Holystay, l’arte dell’essere in vacanza senza viaggiare
Siamo in piena estate, la voglia di riposarsi, divertirsi e godersi le vacanze è forte in ognuno di noi. Molti sono già partiti o stanno per partire, ma non tutti.
Francesca Tantalo, amica preziosa dell’Oasi delle Mamme, ci propone di rivedere le vacanze sotto un’ottica diversa, come un modo d’essere e non una destinazione.
Odio il mese d’agosto. Sto aspettando con angoscia i soliti articoli di giornale che riguardano le partenze intelligenti, i consigli per chi rimane solo in città, i cani abbandonati, gli incidenti ed i morti sull’autostrada, i dati sugli anziani lasciati soli, la mappa delle farmacie aperte, sulle località turistiche prese d’assalto e strabordanti di rifiuti, luoghi incontaminati ormai non più tali, e poi il grande classico: i luoghi di vacanza frequentati dai vip.
Ma vacanza non vuol dire riposo? Divertimento? Relax?
E dov’è tutto questo?
Perché tutto parte dalla domanda: “dove vai in vacanza? “. Domanda già nata male, secondo me, perché per essere in vacanza non è necessario andare da qualche parte.
Io sono cresciuta in un quartiere popolare alle porte di Firenze, dove si parla senza tanti preamboli, si dice quel che si ha da dire e già che ci siamo ci si mette anche su una bella fetta di ironia. “Dove tu vai in vacanza? ” “alle Giaggianesi” ossia da nessuna parte, se non ci s’ hanno soldi. Ma perché poi andare da qualche parte se si possono passare le serate dal cocomeraio alle Cascine? A far picnic all’Impruneta? O a Vallombrosa? Perché è così che si passavano le estati in famiglia prima di sentire l’esigenza di emulare i vip a mollo nel mare cristallino della costa Smeralda.
Quelle vacanze fatte di giornate dal ritmo lento, di corse in bici, di ginocchia sbucciate, di ghiaccioli al “circolino” (il circolo Arci di quartiere, ndr), di anziani seduti uno di fianco all’altro sotto gli alberi dei viali a chiacchierare, dei piedi scalzi nei prati dei giardini pubblici cittadini. Delle partite di pallone nelle piazze deserte. Delle visite ai musei finalmente sgombri. Dei libri presi in biblioteca e letti al fresco nel chiostro di santa Maria Novella. Quelle estati dove sentivi che la città era tua, la giornata era tua e il tempo non era importante.
Voglio che i miei figli conoscano questo significato del termine vacanza.
Per cui: niente code in autostrada, niente spiagge affollate, niente partenza a tutti i costi. Andiamo in vacanza nella nostra città e nella nostra vita; la scopriamo con calma, nella sua interezza. Così abbiamo il tempo di conoscere l’arte e la bellezza di casa nostra, del nostro angolo di Italia, di assaporarlo e di innamorarcene.
Voglio dire ai miei figli: – Bambini, siamo così fortunati a vivere qui, è un paese bellissimo e ricchissimo: arte, storia, paesaggi, cucina. Vengono da tutto il mondo per ammirare ciò che noi abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Siamo sicuri che non ci interessi?-
Per una volta, facciamo con calma quello che per il resto dell’anno facciamo di corsa. Viviamo con pienezza ciò che solitamente è frenetico. Viviamo con chi amiamo. Se in spiaggia non vogliono il mio cane, allora io non voglio andarci e vuol dire che invece di fare la solita passeggiatina frettolosa, facciamo una bella escursione, un picnic e un pisolino in qualche parco o spazio verde nei dintorni. Invece di annaffiare il giardino, giochiamo a tirarci secchiate d’acqua e rincorrerci. Invece del solito fast food scopriamo qualche piccola osteria nascosta, visitando il centro storico della città in cui abbiamo scelto di vivere e di far crescere la nostra famiglia. Chiamiamo gli amici che non abbiamo mai il tempo di frequentare, organizziamo delle gite nei dintorni. Montiamo una canadese in giardino e ammiriamo le stelle.
Voglio andare in vacanza nella mia vita e viverla in maniera rilassata in modo da goderla appieno. Giocare con i bambini senza ritegno. Guardare i cartoni animati, fare i popcorn tutti insieme e fare finta che il balcone sia un cinema all’aperto. Saltare la corda sul marciapiede, disegnare col gesso, dipingere con l’acqua sull’impiantito assolato.
Voglio vivere la vacanza come uno stato mentale, non un luogo.
Un viaggio è un viaggio, ma la vacanza è un’altra cosa