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Le favole sono passate di moda

favoleUn’insegnante in Brasile ha trattato con la sua classe di quarta elementare temi sociali come l’omofobia e la discriminazione di genere attraverso le favole classiche, rivisitate e corrette.
L’idea è nata quando in classe i ragazzi hanno visto il classico Disney della Bella Addormentata nel Bosco e subito dopo Maleficent.
Partendo dalla rielaborazione del “vero amore” del film Maleficent, gli studenti hanno portato a galla tutta una serie di domande e riflessioni che sono andate oltre la fiaba in sé.

Per quale motivo l’amore vero deve venire solo da un principe?
Perché le donne devono essere salvate da uomini?
E` giusto essere baciate nel sonno da uno sconosciuto che non ha chiesto il permesso?
Personalmente trovo questo approccio estremamente interessante e straordinariamente adeguato con il senso profondo della fiaba che è quello di insegnare una morale.
Le favole sono uno strumento educativo oltre che di intrattenimento. Sono un contenitore di usi, costumi, tradizioni del tempo in cui nascono.
Il punto interessante però che questa insegnante ha voluto sottolineare è che le favole classiche non sono vangelo, non sono portatrici di una verità assoluta e immodificabile.
I tempi cambiano e se una volta le donzelle attendevano il principe azzurro per essere salvate (bisognerebbe verificare se poi erano tutte così…) nel 21esimo secolo le giovani donne vanno all’università, si mantengono da sole, fanno corsi di auto difesa e sono magari esse stesse sostentamento per la famiglia.

L’insegnante brasiliana è andata oltre: ha proposto alternative alle favole tradizionali in cui i personaggi erano omosessuali, in cui erano le principesse a salvare i principi e via dicendo.
Come risultato in classe si è aperta una discussione in cui gli studenti sono arrivati a definire le basi di giustizia sociale, rispetto del diverso, auto legittimazione, concetto di diritto e rispetto verso se’ stessi e gli altri.
All’esterno della classe invece l’insegnate è stata aspramente criticata e sui social media sono arrivati addirittura a minacciarla.
Ovviamente è andata a toccare questioni che molti genitori non apprezzano: omosessualità e discriminazione di genere.

Ma per quale motivo non si può utilizzare una fiaba classica per spiegare la realtà dei nostri giorni? Mi volete dire che le fiabe di Disney non si devono cambiare? Ma sono già state cambiate da Disney stesso che le ha adattate al periodo in cui ha prodotto i suoi film, adeguandole alla società e ai costumi dell’America del secolo scorso.
Le favole che noi conosciamo, prima che Disney ci mettesse le mani forzando il lieto fine anche dove non c’era mai stato, sono il risultato di un continuo rimaneggiamento, arricchimento, modellamento avvenuto nei secoli e che ha seguito le tradizioni e i cambiamenti storico sociologici dei paesi in cui le storie venivano raccontate.
Ora, non voglio lanciarmi in analisi letterarie quando non è il mio campo, rischiando di dire castronerie. Il punto è che a mio parere le fiabe sono uno strumento educativo e come tale devono adeguarsi al mondo che le ascolta. Parte della morale che veicolano non cambia mai, ma parte del messaggio si. Si potrà sempre raccontare la fiaba incantata e romantica con cui noi tutti siamo cresciuti. Ma con un po’ di fantasia possono uscire storie più adeguate ai nostri tempi, tipo Frozen, che nonostante presenti comunque sempre elementi chiave classici, mostra anche come il fulcro della storia non debba per forza ruotare attorno alla principessa che casca come una patata bollita ai piedi del principe belloccio!

Poi, per dirvela tutta… a me Cenerentola sta proprio sulle balle. Una che si fa mettere i piedi in testa da tutti senza mai dire nulla, pulisce la casa e poi lascia gironzolare in dispensa topi e uccelli e quando è pronta per andare al ballo ha pure le mani lisce come velluto!? Ma per favore!! Non mi venite a dire che viene ricompensata perché brava e buona! Macché! Alla prima distrazione dell’autorità in casa, sgattaiola fuori con l’aiuto clandestino di una madrina assenteista che si presenta solo dopo anni di angherie nei suoi confronti.
Si presenta al ballo, non invitata e accalappia il pezzo grosso della scena per poi fare finta di niente.
OK, lo ammetto, è molto romantico, ma togliendo “quella gran culo di Cenerentola” e Pretty Woman, quanto è realistico?
Detto questo, plaudo alla scelta di questa insegnante lungimirante e spero possa essere presa da esempio in altri ambiti.
Voi cosa ne pensate?

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

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