Educazione sessuale in famiglia e a scuola
Nei mesi passati ci sono state parecchie discussioni piuttosto accese nate dalla decisione di alcune scuole italiane ed europee di proporre lezioni di educazione sessuale nelle classi primarie.
Kit di gomma piuma rappresentanti organi sessuali maschili e femminili in mano a bambini di 5 anni hanno scatenato il panico tra i genitori, per non parlare delle lezioni sull’omosessualità e i transgender scambiate per propaganda depravata! Si salvi chi può!
Ci ho pensato un po’ e alla fine ho deciso di proporvi il mio punto di vista su cui spero vorrete discutere.
L‘educazione sessuale è a mio parere fondamentale e prima si inizia meglio è. Ritengo anche che per ogni età sia d’obbligo l’utilizzo di un linguaggio appropriato e sia importante inoltre fornire chiare informazioni per evitare fraintendimenti, ma al contempo non eccessive in modo da evitare un sovraccarico di conoscenza che cadrebbe su un terreno intellettivo ed emotivo (quello del bambino) non ancora totalmente sviluppato. Non facile ma nemmeno impossibile.
Molti genitori si sentono a disagio a parlare di sessualità con i figli, preferiscono evitare, tergiversare, dare spiegazioni superficiali e incomplete e magari delegare altri (come la scuola) del compito di veicolare la verità sul sesso.
Vergogna ed insicurezza però cozzano con la semplice realtà dei fatti: i bambini non sono esseri asessuati che magicamente ricevono la conoscenza opportuna solo una volta diventati adulti. E soprattutto sono svegli a sufficienza per cogliere le differenze di genere già in tenera età, così come sono molto attenti a decifrare gesti di affetto e fisicità che gli adulti si scambiano di fronte a loro o in privato, quando pensano di non essere osservati.
Non c’è nulla di vergognoso o “sporco” nell’atto sessuale tra persone consenzienti, sia che si tratti di rapporti eterosessuali o omosessuali. Il contatto fisico tra persone è naturale ed è la prima forma di comunicazione tra esseri umani.
Un neonato che viene messo sul petto della madre che lo ha appena partorito o quando si attacca al seno per nutrirsi, effettua forme di comunicazione profonde che creano un legame e generano al contempo piacevoli emozioni.
La curiosità di un bambino nei confronti del proprio corpo e delle sensazioni che prova è parte del processo di crescita. Insegnargli a comprendere come il corpo funziona e cosa significhino certi atti è uno dei passi fondamentali verso la formazione di un individuo sano ed equilibrato. Tutto ciò deve sempre essere accompagnato dalla consapevolezza che privacy e rispetto altrui sono concetti imprescindibili.
Per esempio con i miei figli la politica è “a domanda segue risposta, semplice e sincera”. Non hanno bisogno di conoscere il Kamasutra a quest’età, ma se domandano come si fanno i bambini è giusto che ricevano una spiegazione che possono comprendere.
Ho acquistato un libricino illustrato pensato apposta per aiutare i genitori e i figli ad affrontare la questione.
E` un libro che ho mostrato a Matteo quando ha cominciato a chiedere come mai maschi e femmine fossero diversi anatomicamente.
Il libro è a sua disposizione e ogni volta che ha voglia di sfogliarlo e leggerlo, lo fa senza problemi. Non mi ha ancora chiesto nulla di specifico ma quando un giorno succederà leggeremo insieme le didascalie che accompagnano i disegni e cercherò di dargli spiegazioni adeguate.
Spiegazioni come quella che mi sono ritrovata a dare quando a tre anni mi ha chiesto come mai usavo l’assorbente e perché c’era sangue. Ovviamente non avevo programmato di mostrargli alcunché, è capitato per sbaglio.
Avrei potuto liquidare la questione con un banale “Ah non è nulla, solo bua, poi passa”. In fin dei conti a un bambino di tre anni cosa spieghi a fare le mestruazioni? Eppure mi sono sentita in dovere di dargli un accenno della realtà, cercando in qualche modo di usare un linguaggio e dei concetti che potesse comprendere.
La mia risposta è stata che, una volta al mese, la pancia delle donne costruisce una specie di casetta per accogliere un possibile bambino, ma se il bambino non arriva allora la casetta viene smontata e buttata via così da far spazio ad una nuova casetta.
L’informazione in quel momento non lo ha impressionato particolarmente.
Quando poi però un paio di mesi dopo la mia pancia è lievitata per via della gravidanza di Davide, le tessere del puzzle si sono incastrate nella sua testolina: la casetta che avevo preparato per Davide era ora abitata.
Un giorno passeremo al grado successivo, ma per ora ci accontentiamo di questo.
Nessuna vergogna o imbarazzo, nessun senso di disagio: solo accettazione serena della nostra fisicità e se accanto all’educazione che ricevono in famiglia si accompagna quella della scuola, ben venga!
Voi cosa ne pensate?
Ottimo post. È giusto parlarne, i bambini già da piccoli vanno informati della verità. Il nostro imbarazzo (che poi, ma di cosa?) non deve precludere informazioni reali ai nostri bambini. Io sono crescita con due genitori vecchio modello, che mi hanno creato in adolescenza una serie di castrazioni mentali perché loro non mi hanno MAI neanche accennato un discorso sulla sessualità. Le scuole che ho frequentato non mi hanno spiegato nulla, ho “imparato tutto” dalle amiche, con le madri più aggiornate della mia. E più normali.
A mia figlia quasi quattrenne ho già parlato di come si fanno i figli, delle diversità uomo donna, mestruazioni &co.
E non è mica morta. Anche perché a questa età si accontentano davvero di poche spiegazioni.
Trovo sia giusto parlarne nelle scuole, in modi adeguati all’età, ovvio. Grazie per lo spunto.
Grazie a te per aver condiviso il tuo punto di vista 🙂
Pienamente d’accordo. L’educazione sessuale nel nostro Paese è poco tollerata credo per strascichi religiosi.
Invece una sana e adeguata educazione sessuale aiuta i nostri figli a crescere meglio e con più consapevolezza.
Un certo tipo di “berbenismo” ipocrita mi infastidisce. C’è sempre la tendenza a raccontare stupidate ai bambini, io a mia figlia dico sempre la verità. Ovviamente con un linguaggio e con esempi che possa capire, ad esempio ha chiesto anche a me perché avessi del sangue… (Mestruazioni) e le ho detto che è una cosa che hanno le signorine grandi che fa parte dell’essere donna. Dirle che era bua era una cazzata immensa, a parte che i termini bua e bibi da noi sono vietati. Si parla bene e non da rimbambiti!
Ciao 🙂 sei nella mia Top of the Post#2. Buona giornata, momfrancesca
😀 l’autostima di Enrica subirà un aumento smisurato! grazie 😉
Ma grazie!!!!! Onore a livelli stellari 😀