Dillo a Santa Claus
Io ci ho provato: ho aspettato, sviato il discorso, ho rimandato, tergiversato, temporeggiato e siccome ho finito i sinonimi, e le scuse, alla fine non ho avuto via di scampo.
Parlo della visita a Babbo Natale, pardon, Santa Claus.
Sapete quei film classici americani, dove i bambini fanno la coda fuori dai centri commerciali, per poi andarsi a sedere sulle ginocchia di uno sconosciuto che si camuffa da “uomo-tracagnotto-barbuto-di-rosso-vestito“? Ecco, anche alla famiglia Brambilla è toccato di adempiere al classico rituale.
Attorniati da vetrine bulimiche di luci natalizie, da musiche e canzoni di Natale suonate a ripetizione come su un disco rotto, ci siamo uniti al popolo di genitori e figli in coda per andare al Polo Nord, ossia in una casupola addobbata ad arte, posta sotto la scala mobile, in uno dei corridoi del centro commerciale.
L’ingegner Brambilla accoglie lo “spirito natalizio“ che permea il luogo, come si accoglie un mal di denti feroce.
Quando i nostri sguardi si incontrano, posso leggere un messaggio del tipo: “Tu, infida consorte! Me la pagherai per avermi costretto a questo”.
Tenere i bambini in coda per due ore è piuttosto impegnativo, ma a onor del vero devo ammettere che non si comportano poi troppo male. Lungo il percorso della coda sono sistemati tavoli con fogli e pennarelli e i bambini possono sedersi e disegnare, mentre i genitori mantengono la posizione in coda con le unghie e coi denti.
Si, perché dovete sapere che i veri fanatici della tradizione natalizia del sedersi sulle gambe di un finto Santa Claus, sono i genitori, mica i figli (per altro, i più piccolini di solito piangono terrorizzati alla vista dell’omone vestito di velluto rosso!).
Secondo me qualcosa scatta nella mente degli adulti che diventano genitori. Un qualche meccanismo che li fa entrare in un loop di nostalgia, malinconia e sogni ad occhi aperti.
Ed eccoli lì, con la “crisi natalizia di mezz’età ” , mentre fingono di essere insofferenti della coda chilometrica, spergiurando che lo fanno solo per amore dei figli.
Niente di più falso, e la riprova di ciò è il commento fatto da una mamma: “Non mi interessa nulla se i miei figli piangono quando vedono Santa Claus. àˆ tradizione che si faccia la foto con lui ogni Natale e così deve essere. Si abitueranno prima o poi e alla fine mi ringrazieranno!”.
L’acidume sulla faccia dell’Ingegner Brambilla al sentire questa frase, è qualcosa di indescrivibile. Io, per non dover sostenere lo sguardo di disapprovazione del consorte, passo il tempo a fotografare qualunque cosa mi passi davanti al naso. Risultato? Una volta arrivati davanti alla casupola di Santa Claus, le batterie della macchina fotografica sono scariche.
Ovviamente non mi sono portata dietro il cambio.
Ovviamente Davide, sbirciando dentro la casupola e vedendo quell’omone barbuto, comincia a protestare vibratamente con un: “No, nononononononono…no vojo Santa…nononononononononoooooooooooo”.
Con un’espressione di profondo biasimo, ingegner Brambilla e Davidino lasciano la sottoscritta a gestire la situazione.
OK, niente panico. Un elfo con gli occhiali accoglie me e Matteo nella casettina. Intravedo Santa Claus, ma è ancora impegnato a fare foto con il bimbo prima di noi.
L’elfo occhialuto mi chiede che tipo di servizio voglia fare.
“Servizio?”
“Sì, le foto? Vuole un album o un cd?”
“Eeehhh?!”
“Può anche fare la foto con la sua macchina, sono solo 9 dollari.”
Ammappalo!
“OK, scelgo il formato più piccolo che avete e me ne basta una…sa, la crisi economica…quanto?”
“16 dollari più le tasse.”
Appena l’ingegner Brambilla scoprirà che dopo due ore in coda ho speso 16 dollari più tasse per fare una foto, mi impacchetterà e mi spedirà al Polo Nord, come aiutante di Babbo Natale!
E finalmente siamo davanti a Santa Claus in persona.
Un omone con una barba vera, con due occhi gentili e un tono di voce profondo e pacato.
Un sorriso tutto per Matteo che titubante si avvicina e risponde alle domande di rito:
“Sei stato buono quest’anno?”
“Si, quasi sempre”.
“Cosa vuoi per Natale?”
“Un Lego Star Wars!”.
Guarda la macchina fotografica…sorridi…fatto.
Buon Natale e avanti il prossimo.
Per un istante avrei volentieri scalzato mio figlio dalle ginocchia di Santa Claus e mi ci sarei seduta io (sfondandolo). Gli avrei assicurato che ero stata una buona mamma e che per Natale avrei tanto voluto”
è stato un attimo di debolezza e la crisi natalizia di mezz’età ha colpito anche me.
“Signora.. signora! La sua foto. Paga con carta o contanti?”
E tutta la magia si infrange.
Sconsolata e amareggiata, domandandomi il senso di tutto ciò, mi avvio con un Matteo sorridente alla ricerca di un Ingegner Brambilla fumante di rabbia.
«Mamma…sai, ora che ho visto Santa…ci credo veramente che esiste! Sono felice!»
Qualche scintilla di magia è ancora lì, negli occhi incantati del mio bambino.
Buon Natale!
Sino all’ultima frase cotninuavo a chiedermi “ma perchèèè???!!!”, poi per fortuna arriva la ricompensa per tante fatiche. Meno male.
Ad ogni modo non so, a me ste cose non piacciono proprio.
Per me il bello del Natale è sempre stato proprio il senso di magia e mistero, il non vedere mai Babbo, ma intuirne la presenza: nei racconti dei miei sulle riunioni con gli elfi, nel trovare il muschio mangiucchiato dalle renne la mattina del 25…
Forse ero molto ingenua, ben diversa dai bambini di oggi, non lo so, ma a mio avviso è quest’aura impalpabile e magica che mi ha permesso di conservare lo spirito del Natale sino a 30 anni suonati. Perchè una volta scoperto che Babbo Natale non esisteva, non ho mai smesso di credere nel Natale. Ed è un regalo immenso che mi hanno fatto i miei genitori credo.
Sto’ con le lacrime!!!! Enrica ti adoro!!!!!
Dillo a… l’Ingegner Brambilla… 😀