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Mi guardo dalle mamme perfette correndo

mamme perfette

La mattina appena sveglia raspo la zampa sul terriccio e inizio a correre. Sono come la gazzella dello spot, quello della bevanda energetica, che deve iniziare a darsela a gambe dalle prime luci dell’alba.
Corro, corro, corro con il desiderio di avere niente da fare. Al massimo pensare al mio divano, un libro da divorare sopra di lui e lasciarci una sacra sindone al femminile a fine giornata.

Invece corro come un centometrista, il divano è solo pura illusione. Altro che sagoma pseudoreligiosa del mio corpo.  Sono inseguita dai minuti che scorrono frenetici sul quadrante dell’orologio.  In una mezz’ora devo realizzare mille azioni tra cui ““ la più faticosa ““ svegliare mia figlia che, a confronto, la bella addormentata nel bosco è un’ipercinetica.

Sono un loop di frasi quotidiane: “sbrigati, facciamo tardi, fai colazione sennò  a scuola non sei concentrata”, che quasi se non le dico mi mancano.

Vado avanti in base alla prima legge di Newton, quella sull’ inerzia. Se qualcuno mi prendesse in braccio continuerei a compiere gesti meccanici tipo quei robottini che se li sollevi da terra continuano a sgambettare. Ma una mamma mica le può dire queste cose.

Nuo.

La mamma muta deve stare.

Perché sennò sfonda il muro dell’omertà  e rischia grosso con le frange estremiste del maternage. Clan pericoloso.

Si tratta di una struttura di tipo piramidale sulla cui punta regna sovrana la mamma fiabesca. Non hai idea del trattamento che ha pronto su misura per te. E’ come ricevere una mazza ferrata in zona gengivale. Quando smetti di elencare le tue fragili pecche lei ti sbatte in piena faccia  un sorriso attraverso cui riesci a constatare l’ottimo stato dello smalto interno dei suoi molari. Ti assicura di svegliarsi con gli uccellini canterini che provvedono alla sua vestizione e quattro topolini che si occupano di prepararle la vasca da bagno tre metri per quattro provvista di pietra lavica, idromassaggio e oli essenziali. E mentre si trova immersa nelle care dolci e tiepide acque detergendo delicatamente la lunga gamba che fuoriesce sensuale dalla superficie spumosa, di tanto in tanto soffia dal palmo della mano una piccola quantità  di soffice schiuma a creare tante tenere e romantiche bollicine. Riceve il buongiorno dal marito con un delicato bacio sul collo e dai suoi meravigliosi bambini che hanno già  fatto colazione e sono già  pronti, zaino in spalla, per andare a scuola.

Il suo braccio destro è la mamma “nopasdaran”, lei non ti da scelta. Il suo motto è “non ci dovrebbe essere altra madre aldifuoridime mentre tu sei aldifuoriditutto“. Con lei se solo fai trapelare una smorfia a un capriccio di tuo figlio è capace di darti una testata sul naso polverizzandoti il setto e lasciarti in un bagno di sangue congedandosi con “e non ci provare mai più. Questo è solo un avvertimento””

Alla base si trova la mamma “io invece no” che sembra meno pericolosa delle due precedenti.

Sembra.

Lei è la tua controparte, l’altra faccia di una sporca medaglia, il nero se tu sei il bianco. Arriva dove non lo fanno le altre della sua gang. Non è stanca, non si annoia, non sente l’esigenza di stare da sola, di vedere un’amica, di andare al cinema, di fare sesso, di riscoprirsi donna attraverso una seduta dal parrucchiere. Le basta avere i suoi bambini sempre e comunque (a me basterebbe saperla ogni tanto a fare due chiacchiere da una psicologa ma resti tra noi, che è un attimo che mi ritrovo una zampa di coniglio di peluche della Trudy sullo zerbino di casa con attaccato un messaggio intimidatorio) e te lo dice con occhioni innocenti e inorriditi. Un pò come se dicessi che non pratichi l’urinoteprapia a chi te la fa passare come una normale prassi di uso comune.

Fate attenzione a questa triade con lo statuto della mafia giapponese. Una sola parola in più e, zac, la vostra autostima viene gettata viva nel cemento fresco che servirà  per costruirci un ecomostro.

La mattina appena sveglia raspo la zampa sul terriccio e inizio a correre. Sono come la gazzella dello spot, quello della bevanda energetica, che deve iniziare a darsela a gambe dalle prime luci dell’alba. Anche se ho come la vaga sensazione di essere messa molto peggio di lei…

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Deborah Papisca

L'avvento dell'era dei blog e dei forum forgia la sua fortuna permettendole di realizzare il sogno di una vita: vedersi pubblicare un romanzo. 'Di materno avevo solo il latte' è uscito il 10 maggio 2011 e sembra avere valicato i confini delle sue aspettative oltre ad averla finalmente conclamata scrittrice ufficiale. Continua a leggere

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