Il posto di una brava moglie
Nel 1955 Housekeeping Monthly (un giornale americano) pubblica un articolo in cui vengono elencate le “qualità” e i “doveri” della brava moglie. Si tratta di una guida della casalinga, in cui si evidenzia quali siano i punti delicati e importanti su cui prestare maggiore attenzione, per far funzionare un matrimonio.
Cito dall’articolo.
Il marito deve tornare a casa sapendo di trovare la sua cena preferita pronta e fumante a tavola, la casa in ordine e i bambini tranquilli e gioiosi di rivedere il papà.
Un marito deve essere accolto da una moglie vestita in maniera ordinata e truccata, sorridente e affettuosa, che si premura di togliergli le scarpe e in silenzio ascolta il consorte mentre parla della sua faticosa giornata. Ciò che è successo durante il giorno nella vita della donna viene in secondo piano perché lo stress e la pressione che un marito sopporta a lavoro, ha la precedenza su tutto. Detto ciò, ci si aspetta che la moglie non si lamenti mai dei suoi problemi, né tanto meno dell’eventuale ritardo del marito la sera. Se poi lui vuole uscire per conto suo con gli amici, lei deve sempre dimostrarsi felice e incoraggiare tale comportamento perché il marito deve sapere sempre che la moglie ha come priorità quella di creare un ambiente sereno e accogliente su misura per lui.
Da una moglie perfetta ci si aspetta totale dedizione nei confronti del marito, completa comprensione e disponibilità, calore, affetto ed accoglienza.
La guida termina con due punti che riassumono questo concetto:
– (Tu, moglie) Non fargli domande e non mettere in discussione il suo giudizio e la sua integrità. Ricorda, lui è il signore della casa e per tanto eserciterà sempre con giustizia e onestà la sua volontà. Tu (moglie) non hai alcun diritto di metterlo in discussione.
– Una buona moglie conosce sempre il suo posto.
L’uomo portava a casa i soldi, provvedendo al mantenimento della famiglia. Il marito e padre aveva il dovere e l’onore di difendere la propria famiglia. Per questi motivi la moglie doveva con gioia vedersi negati i basilari diritti di essere umano, tra i quali è previsto (a mio parere) anche quello di mandare a cagare il proprio marito di tanto in tanto.
Mi chiedo se a questo punto della lettura vi stiate rotolando a terra dalle risate, o se (più probabilmente) l’indignazione abbia avuto il sopravvento e stiate addentando con rabbia il monitor del vostro PC, figurandovi al suo posto il polpaccio del “Marito, Signore della Casa”.
Se non fosse che questo tipo di mentalità era in voga fino a non molti decenni fa e, ahimè, ancora oggi in alcuni paesi del terzo mondo, a me verrebbe solo da tirare un sospiro di sollievo pensando a cosa ho scampato.
Già perché mi vedete voi a fare la carina e la sorridente, con la cena pronta per l’ingegner Brambilla che torna la sera… aspetta un attimo, ma io la sera accolgo con il sorriso e la cena pronta il marito che rientra dopo il lavoro.
OK, non mi presento truccata e in ghingheri, ma cerco di non essere proprio in versione befana terremotata.
E ora che ci penso, ai miei mostri faccio riordinare il più possibile e lascio loro guardare un film prima di cena in modo da rilassarsi, così che quando arriva il papà non sono due arpie assetate di sangue. Va bene, a volte il film è così avvincente che il papà non se lo filano manco di striscio… .
Se devo essere onesta, spesso lascio che sia l’ingegner Brambilla a parlare per primo, prima di travolgerlo con una valanga di chiacchiere incoerenti.
Ma come?! Non sono io quella che si definisce femminista, che si scaglia contro le mentalità ristrette che vogliono nel 21º secolo la donna sottomessa al marito? Non sono io quella che celebra l‘8 Marzo in quanto Gionata Internazionale della Donna, onorando tutte le donne che nel corso della storia dell’umanità hanno lottato contro la discriminazione e la violenza per poter dare alle figlie delle generazioni successive, la libertà di essere considerate al pari degli uomini?
Si, sono proprio io. Eppure la cena la preparo quasi sempre io… ma solo perché le camice le stira quasi sempre lui.
Lo lascio parlare per primo perché trovo che sia un modo come un altro per dimostrargli rispetto, tanto quanto lui me ne dimostra riservandomi altre accortezze.
Le dinamiche famigliari sono tutt’altro che rosa e fiori, non crediate. Ci sono stati periodi in passato, quando ero nel mezzo della depressione post parto, in cui preparare la cena o semplicemente cercare di sorridere la sera al suo rientro, mi era impossibile.
Così come si sono state delle volte in cui, dopo una giornata di M a lavoro, invece di lasciare i problemi fuori dalla porta, l’ingegner Brambilla li ha portati a casa, con tanto di muso lungo, umore nero e voglia zero di interagire con noi altri. E in entrambe i casi non sempre c’è stata comprensione reciproca.
La realtà è che, nonostante qualche scivolone, io e l’ingegner Brambilla siamo sullo stesso piano; siamo, nell’ambito famigliare, quasi totalmente intercambiabili se necessario; facciamo lavoro di squadra.
La fiducia che abbiamo l’una nei confronti dell’altro e il rispetto reciproco non sono definiti da ruoli rigidi, dettati da preconcetti e stereotipi sociali. Dipendono dal fatto che ci consideriamo entrambe sullo stesso livello e che, in modi diversi, con gesti di reciproco amore, scegliamo di prenderci cura l’uno dell’altra.
La differenza quindi è che in passato (e purtroppo ancora tutt’oggi), l’importanza della donna non era rilevante tanto quanto quella dell’uomo e i suoi diritti di fronte al marito, praticamente inesistenti. Mi chiedo come si possa affermare di amare la propria consorte se non le si riconosce pari importanza.
Lo so che starete sogghignando ora, dicendo “Eccola li! Poteva farsi scappare l’occasione di ficcare il femminismo durante l’8 Marzo?”.
Ovvio che no!
La differenza tra la moglie di plastica, a tratti zerbino e a tratti “strega per amore” e la moglie moderna, l’hanno fatta le altre donne, quelle che sono scese in piazza a protestare per avere orari di lavoro più umani, per avere diritto al voto, per avere diritto allo studio, per avere diritto di decidere del proprio corpo. Sono le donne che hanno lottato per avere il diritto di essere considerate esseri umani.
Il 7 Marzo 1965 la popolazione di colore di Selma, Alabama, si imbarcava nella prima marcia per chiedere il diritto di voto. Prendendo spunto dall’interessante articolo di Chiara Lalli, anche io desidero terminare questo post citando quello che considero il mio presidente, Mr Barak Obama.
“We honor those who walked so we could run. We must run so our children soar. We respect the past, but we don’t pine for the past. We don’t fear the future”.
Onoriamo coloro che hanno camminato, così che noi possiamo correre. Dobbiamo correre, così che i nostri figli possano volare. Rispettiamo il passato, ma non ci struggiamo per esso. Non abbiamo paura del futuro.
Una brava moglie conosce sempre il suo posto: è quello che una grande donna occupa accanto all’uomo che rispetta e che la rispetta. Non un gradino di più, non un gradino di meno.
Ahahahaha mi sto rotolando dalle risate!!!! Cioè negli anni 50 le mogli toglievano le scarpe ai mariti??? Mio marito se gli facessi questo scherzo chiamerebbe la neuro… XD E poi scusa… O ti vesti bella e truccata o pulisci casa, come fai a pulire vestita bella?? Per il fatto di fargli guardare un cartone ai bimbi prima di sera così si calmano devo provare, chissà che funzioni anche con le mie… Comunque moglie e marito devono essere una squadra, non si possono avere ruoli statici e pretendere come in un’azienda… La famiglia è dove non vedi l’ora di tornare per rilassarti, trovare sostegno e conforto, dove quando chiudi la porta sai che non ti serve nient’altro… Che poi non ho mai capito questi concetti malati sul ruolo della moglie e del marito… Ma da dove li hanno presi??? Ce ne vuole fantasia eh…
Un’intera storia di prevaricazioni e discriminazioni, convalidate da varie religioni e filosofie, insite in quasi ogni cultura, ecco dove l’hanno presa. Nessun bisogno di usare la fantasia, purtroppo, cara Anita 🙁