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Locali child free e la polemica inutile

locali child free

Se all’ingresso di un ristorante trovaste un cartello con la scritta “E` vietato l’ingresso ai bambini”, come reagireste?
A Pigneto, quartiere di Roma, pare ci sia un locale “child free”, dove i bambini non sono bene accetti. 
E` successo che una mamma, con bimba in passeggino e alcune amiche al seguito, si è vista rifiutare l’ingresso nel locale dove aveva prenotato precedentemente.
Ora per essere corretti bisogna specificare che le regole di questo bar/paninoteca prevedono che dopo le 20 i bambini non siano ammessi perché vengono serviti alcolici: si tratta in questo caso di uno spiacevole malinteso visto che chi ha preso la prenotazione non ha specificato il regolamento, mentre la mamma in questione non ha pensato di menzionare la presenza di un bambino.
La cosa sarebbe potuta finire li se la mamma non si fosse sentita discriminata e ne avesse fatto un caso tale da trovare spazio come notizia su La Repubblica.
In tutta onestà penso proprio che le proteste avanzate e la presunta discriminazione non abbiano ragione di esistere in quanto il locale ha ogni diritto di stabilire regole che gestiscano la clientela.
Dopo le 20, oltre a servire alcolici, il posto in questione diventa un luogo dove si ascolta musica Jazz e dove abbigliamento e atmosfera non sono adatti a bambini piccoli.

Pensate ai cinema: piantereste delle grane se dopo aver comprato i biglietti per uno spettacolo vi dicessero che il film horror con scene hard non è adatto a vostro figlio di 4 anni che è li con voi? Penso proprio di no. Ecco, a mio parere è un po’ la stessa cosa: avere accesso ai servizi delle nostre città e godere dei luoghi di ristoro, non significa che bisogna per forza portarsi dietro i bambini in ogni posto di intrattenimento che ci passa per la testa!

Vivo da tempo in paesi anglosassoni in cui locali con regole simili esistono e dove le famiglie frequentano solo posti child friendly e in orari appropriati, per cui trovo tutto questo polverone decisamente inutile.
Personalmente mi autoregolo: nonostante ritenga che ora i miei figli si comportino piuttosto bene in un luogo pubblico (OK diciamo che con Matteo vado sul sicuro. Con Davide siamo in una situazione di confine tra l’accettabile e il selvaggio da camicia di forza, ma vedo un miglioramento) evito luoghi eleganti o dove le strutture non sono adatte ai bambini.

Quelle poche volte in cui capita l’occasione di essere sola con l’ingegner Brambilla, desidero trascorrere alcune ore senza avere come sottofondo pianti, capricci e altre rocambolesche imprese provenienti dai figli di altri.
Il che non significa che non ami i bambini in generale e di certo non mi disturbano suoni e rumori infantili, però se posso scegliere di passare un po’ di tempo di tanto in tanto conversando con adulti, circondata da adulti, in un mondo a dimensione di adulti, ne sono proprio felice.

La polemica connessa a questa tendenza dei locali child free potrebbe benissimo essere evitata se ci fossero a disposizione più locali family friendly, luoghi in cui il personale è veramente amichevole, dove è facile manovrare con passeggini e carrozzine, dove sono presenti fasciatoi in bagno e via dicendo.

Come sempre si ha l’impressione che in Italia si sia prontissimi a venire incontro alle esigenze di tutti tranne che a quelle delle famiglie. Eppure gli esempi di strutture adatte a bambini ce ne sono, basta pensare agli stabilimenti balneari di Rimini e Riccione e al business che gira attorno alla presenza di famiglie sulla costa romagnola!

Spargete la voce tra i proprietari di ristoranti e bar della vostra città: dite loro che ad investire sulle famiglie in maniera intelligente, ci si guadagna un sacco!

 

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

Un commento

  1. Pienamente d’ accordo, sono convinto che in primis dovrebbero essere i genitori a valutare con attenzione dove si recano con i figli al seguito, anche in funzione del tipo di bambini che si ritrovano. Se mio figlio è la reincarnazione vivente di “ATTILA Il FRATELLO di Dio ” ( cit ) come la Mia Saretta è chiaro che escluderei la frequentazione di locali soft e cristallerie Swarosky, per la verità ho il sospetto che alcuni locali abbiano inserito queste limitazioni proprio perchè molti genitori di oggi hanno perso la capacità di valutare bene i propri pargoletti.
    L’ italia come al solito arriva tardi, anche in questo caso, anche se qualcosa si muove; spesso si vedono articoli di locali che aprono alle famiglie, sapendo di essere una rarità si publicizzano a dovere. Molti locali di un certo tipo poi fanno della vendita di alcolici e superalcolici, un loro punto di forza, vedo l’ accostamento con la famiglia un pò difficoltoso.
    Chiudo con un pensiero riferito al sabato sera appena passato, il locale in questione è una bisteccheria vicina alla mia città, un locale molto affollato, pieno di fumo di cottura delle carni, pieno di gente alticcia che non disdegna boccali traboccanti di vino, rumore, urla e schiamazzi per le classiche cene di fine anno tra cui la nostra. In questo marasma c’ era questa famigliola con una culla bianca ( era bianca ) ed un povero bambolino neonato frastornato ed affumicato, non posso esimermi dal dare un voto a questa formidabile coppia: capacità di valutazione situazione/neonato -2….non dico altro!

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