La ricetta del genitore perfetto esiste?
Che cosa troverai in questo articolo
Qualche giorno fa un’amica, che a breve diventerà mamma per la prima volta, mi ha chiesto: «Quale è il segreto per essere dei bravi genitori come te e tuo marito?».
Il sentirmi dare della “brava genitrice” mi ha sorpresa. No, non è falsa modestia, è che alle volte sono così immersa nella routine quotidiana fatta di capricci, sgridate, pasticci, pianti (non solo dei bambini), da non avere la chiarezza mentale adeguata per vedere i buoni risultati del nostro lavoro di genitori.
La domanda mi ha messo in difficoltà . Si, è vero, sono madre da quasi sei anni e sull’argomento scrivo persino in un blog , quindi dovrei sapere cosa rispondere.
In tutta onestà , la maggior parte delle volte vivo le giornate chiedendomi “E adesso che faccio?”.
Ma la mia amica era lì sorridente in attesa della mia perla di saggezza che le avrebbe illuminato il cammino di madre, come potevo deluderla? Alla fine, raccolte le idee, ho pensato che le cose importanti fossero tre.
1. Le regole
Le regole devono essere poche, semplici e facilmente attuabili. Per essere certi che i figli le seguano, i genitori devono concordare sulla loro formulazione, per evitare situazioni di opposta interpretazione che portano solo a scontri nelle alte sfere, mentre la base gozzoviglia incontrollata.
Devono essere anche flessibili ed adeguarsi alla realtà contingente: se tuo figlio è stanco morto, affamato, sull’orlo del capriccio del secolo, soprassiedi al riordino dei giochi prima di cena: nutrilo, mandalo a dormire e il giorno dopo fai in modo di non ricadere nella stessa situazione.
I genitori, poi, devono essere coerenti: stabilita la regola e definite le situazioni in cui si necessita di flessibilità , il resto deve rimanere sul sentiero segnato. Questa è la parte dura, secondo me, perché se hai deciso che è bene per tutti che tuo figlio non dorma con voi nel lettone, è maledettamente difficile alzarsi in continuazione di notte per riportare l’intruso nel suo lettino.
2. Ragionamenti lineari adeguati all’età dei propri figli
Due esempi concreti.
Durante la fase di spannolinamento, con entrambi i figli, abbiamo adottato la tattica “la fai nel gabinetto- ricevi un premio”. Mentre per Matteo il processo è stato rapido e senza troppi intoppi, per Davide la cosa ha richiesto mesi di lavoro, con numerosi passi indietro dopo ogni piccolo successo.
Dal punto di vista di noi genitori, Matteo è quello che ha meritato le lodi per la bravura dimostrata; nella testa del suddetto invece, Davide ci ha guadagnato perché dopo ogni piccolo progresso riceveva un regalo mentre lui, avendoci impiegato di meno, è stato premiato di meno.
Come obiettare a tale ragionamento?
Dal canto suo Davide ha preso alla lettera la regola del “Falla nel gabinetto-ricevi un regalo”, quindi dopo aver fatto centro un giorno e aver prontamente ricevuto il dovuto, è tornato a rifarsela addosso il giorno dopo.
Mentre per noi l’obiettivo era l’indipendenza perpetua dal pannolino, per Davide era l’ottenimento del suo giocattolo preferito.
Di nuovo un ragionamento perfettamente logico.
Avere a che fare con bambini, significa avere a che fare con connessioni neurali in via di sviluppo, imprevedibili, rapide, fuori dagli schemi che spesso e volentieri spiazzano un genitore. Per aiutarli a comprendere, dobbiamo prima capire (o forse ricordare) come funziona il mondo di un bambino.
3. Pazienza e visione di insieme
Non tutti i giorni si vince il premio per il miglior genitore dell’anno. Anzi! Spesso la sera, ripensando alla giornata trascorsa, mi rendo conto che l’unica cosa che sono riuscita a fare con successo è averli mantenuti in vita.
E va bene così. Non si può pensare di fornire loro lezioni da “manuale del perfetto genitore” ogni singolo giorno, anche perchè comunque loro crescono e imparano, nonostante i fallimenti che sentiamo di aver collezionato durante la giornata.
Bisogna essere pazienti, con loro prima di tutto, ma anche nei confronti di sé stessi e verso il proprio compagno/a. Gli errori e i successi sono su una bilancia molto sensibile: se ogni errore è seguito da incoraggiamento ed è visto come opportunità per migliorarsi, certe giornate sbilenche e demoralizzanti, assumono un aspetto e un significato totalmente diverso e sicuramente più promettente per tutta la famiglia.
Alla fine ritengo che l’obiettivo finale non sia quello di diventare un genitore perfetto, ma quello di dare il massimo, fare il proprio meglio, amare la propria famiglia e prendersi cura anche di se’ stessi.
E voi, come rispondereste ad una simile domanda? Volete avere qualche spunto in più? Leggete qui!
Enrica! Come ti capisco! Ci sono certe sere in cui penso: “beh, è ancora vivo. Non sono poi una madre tanto pessima…..”
E’ difficilissimo il mestiere di genitore. Al momento non posso che condividere quanto hai scritto e aggiungere che, a mio parere, con i figli è fondamentale l’esempio: bisogna provare ad essere quello che vorremmo insegnare e trasmettere. Magari, specchiadoci negli occhi dei nostri bambini, riusciamo a migliorare anche noi. Però è una gran fatica!
Verissimo! Dare l’esempio è proprio una cosa difficile e loro non te ne fanno passare liscia una 😀
Io ho cominciato a stare davvero bene
quando ho abbandonato i termini genitore e perfetto: sia singolarmente che insieme 🙂
cerco solo di rendere felice me stessa, la mia famiglia, le persone con cui lavoro (che hanno handicap molto gravi)
Dimenticando ricette, stereotipi, consigli, il “dover essere” insomma.
In pratica: da ieri sto malissimo!
ho detto a mia figlia mentre ero stesa sul divano incapace di fare qualsiasi cosa: “la mamma sta male ha la bua, non posso giocare con te, per favore fai piano”
2 anni e 7 mesi risponde con un abbraccio e dice “voio bene mamma”
ecco.
forse il genitore perfetto avrebbe fatto tutto lo stesso,
io preferisco che lei veda che noi siamo un uomo e una donna che la amano,
che faccciamo errori
che ci arrabbiamo,
che sappiamo essere pessimi
ma che per amore sappiamo rialzarci e perdonarci ogni volta.
Non voglio che pensi a due modelli perfetti da seguire,
dovrà trovare la sua strada e mettere in dubbio quello che le insegniamo, per essere se stessa.
Voglio che sappia che può essere imperfetta, capricciosa e rompib@@@e
perchè tanto noi la amiamo perchè sappiamo che oltre a questo è una brava bimba!
Odio la perfezione
si impara di più da due genitori che sanno farsi vedere e amare per quello che sono,
secondo me ovviamente 🙂
Approvo in pieno il vostro stile, lo seguimo più o meno anche noi cercando sempre di trasmettere ai bimbi la coerenza nei pensieri e nei fatti.
Quando Sara mi porge qualcosa le dico sempre un bel ” Grazie “, lei sorride divertita, ha imparato a dire ” assie ” a suo modo e l’ ha collegato al gesto di dare/ricevere qualcosa. Le basi della educazione che si imparano fin da piccini, la stessa cosa abbiamo fatto con Alessandro , inaspettatamente 6 anni fa le sue maestre dell’ asilo ci convocarono dopo le lezioni.
Pensavamo avesse fatto qualcosa magari bisticciando con un altro bimbo,invece le maestre ci fecero i loro complimenti per l’ educazione di Alessandro, per il rispetto che aveva verso altri bimbi, per la pazienza dimostrata nel giocare con i più piccini e le bimbe.
Non nascondo il piacere che ci fece quella convocazione e quel complimento dalle educatrici, segno tangibile che stavamo facendo un buon lavoror per trasformare quel pargoletto in una persona adulta ed equilibrata!!
Aggiungo come consiglio:stare in relax il più possibile… Se sentono l’ansia e il nervoso, lo assimilano anche loro. La sera meglio farsi un sorso di aperitivo o mangiare un gelato ma stare sereni piuttosto che fare tutti perfetto ma essere isterici, almeno questo è come sopravviviamo noi 🙂