Cronache Americane

Il variopinto mondo del mio vicinato

Tutti sappiamo quanto siano importanti i rapporti con i vicini di casa, come sia essenziale sapere se sono persone di cui ci si può fidare in caso di bisogno, quali sono quelli con cui è bello fare quattro chiacchiere e quali invece è meglio evitare accuratamente.

Beh, il mio vicinato è un crogiolo di nazionalità  e di personalità  piuttosto pittoresche, di cui potrei scrivere pagine e pagine, ma di cui farò solo un breve “ritratto”.

Nella casetta alla nostra sinistra vive una giovane famiglia di religione ebraica: lei proprio carina, sempre con il figlioletto di pochi mesi in giro a fare due passi.

Lui lo conosco poco e…mi sta già  sulle balle! Ho scoperto che qualche giorno fa ha chiamato la polizia perché gli occupavamo il posto auto, peccato che quello non era il “suo” posto auto, ma suolo pubblico.

Mi sono chiesta: “ma addirittura arrivare a chiamare la polizia??? Non poteva bussare alla porta per comunicarmi il suo disappunto?!”. OK, gli avrei sputato in un occhio comunque, ma insomma, uno pensa che la polizia sia impegnata a fare altro.

Poi vengo a sapere che in realtà  la polizia di Irvine è ben felice di rispondere a quisquilie simili perché non ha niente di meglio da fare. Sapete, in una cittadina come questa, in cui il crimine più efferato è non rispettare lo stop, avere a che fare con una denuncia di “parcheggio fraudolento su suolo pubblico”, è un evento di considerevole portata!

Ma proseguiamo. La casa a destra è abitata da una coppia di indiani di mezza età ; sempre sorridenti e cordiali ma discreti, discretissimi, anzi, praticamente invisibili!

Gli unici contatti che abbiamo con loro sono quando escono la mattina per andare (si suppone) al lavoro e la sera quando tornano a casa, per il resto, il nulla. Non si vedono mai passeggiare, non li senti mai parlare, urlare.

Mai che dicano più di un cordiale “Good morning”.

L’ingegner Brambilla sostiene che siano persone molto riservate.

Per me sono ultracorpi alieni.

Di fronte a noi una simpatica famiglia sudafricana, che ha vissuto per un periodo di tempo in Australia: dopo quasi due anni che vivo qui, mi sono accorta qualche settimana fa che hanno ben tre figli maschi di differenti età  e io che ero convinta che fosse uno solo.

Che volete che vi dica, sono identici e non li ho mai visti tutti e tre insieme contemporaneamente.

OK, ho lo spirito di osservazione di una patata germogliata, lo ammetto.

Poi all’angolo la classica famiglia americana: lui e lei non ancora 50enni, belli e in forma, tre figli biondi con gli occhi azzurri, buone maniere, casa impeccabile con tanto di staccionata bianca e praticello da mensile di giardinaggio patinato.

La figlia di mezzo, una ragazzina di 13 anni, per la quale i miei figli hanno perso la testa si è gentilmente proposta di venire a farmi da babysitter gratis ogni tanto.

Che carina, vero?

In realtà  è venuta una volta sola: due ore di Davide e Matteo al meglio della loro rompinaggine. Dopo di che è scomparsa e io mi sto ancora chiedendo il perché.

Al parco giochi dietro casa, poi, si raduna il meglio del meglio.

Ogni pomeriggio ci troviamo una coppia di nonni “mignon” cinesi con il loro nipotino poco più piccolo di Davide. I nonni cinesi non parlano una parola di inglese. No, aspetta, non è vero: “Hello” lo sanno dire.

Malgrado non siano in grado di comunicare altro che il loro saluto, sono estremamente ciarlieri e affezionati a Davide, che invitano spesso a giocare con il loro nipotino di cui ignoro il nome, che vergogna.

“@#$X XX*&%$4 Davi#@@%de ? @%%^# XX#$%%#@!!!”. Che vuol dire “Davide, vieni a giocare con il nostro onorevole nipotino..”.

Credo.

Spero.

L’altro giorno mi stavo godendo un paio d’ore di solitario shopping: avevo la testa infilata in uno scaffale di splendidi accessori, quando alle mie spalle ho sentito una risatina garrula e un biascicato “Helloooo”.

Ho distolto lo sguardo da borse e borsette, per trovarmi di fronte alla nonna “mignon” cinese che mi faceva “ciao-ciao” tutta felice.

«#%$^*)%XX Davi#@@%de?»

«Davide is at home, with my husband. I am alone today, How are you?» (traduz.: Davide è a casa con mio marito. Oggi sono per conto mio come va?)

«%%^$%$#%^ *&^##@X( &^X$%^&* ((*&^%$ …hihihihihi…»

«Ahhh…nice…ahahah…have a good day! »

«^&%$@% **^&^$# Davi#@@%de! »

«Senz’altro…non mancherò…»

Poi c’è chi dice che le diverse lingue sono barriere culturali insormontabili”

E ancora: il gruppo delle famiglie turche e di quelle russe: le prime estremamente amichevoli e socievoli, cosi` simili a noi italiani in mille sfaccettature culturali.

Alle seconde, invece, non è stato ancora comunicato che la guerra fredda è finita.

Infine, il mio gruppo di mamme italiane, le famose Donne DOC (Donne di Orange County) di cui mi fregio dell’onore di appartenervi, ma di loro racconterò a tempo debito e in un post appropriato, ‘che due righe a piè di pagina non sarebbero mai sufficienti per parlare di loro…

 

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

7 Commenti

  1. cara enrica, ti parlo spesso sarcasticamente (e con buoni motivi) di questo paese, in cui tuttavia vivo ormai da 15 anni, pero’ quello che hai appena descritto (l’esistenza e coabitazione, forse a volte fredda, tuttavia sempre rispettosa) di persone con background cosi’ diversi e’ la cosa che mi piace di piu’ di questa parte dell’america (perche’ ci sono tante americhe, e anche molto diverse). e poi mi piace pensare che i miei figli cresceranno, probabilmente, senza neppure realizzare la fortuna che hanno…chissa’…per esempio, io ricordo ancora il primo uomo di colore che vidi nella mia citta’, alle porte di torino, a meta’ degli anni ’70…

    1. Infatti io sono strafelice di questo “melting pot”, che ho imparato ad apprezzare già a Sydney. Alle volte mi chiedo come sia possibile ancora vivere in una società monoculturale, monotradizionale, dove i fenotipi sono tutti uguali… io mi sentirei culturalmente claustrofobica 😀
      A dire il vero l’Italia, per le sue differenze di tradizioni regionali, è a suo modo uno splendido “melting pot” 😉

      1. Ciao, Enrica ! Vivo in un mondo variopinto e colorato, ma a Torino…però conosco bene la Bosnia e l’Albania , luoghi cari alle mie BAMBINE grandi !

  2. Ora sono curiosissima di conoscere le DOC però! ^_^
    Nel mio condominio siamo 34 famiglie e ancora mi capita di incrociare gente in ascensore che mi chiede se sono arrivata da poco. Mi sono trasferita nel 2010.
    Però devo dire che anche quando abitavo dai miei non eravamo molto per il vicinato espansivo: a parte Buongiorno/Buonasera non dicevamo altro. E a me va benissimo così. Marito invece è più espansivo e difatti ha già  collezionato una bottiglia di vino ed una mappa, redatta a mano dal vicino del piano di sopra, coi migliori percorsi dove andare a correre in quartiere. Per lui la guerra fredda non è mai cominciata 😉

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