Cronache Americane

La guerra dei biscotti II

biscotti

 

La guerra dei biscotti è una brutta cosa. Si sappia in giro. E vengo al riassunto della puntata precedente:

dopo essere stata attaccata innumerevoli volte da mamma rapace RD il giorno successivo io e mamma K facciamo la strada insieme per andare a prendere i figli a scuola. Mi chiede se il giorno prima avessi visto la mamma dagli artigli taglienti vendere biscotti (lei non c’era perché la figlia era malata).
Una minuscola vocina mi sussurra all’orecchio di starne fuori ma siccome devo avere un tappo di cerume nell’orecchio, la ignoro.
«Si, effettivamente c’era e non sai cosa ha combinato!»
Che vipera che sono! Sono diventata una di quelle mamme pettegole e ficcanaso che tanto ho sfottuto in passato! Affianchi un pò troppo lo zoppo e inizi ad avere un’andatura un pò barcollante pure tu, che ci volete fare.
Raccontare a K della maleducazione di RD è stato come innescare una bomba ad orologeria. Mentre ci avvicinavamo all’ingresso della scuola vedevo la bomba K cambiare colore, fumare dalle narici e puntare con passo da bersagliere verso il suo obiettivo finale: miss spennacchiotto RD, in piedi con due borse piene di biscotti.
Bomba sganciata, obiettivo colpito. K aggredisce con rabbia RD accusandola di avere deliberatamente ignorato l’accordo di non vendere per conto delle figlie davanti a scuola.
RD non si lascia intimidire e risponde alla gragnola di colpi, alzando la voce, minacciando e insultando K. Le mamme attorno sono allibite.
Io mi sento colpevole sentendomi in mano il detonatore fumante. I bambini escono e tutto è nel caos.
Faccio appena a tempo a fare segno a K che devo scappare perché, come al solito, Davide sta marciando a Ponente mentre Matteo è salpato a Levante e fuggo.
Oltre che pettegola, fomentatrice di guerre, sono pure una vigliacca che se la da a gambe levate. Non c’è proprio fine alla vergogna.
Il pomeriggio K passa da casa con la figlia per vendermi ‘sti benedetti biscotti. Io non posso trattenermi e le chiedo scusa perché mi sento responsabile per averle fatto crescere la rabbia con il mio racconto.
K mi tranquillizza sostenendo che era già  pronta a dar battaglia da tempo, avendo saputo da fonti esterne che RD vendeva biscotti illegalmente: la scuola è in realtà  la facciata per coprire un’organizzazione paragovernativa con scopi “gossippari”.
K mi dice anche che subito dopo lo scontro violento, si è pentita e ha chiesto scusa alla mamma commando per il modo con cui le si era rivolta, ma non per quello che le aveva detto.
RD per nulla soddisfatta e con gli angoli della bocca grondanti bile, ha affermato che da una credente come K non si sarebbe mai aspettata un simile attacco, soprattutto nei confronti di lei, fervida timorata di Dio.
Se mentre me lo raccontava, K non fosse stata in lacrime, io sarei scoppiata a ridere.
Sono stata trascinata dentro questa sporca guerra e ciò che ho visto non mi è proprio piaciuto: in tutto questo le bambine ignare continuano a vendere i loro biscotti avvelenati, mentre le mamme, un tempo amiche, sputano fiele cercando di ferirsi a morte.
Ma dove sono finita? Mi trasformerò anche io in una mamma commando di Orange County?
A K l’ho già  detto: se RD (o chiunque altro) si azzarda di nuovo ad interrompermi mentre parlo, gli sgranocchio gli stinchi.
E ora scusate ma ho dei biscotti da divorare…

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

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