La mamma perfetta esiste. Io l’ho vista
Credetemi. Da quando ho respirato a cagnolino, seguito alla lettera le istruzioni di una ostetrica che pareva la reincarnazione del k2, da quando ho urlato ““ e imprecato – in almeno otto lingue diverse contro Lui, i suoi spermatozoi, e la Natura che poteva inventarsi un metodo più indolore per mettere al mondo figli, io sono diventata una esperta studiosa, analista, ricercatrice ossessivo compulsiva della madre.
Questo essere così poco trattato dalla scienza, così dato per scontato e trascurato dalle origini ad oggi.
Io invece le scruto eccome le mamme. Ce ne sono di tutti i tipi e non mi soffermerò alla solita fenomenologia del soggetto nei suoi vari ambiti sociali ma in particolare tratterò una specie che a me fa accartocciare su se stesso ogni organo presente nel corpo: la mamma perfetta.
Che -cazzo- esiste.
Insomma, sta benedetta donna impastata e modellata con i cromosomi delle migliori figure femminili della storia (da Florence Nightingale a Caroline Ingalls, dalla mamma di Angelina Ballerina a Angelina Jolie) c’è e a volte si vede pure.
L’altro giorno facevo la fila alle poste. E davanti a me una di loro (mi auguro ce ne siano in giro per il mondo almeno quanto le orchidee dell’Himalaya). Dire che non faceva una santa piega può risultare un misero eufemismo.
Emanava un profumo di un misterioso bouquet di sicuro ricevuto in dono dal più prestigioso profumiere di Grasse. A ogni sua lieve movenza la fragranza si espandeva leggiadra tra me e coloro che si trovavano nelle vicinanze conferendo a quell’ufficio postale uno scenario onirico-fiabesco. Il fisico, devo anche dirlo? Asciutto e pieno nei punti giusti. L’altezza, sto digrignando i denti, degna di essere presa in considerazione per una sfilata di alta moda. Il viso riposato, con un make-up educato e sobrio e i capelli raccolti in uno chignon falsamente messo a casaccio. Lo faccio io e mi classificano con violenza tra le teste più aberranti del mondo.
Il suo look è un perfetto contrasto tra il classico della giacca, che porta ma-gni-fi-ca-men-te, adornata da una maxi sciarpa e il casual delle All Star che le coprono i piedini di fata.
Con lei tre bambini: uno nel passeggino, putto rinascimentale dormiente tutto boccoli, il secondo con una deambulazione da pinguino che sembra uscito da una pubblicità di Pitti Bambino che non si muove più in là di tre centimetri da dove si trova la dea divinorum e il terzo, all’anagrafe più o meno 4 anni, che se ne sta buono e zitto a guardare le figure di un libretto di favole.
Questa donna ha tre minuscoli figli che non si sentono e forse sono frutto della mia immaginazione (quando la smetterò di farmi di peperonata la sera?) perché tutto intorno a loro è magia e suono soave di arpe angeliche. Nessuno che le sguilla tra le mani, nessuno che lancia urli tarzaniani facendo voltare anche il monumento ai caduti. Lei si approccia con i suoi bambini sottovoce, con un sorriso che potrebbe chiedere qualsiasi cosa dalla vita e che mentre aspetta con la serenità di un santone indiano il turno per pagare le bollette il suo cellulare squilla ““ in modalità silenziosa perché non poteva essere altrimenti – e lei risponde esclamando ma senza disturbo alcuno: “ciao amore mio tutto bene, faccio altre due commissioni e ci vediamo tra poco a casa, ti amo”. Chiude delicatamente il suo cellulare, lo rimette in borsa (io nel frattempo la osservo come una voyeur con due neuroni ubriachi in testa), arriva il suo turno, paga con una velocità da standing ovation e se ne va con l’allegra brigata a raggiungere la sua dolce metà che suppongo la stia aspettando armato di grembiule e preso ai fornelli a prepararle leccornie da Guida Michelin. E che, sempre, suppongo abbia il fascino di Michael Fassbender e Colin Farrell insieme. Ok, la smetto che mi sto facendo del sano male.
“Scusi signora l’ha vista anche lei?!”
La signora vicino a me presa a giocare a Ruzzle nel suo smartphone alza la testa distratta interagendo con un “prego?”
“no, niente” le rispondo, e lei se ne ritorna a comporre parole.
Pago le mie di bollette un pò frastornata e ritorno a casa con la consapevolezza di avere avvistato un…ufo.
ho l’orticaria per l’invidia. vado ad ingozzarmi di antistaminici ed antidepressivi. Fortuna che ho il conto on line pure per le bollette così continuo i miei arresti domiciliari (bambino malato da 3 settimane) ed evito questi incontri.
ahahahahaha…..ho esagerato con il sale nelle tue ferite? xxx
sulle ferite di tutte le donne normali che sono la maggioranza….
Demoralizzarsi leggendo di certe persone è normale pero` io lo trovo in qualche modo anche incoraggiante: voglio dire, se ce lo fanno loro c’è speranza per tutte 😀
Ahah apparenza pura apparenza, 🙂 il mo ego di mamma caos spera che lei fosse appena uscita da una seduta di yoga mentre i figli erano con la babysitter che gli ha appositamente sedati con liitrate di camomilla e tranquillizzanti per tornare a casa dal suo marito stile Fantozzi che sta bruciando tutte le padelle! 🙂
Sotto sotto, sono quasi certa che ci sperino tutte 😀