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Le merende e il loro buon uso

merenda

La mia infanzia è inevitabilmente legata al ricordo della merenda. Le mie proverbiali scorpacciate di pane acqua e zucchero o pane olio aceto e sale o, ancora, pane e carichi eccezionali di crema alla nocciola se il barattolo capitava tra le mie grinfie mentre se era monopolio di mia nonna tendeva a metterne una quantità  minima che assumeva l’aspetto di un campo appena arato con in evidenza i solchi del coltello, quello con i dentini.
Non lo faceva per eccesso di avarizia ma perché una volta mi aveva beccata leccare la cioccolata e lasciare poi la fetta di pane sedotta e abbandonata sul piatto.

Un atto del genere fatto a una donna che ha vissuto la guerra e sofferto la fame è come per me vedere Novella 2000 annoverata tra i grandi classici della letteratura italiana. Perciò capisco perfettamente la sua sofferenza e la modalità  “raschio cioccolata” che ne è derivata.

E poi c’erano anche le merende per bambini confezionate. Avvolte in quel cellophane invitante che quando lo aprivi sentivi lo scricchiolio e i primi tentativi della acquolina in bocca farsi largo tra le labbra.
Insomma io sono cresciuta tra pause culinarie fatte in casa e scatole di prodotti che a tratti sono bistrattati per gli ingredienti che contengono.
Devo ammettere di essere una fruitrice attenta, amo andare al supermercato e perdere 5 minuti in più per analizzare il prodotto che intendo trasferire nella dispensa di casa mia.
Ma non mi sento nemmeno di trasformarmi in una talebana dell’alimentazione per bambini.
La misura, ormai è noto, sta sempre nel mezzo e privare totalmente mia figlia di quello snack ghiotto che ha accompagnato la crescita di intere generazioni, e che ha soddisfatto i palati di milioni di bambini tra cadute dalla bici, “giochiamo a fare le mamme“ e nascondini con attacchi in massa al povero di turno che doveva contare, mi sembra una privazione insensata e fin troppo dogmatica, non credete?

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2 Commenti

  1. Nemmeno io, appassionata di cucina naturale, nego il cioccolato però devo dire che sono rimasta stupita. Ho fatto i biscottini SENZA 🙂 con farina senza glutine etc….fatti con mia figlia, le sono piaciuti tanto che chiede quelli invece di un famoso ovetto che comunque abbiamo a casa.
    Inoltre il fatto che io e il papà  mangiamo certe cose e quelle non siano solo alimenti per il corpo ma comunicano il rispetto e l’amore che abbiamo per noi e per l’ambiente
    la spinge a volerci imitare.
    Poi da grande magari mangerà  solo snack e pasteggerà  a vodka 🙂
    ma una vocina dentro di lei e una memoria corporea
    le parleranno di un altro modo di vivere e mangiare

    1. io credo che sia utile dare diverse possibilità . Non trovo ovviamente giusto crescere i bambini a suon di confezioni formato famiglia di merendine ma nemmeno passare alla dimensione esagerata che se mangi un ovetto di cioccolato “peste ti colga”.
      Con mia figlia ho tentato più e più volte a trasmetterle la buona abitudine di una fetta di pane con marmellata fatta in casa visto che ha la fortuna di avere il nonno dedito a questa attività  genuina ma niente da fare. Lei vuole cioccolata, e cioccolata e ancora cioccolata. Ci fosse Willy Wonka con il suo speciale concorso sarei sul lastrico 😀

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