Io, Camilla e la presenza immaginaria
La gnoma ha ufficialmente una presenza immaginaria e direi costantemente pressante nella sua vita. Si chiama Sara, ha più o meno tre anni e pare abbia un vissuto da far rabbrividire il Barone di Munchausen.
Pratica tutti gli sport estremi, dallo snowboard fuori pista, ai salti acrobatici in half-pipe con lo skate, dal pilotare un elicottero a testa in giù a nuotare assieme allo squalo bianco. Una volta sembra anche che ci abbia giocato a palla con il bestione e la cosa strabiliante è che si trattava di un esemplare da riporto:«sennò, che pescecane è, mammi?!»
E poi, ancora, ha pranzato assieme a un branco di rinoceronti, ha levato un dente cariato ad un leone, esplorato un vulcano (in eruzione) e ingoiato un anaconda. Però poi l’ha sputato perché era troppo grosso.
Ah, Sara è molto più di una amica per la gnoma, è addirittura sua figlia. Perciò io sarei la nonna di questo mutante. Che oltretutto, ho saputo di recente, ha una sorella della mia età , (me cojons..).
Sara è una figura ingarbugliata, piena di misteri genealogici e genetici ma spesso mi chiedo se sia normale che Camilla abbia questa stramba proiezione di se stessa verso una figura che ha oltrepassato i limiti del mitologico (quella che Sara ha anche l’Unicorno come animale domestico l’ho detto?).
C’è chi teme che l’amico immaginario sia un segnale evidente di isolamento del bambino nei confronti dell’ambiente esterno, c’è chi inorridisce al pensiero di avere un figlio come il protagonista di Shining che dialogava con il suo dito indice parlante.
In realtà , come dichiara la psicologa dell’età evolutiva Clelia Raffaele, non c’è nulla di cui preoccuparsi poiché la gnoma rientra in quella fascia di età compresa tra i 3 e gli 8 anni dove realtà e immaginazione convivono serenamente sotto lo stesso tetto ma possono essere anche ben contraddistinte.
Un amico immaginario è un buon capro espiatorio per il bambino, un contenitore in cui è possibile gettare gli impulsi negativi (odio, paura, gelosia, menzogna) e mettere in luce il ruolo di “buono”.
Può capitare che il piccolo rimproveri e cerchi di educare allo stesso modo di mamma e papà . Questo gli permette di conformarsi con il ruolo dei suoi genitori.
La fantomatica Sara aiuta, dunque, la gnometta a vestire a suo piacimento i panni dell’anarchica-insurrezionalista, della bambina fragile, della piccola dittatrice, verificando ogni volta gli effetti sortiti.
Perciò Sara è una tappa d’obbligo nella vita di Camilla ed è importante che io stia al gioco senza farmi vedere ai suoi occhioni verdi perplessa se la mia nipotina immaginaria ha deciso di aprire un allevamento di velociraptor rosa a pois azzurri.
Questa è una notizia fresca di ieri sera”
Non avendo figli posso solo dire che il mio amico immaginario si chiamava Candenfiore e che l’ho avuto PRIMA dei 3 anni. Un’amica psicologa dei miei insisteva per studiarmi dicendo che avevo una fantasia precoce e sfrenata. Ricordo che me lo son trascinato per parecchi anni e che nel mio immaginario era biondo con gli occhi azzurri.
Mi sa che ne ero pure un po’ innamorata ^_^
Cosa direbbe l’amica psicologa dei tuoi se le confessassi che anche io avevo non uno ma due amici immaginari (Mario e Maria ma con l’accento sulla “A” anche per la pronuncia del secondo nome, questione di logica infantile) a cui leggevo Topolino mentre ero in bagno? O_o caso da neuro?!