampo.
Una mamma più “Samaritana” delle altre, mi fa segno che se mi avvicino alla parte di destra, c’è un punto accessibile in cui lei potrebbe prendermi il figlio tirandolo fuori da quel “gonfiabile” assolutamente non adatto alla sua età. Grazie, necessitavo proprio che me lo facessi notare.
Inghiotto l’imbarazzo e goffamente raggiungo “Mamma Samaritana”, le passo Davidino, il quale smette all’istante di piangere, e procedo ad issare il mio ingombrante didietro oltre l’orlo della parete.
Vi chiederete: “ora come minimo, precipita dall’altra parte e rotola come un sacco di patate davanti a tutte quelle fighe di mamme californiane“. No, per fortuna no. Qualcuno lassù ha avuto pietà di me. Per un pò, almeno.
Ringrazio Mamma Samaritana e ripreso Davidino, mi dileguo tra la folla, cercando di passare il più inosservata possibile.
Davidino ha una capacità di ripresa eccezionale. Ora vuole salire su un altro gonfiabile. Questa volta però sembra proprio adatto alla sua età: si tratta di una piattaforma circolare, circondata da reti di protezione, a cui si accede salendo su una specie di gradone inclinato.
Perché non faccio come tutte le altre mamme californiane e me ne sto fuori a godermi lo spettacolo di mio figlio rimbalzante e saltellante? Non so. Sarà l’ansia di mamma italica scritta nel mio DNA, tant’è che lo seguo dentro e mi metto a saltellare con lui felice come una pasqua, fino a che Davidino e un’altra bimba della sua età decidono di scendere dalla piattaforma. Io li seguo, ma mentre stiamo tutti e tre sul gradone di uscita, ecco che perdo l’equilibrio e cado di lato. Il contraccolpo del mio salto ha l’effetto catapulta, facendo rimbalzare i due bimbetti che finiscono in orbita per poi spiattellarsi al suolo come due frittelle. Ovviamente davanti a Mamma Samaritana, la quale valuta se sia il caso di chiamare i servizi sociali. E ancora più ovviamente di fronte alla mamma dell’altra malcapitata: lei in dubbio, invece, se chiamare la polizia e farmi arrestare per tentato omicidio.
Pianti disperati, lividi sulle zucchette, viene chiesto del ghiaccio, il personale di assistenza arriva a frotte e io vorrei morire. Invece rimango lì, rossa come un peperone, mortificata e sull’orlo di una crisi isterica.
Le lacrime di Davidino si asciugano presto, Matteo ci raggiunge, totalmente inconsapevole delle figure di merda che sua madre ha appena collezionato e mi annuncia che vuole “tornare e tornare e tornare in quel posto mille e più volte perché è proprio super duper cool“ (strafighissimo, ndr) e tutto prosegue come niente fosse.
Tranne che per la mia dignità di mamma.
Ecco, vorrei cancellarli questi momenti in cui mi sento appropriata come uno stinco di maiale arrosto ad un banchetto di vegani, ma non si può. Forse forse nemmeno voglio cancellarli: anche questo è essere madri, forse non l’attributo più entusiasmante, glamorous e di certo non quello osannato e decantato nelle poesie per le mamme il giorno della loro festa, ma la mamma è la mamma in ogni caso, anche quando è un po’ ridicola…
Enrica, non puoi cancellarli, fanno parte di te, tu nn saresti la stessa senza. Inoltre posso dirti una cosa: non seguire Davidino sui gonfiabili, fidati, se non riesce a salire non sale, lagna ma non sale, quindi se gli lasci fare le sue esperienze di bimbo da solo, avra’ piu’ conoscenza di cosa puo’ e nn puo’ fare e tu sarai meno in imbarazzo.
Come faremo senza di te!
Senza queste figuracce non sarei me stessa… humm… il cancellarle quindi potrebbe sortire ottimi risultati tutto sommato… magari divento normale.
😀
Hai ragione, avrei dovuto lasciarlo andare da solo ma quello che mi preoccupava di più era che li lui era il più piccolo mentre attorno aveva bambini grandi che correvano saltavano si spingevano cadevano… ad ogni passo che uno di loro faceva vicino a davide, lui veniva fatto cadere. E` vero che sono tutte strutture morbide, ma se ti precipita addosso un bambino di 30 chili ti fa assai male….
Meraviglioso! Leggerti è stato meraviglioso!!!!
Quando vuoi uno scambio tra pari, posso raccontarti di quando sono entrata nella piscina con le palline colorate … però sono sincera: in cuor mio desideravo farlo da una vita!!!! Ahhahahhaha!!!!
Lo so che ognuna di noi si è ricoperta di ridicolo una volta o l’altra… 😀
Mi consola questo… anche se le figure che colleziono sono cosi` numerose da rasentare l’inverosimile. 🙂
Fantastica!!! sono piegata in due dal ridere. Mi fa piacere sapere che nonostante tutto tu sia sempre la stessa…pasticciona!!! non ci crederai, ma mentre leggevo, in testa mi scorreva il filmato della tua esperienza…altro che Paperissima!!
Sei grande!
su questo ti do ragione… sono sempre la stessa. Solo che ora sono più vecchia e metto in imbarazzo due figli. 😀