A voi la parola

Maternità  e lavoro. Io mi sono reinventata, e voi?

maternità  e lavoro

Le ospiti di oggi sono Arianna Techel e Michela Agazzi. Fondatrici di un gruppo su facebook dedicato alle mamme (da Mamma a mamma…da donna a donna) e un blog. Michela (qui anche  il suo blog personale)  per Oasi delle mamme ha scritto un post dedicato a come può reinventarsi una mamma sul lavoro.
Buona lettura!

di Michela Agazzi

Sorridendo chiudo il libro che sto leggendo, “Agnes Browne Ragazza” di Brendan O’Carroll, su questa frase: “Il viaggio della vita è un cerchio da cui, una volta cominciato il tragitto, nessun uomo ritorna uguale“. Profondamente vera, non trovate? Tutti noi cambiamo, nessuno a trent’anni è lo stesso di quand’era adolescente.

 Oddio, alcuni sì, ma potrebbe essere un problema serio (in caso contattatemi, conosco diversi bravi psicoterapeuti)

Non si sfugge al cambiamento e, ora vi turbo, spesso arriva inaspettato.

Vi turbo di più: spesso lo avevate programmato un evento che “vi cambia la vita”, solo che pensavate sarebbe stato una leggera increspatura data dalla brezza ed invece, come un’onda anomala, si è trasformato inspiegabilmente in uno tsunami.

La mia previsione meteo sfuggita a qualsiasi ipotesi si chiama Simone.

Un figlio è, per antonomasia, per definizione, per tradizione L’EVENTO, anche per le femministe più agguerrite, quelle che sono “prima donne e poi madri” (ne ho conosciuta una e che qualcuno mi liberi da quel male).

Passi metà  della tua vita a costruire chi sarai e cosa farai del tuo futuro (maledetti genitori degli anni ’80, con la loro solita domanda del cosa farai da grande. Che poi rispondevi “L’astronauta” e loro “Ma no…. tu sei una bambina! Farai la ballerina!” Bene, dunque è conclamato la domanda retorica. Poi oltre alla ballerina (o astronauta) pensi che vorrai farti anche una famiglia.

Così un giorno ti ritrovi incinta, felice e fiera di te: finisci il master, continui a lavorare e ti cresce la pancia.

Poi arriva il fagotto che ti ruba l’anima.

Nove mesi a pensare che al terzo mese saresti potuta tornare qualche ora al lavoro e invece ne fai passare altri nove; non soddisfatta, il primo giorno di rientro accendi la macchina che ti porterà  via da lui (per ben tre ore) con le lacrime che ti rigano le guance.

Glu, glu, glu”lo tsunami è arrivato.

TU NON VUOI RIENTRARE AL LAVORO: vuoi stare a casa a fare le pernacchie su quel pancino morbido.

Un pensiero ti sfiora: magari potrei fare un’altra cosa, qualcosa di più compatibile, magari a casa, magari part time.

Hai avviato un meccanismo che difficilmente si fermerà : stai scoprendo una nuova te stessa.

Il desiderio di dare la priorità  alla tua nuova vita di mamma è così profondo che procedi come un carrarmato: “fanbrodo lo stipendio, “˜fanbrodo la laurea e “˜fanbrodo pure la vecchia te che commiserava le casalinghe”.

Milioni di donne dopo l’esperienza della maternità  chiedono l’orario part time, moltissime grazie ai loro figli scoprono di avere talenti e qualità  che nemmeno sospettavano o che avevano accantonato in nome di percorsi più battuti.

Conosco mamme che lavoravano in banca ed ora sono insegnanti di massaggio infantile e dell’arte del portare, mamme che a forza di raccontare le storie della buonanotte ci hanno fatto dei libri, che hanno mollato posti di responsabilità  per aiutare altre mamme a scoprire le proprie doti genitoriali, che hanno iniziato a dipingere i vestiti dei propri bimbi e ne hanno fatto un’attività .

La mia piccola rivoluzione mi ha portata ad aprire un blog sull’alto contatto, ad iniziare il percorso del MIPA per diventare educatrice perinatale e ad unirmi ad un gruppo di donne che nella vita hanno deciso di reinventarsi grazie ai loro piccoli.

Se anche tu sei tornata al lavoro di malavoglia, se sei insoddisfatta, se ti si stringe il cuore a stare separata così tante ore dai tuoi figli, pensaci, forse è ora di liberare i tuoi più intimi desideri

Tanto per cominciare consiglio a tutte di leggere “La mia mamma sta con me” di Claudia Porta…

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13 Commenti

  1. Si…sono prossima al rientro ed è da un po che ci penso su. Probabilmente non ero soddisfatta neanche prima del mio lavoro. Verissimo che si scoprono altre qualità  di noi stesse dopo la maternità ! ! Ecco, appunto, mi sto reinventando proprio per dare luce a tutto ciò. Buona giornata a tutti.

    1. Ciao Alessandra,
      sarebbe bello poi ricevere i tuoi aggiornamenti e quello delle altre mamme che si stanno spogliando del vecchio abito lavorativo ciò servirebbe a creare una bella condivisione di esperienze e di intenti, grazie 🙂

  2. Io l’ho letto da poco, utilissimo, mi ha dato molto conforto nelle mie scelte.
    Ho resistito in ufficio fino al secondo figlio, poi un po’ per iper stanchezza, un po’ per volontà  di cambiare strada mi sono dimessa. Ora mi sto ricreando, professionalmente parlando. Speriamo il tempo mi dia ragione 🙂

    1. La cosa importante cara Mammaalcubo è quella di ascoltare fino in fondo le proprie passioni e desideri e l’ingredientesuccessivo è quielo della lungimiranza, della pazienza e di una grande ma grande determinazione! Anche qui tifiamo per te peggio di un gruppeto fanatico di Ultras da stadio 😀

  3. questo argomento è fantastisco!!sta rispecchiando i miei sentimenti e ho il criceto nella testa che viaggia a mille perchè per quanto ami il mio lavoro non vengo apprezzata per le mansioni che svolgo e ora che ho due figli mi hanno messa da parte….ma sto cercando di raccogliere idee e suggerimenti e rimettermi in gioco.

  4. Io sono una di quelle mamme che a lavoro ci sarebbe tornata volentieri, ma la “crisi economica” ha scelto per me e dopo la trafila di cassa integrazione e mobilità  mi sono trovata a casa a inventarmi un lavoro. Non c’è voluto tanto devo dire. àˆ più difficile tenermi ferma che darmi il via per il cambiamento. Ho messo a frutto le miei passioni. Non è facile devo dire, tirarci fuori dei soldi veri per campare. Però è di sicuro più entusiasmante che stare alla scrivania ad obbedire a tredici soci discordi tra loro. Forza mamma, siate voi a scegliere, non lasciate che lo facciano gli altri, ed anche se dovesse succedere, guardate bene, che qualcosa di buono c’è sempre.

  5. Io sì mi sono reinventata! Forse all’inizio non ero del tutto consapevole… Facevo la giornalista, pendolare, a Milano (e avevo altre collaborazioni sparse). Un lavoro che amavo, amo, moltissimo… Quando è arrivata la pisquana (tre anni fa) ho deciso/dovuto lasciare (contratto precario, stipendio ridicolo, orari impossibili, solite cose…). Ora, dopo varie, peripezie, mi sono reinventata un lavoro. Ho aperto un blog e scrivo favole per bambini.
    Lasciare il lavoro per stare con lei non è stato facile, ma è stato un investimento incredibile. Sono ogni giorno impressionata dalla sua fantasia, dalla sue potenzialità  creative di bambina, è una cosa che mi investe, mi contagia, mi sorprende e mi piace crescere insieme lei. Credo che la creatività  sia una cosa fondamentale e in questi tempi di “crisi ancora di più. Per me è stata una sfida grandissima reinventarmi dopo il suo arrivo, sia professionalmente sia umanamente. Mica una cosa facile: il mondo delle favole non è un mondo “frivolo, c’è sempre una strega o un drago da sconfiggere

    1. Uesciva perchè non entri nel nostro gruppo?! Siamo in espansione!
      http://besweetbeamother.wordpress.com/da-mamma-a-mamma-da-donna-a-donna/
      Gruppo fb https://www.facebook.com/groups/661118700579961/
      Pagina fb https://www.facebook.com/pages/da-mamma-a-mamma-da-donna-a-donna/254528664708783
      blog http://damammaamamma.wordpress.com/

      E’ un invito esteso a tutte le mamme che grazie alla maternità  hanno deciso di reinventarsi, vi aspettiamoooo!!

      Michela Agazzi

      1. ciao. Vi ho letto con il cuore. La mia esperienza e’ stata negativa nel senso che anch’io ho lasciato un posto fisso quando mia figlia aveva 2 anni. Mi sono laureata, e’ arrivata dopo 7 anni un’altra bimba. Ma io non ho mai saputo reinventarmi. Mi sono come bloccata e ho iniziato a piangermi addosso pentendomi della mia scelta. Vorrei fare tante cose ma mi sento una mamma vecchia!

        1. cara jolanda,
          non sentirti assolutamente in questo modo. Spesso siamo schiave della nostra testa, delle paure e dell’incapacità a riconoscere in noi il grande valore di cui siamo dotate. Mi auguro sinceramente che questa tua crisi sia passeggera e che ti porti a rialzarti in piedi e rimetterti in discussione con una energia rinnovata. Un grosso in bocca al prezioso lupo e ti invitiamo a rispondere con un “grazie” a posto di “crepi” poiché ho imparato di recente che questo augurio nasce proprio dal fatto che la bocca di mamma lupa per un cucciolo è il posto più sicuro e protetto 🙂

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