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Depressione post parto e l’arte dell’amare le proprie crepe

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La depressione post parto è un po’ come una crepa nella porcellana: un giorno la tazza più preziosa o la preferita cade e si rompe.
Di solito si cerca di saldare la crepa della tazza in modo da non vedere il danno, usando collanti invisibili che permettono di riparare senza lasciare traccia.
La tazza è tornata come nuova, la si può usare ancora, ma…ma.

E` veramente come prima? E` solida e della stessa forma? La crepa non si vede più quindi ci si potrebbe scordare che sia mai esistita. Eppure c’è e nonostante la tazza si possa di nuovo utilizzare, è bene trattarla con le dovute attenzioni.

E` quello che succede ad una mamma quando la depressione arriva: lo spirito, il cuore, la mente, persino il fisico cedono, si incrinano, alle volte arrivano a rompersi del tutto.
Si guarisce dalla depressione ma il segno dentro lo porti per sempre. Una specie di crepa che ti ricorda ogni giorno cosa è successo e che potrebbe essere un punto di debolezza se non stai attenta a come approcci la vita.

I giapponesi hanno fatto della saldatura di crepe un’arte. Si chiama Kintsugi e prevede oltre al collante, anche l’utilizzo di una tintura a base d’oro. La crepa invece di scomparire, viene messa in risalto, viene valorizzata.
La porcellana così restaurata assume un aspetto diverso dall’originale e soprattutto per gli esperti di tale arte, diventa più preziosa.
Una crepa fa parte della storia dell’oggetto, racconta qualcosa e non può essere dimenticata. Diventa un valore aggiunto.

La crepa della depressione post parto non è poi molto diversa: la depressione cambia una mamma tanto quanto uno schianto cambia una tazza.
Per un lungo periodo ho pensato che la depressione fosse semplicemente sparita e che io fossi tornata come prima, ma mi sbagliavo. Non c’è più l’Enrica di prima ma c’è una nuova persona con una bella crepa dorata piena di brillantini “sbirluccicanti“.
Un giorno ho capito che aver superato la depressione mi aveva resa una persona più delicata e più forte allo stesso tempo. Ci sono momenti in cui vacillo, in cui l’eco di certi pensieri neri ritorna e con esso la paura di precipitare nuovamente nel baratro.
Eppure la consapevolezza di essere uscita da quel tunnel è qualcosa che mi ha reso forte, è la tintura dorata della mia personale crepa.
E` quell’elemento in più  che mi ha dato il coraggio di scrivere un blog in cui parlo di depressione post parto e di quanto sia faticoso per molte donne (forse troppe) essere mamme.

Mi rivolgo a chi ha sofferto di depressione e vi chiedo: avete dipinto d’oro la vostra crepa, rendendola preziosa?

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

15 Commenti

  1. E proprio vero si guarisce ma il segno resta sempre e ti fa vacillare e come una cicatrice ke ti ricorda che ti sei fatta male e non te lo aspettavi e non sai neanche come ma ti sei ritrovata per terra e gia’ ti sei proprio fatta male. difficile secondo me brillantinare o evidenziarla perche si sa che le cicatrici si nascondono sempre.. c’e pure una crema coprente … E lo dimostra anche il fatto che non vedo tanti commenti in merito perche le mamme con questa cicatrice fanno di tutto per nasconderla perche si vergognano e pensano che sia una colpa essere cosi sbadate da essere cadute…..

    1. Ci vuole tempo sabry, ci vuole coraggio prima di ammettere di aver traballato. Bisognerebbe aggrapparsi al fatto che poi ci si è rialzate o che altre si ce l’hanno fatta, dando alle mamme che stanno ancora lottando la speranza di poterne uscire.
      Parlarne serenamente e con compassione è il primo passo per incoraggiare altre donne a parlarne e a commentare 🙂

      1. e gia e quello che ho cercato di fare io di parlarne senza vergognarmi e di questo sono contenta e dopo quello che mi e successo ora esiste un progetto “mamme senza depressione” presso l’ospedale dove ho partorito e di questo sono contenta perche altre mamme ora non sono sole come sono stata io…. E che dalla depressione si puo uscire soprattutto trovando il coraggio di parlare del proprio disagio con qualcuno che ci e’ vicino, non avere paura di parlarne mai, mai chiudersi in se stesse, perchw non c’e niente di cui vergognarsi

        1. Care ragazze, penso anch’io che ci voglia del tempo, molto tempo, prima di arrivare ad amare le nostre crepe fino al punto (non solo di non vergognarcene più, ma) di valorizzarle! Se e quando ci arriverò (voglio credere che ci arriverò!!) sono convinta che sarà  un momento molto importante per me; credo che sia forse la più grande manifestazione di amore verso noi stesse accettarci e volerci bene “nonostante” la nostra crepa lì presente. Se penso a quanto ci ho impiegato solo per ammettere a me stessa che sì, forse una crepa (poi rivelatasi una voragine) si stava aprendo nel mio cuore, se penso alla vergogna che ho provato, alla pena, alla rabbia, ai “perchè proprio a me?”, capisco che ho già  fatto un bel pezzo di strada da allora, e questo mi rende orgogliosa di me. Ma capisco anche quanto tempo ci può ancora volere prima che io arrivi a metterci i brillantini sulla crepa!…diciamo che adesso sono nella fase in cui non mi preoccupo più di nasconderla. E già  questa è, a mio parere, una cosa molto bella; è bello potersi mostrare agli altri per quello che si è davvero, comprese le nostre debolezze e le nostre ferite. Enrica, quant’è vero quello che scrivi: ma com’è che una donna dopo la dpp si sente fortificata come se fosse stata vaccinata a vita, e nello stesso tempo sviluppa quella ipersensibilità  che ci fa vivere sempre sul “chi va là “? mah…un abbraccio a tutte

          1. Mammamia, i passi che hai fatto sono si veramente importanti ed è giusto pensare che ci voglia tempo. Ho scoperto sulla mia pelle che pensare di aver superato la ddp al primo raggio di sole, spesso nasconda l’insidia dell’illusione di una guarigione: ti senti sollevare e poi la caduta è ancora più rovinosa.
            piccoli passi, consapevolezza della propria debolezza e forza di volontà nel perseverare fino a raggiungere la felicità di nuovo.
            Coraggio mammamia!

  2. bella iniziativa Sabry mi piace…magari avessero una idea simile qui ma figurati…. l’argomento DPP è ampiamente dibattuto nel forum…io non mi sono cimentata nel rispondere qui perchè io non ho avuto una vera DPP ma una serie di disagi legati al mio pre gravidanza…diciamo che sono a cavallo tra i vari malesseri anche se in maniera lieve, per fortuna, al momento..però devo ancora arrivare all’amare le mie crepe. non mi sento vicina.

  3. Io conto i mesi in cui sono dentro e mi dico dico “dai sono passati tre mesi da quando sei entrata nel tunnel vedrai che il mese prossimo ne Sarai fuori”…e invece ti svegli la mattina sperando di sentirti felice e invece un peso sul petto ti dice che sei ancora nel limbo a volte penso che non ne usciro mai …altre volte invece penso a quanti miglioramenti ho fatto ….spero di riuscire un giorno anche io a mettere i brillantini silla mia crepa:)))

  4. A me la depressione post partum ha dato una possibilità: quella di non nascondermi più. Per dire, una cosa stupida: sono anni che mi coloro i capelli perché ho dei fili bianchi; ho deciso di smettere e di tingermi i capelli di grigio in modo che poi si uniformino a quelli naturali. I capelli sale e pepe non sono un difetto, sono un punto di forza. La depressione post partum è un stata un punto di forza: mi ha fatto capire che sono migliore di quello che credevo e per questo secondo me non ha senso cancellare la malattia – perché poi – ma abbracciarla e volerle bene. Io la ringrazio perché mi sta dando tanto, anche se mi ha tolto altrettanto come i primi mesi di vita di Paola.
    Questo non significa che sia tutto semplice e bello dopo, anche quando si è guarite. Perché ci sono comunque dei momenti in cui ne puoi più, ma hai gli strumenti per capire quello che prima ti sembrava incomprensibile.

  5. Ciao a tutte!
    Sono nuova di questo blog.
    La depressione l’ho avuta con il secondo aborto con i suoi due raschiamenti.
    Ora, a distanza di due anni, sono incinta di sette mesi ma le paure mi assalgono, mi impediscono di riprendere sonno la notte al mio primo risveglio, mi sento spesso già debole emotivamente!
    Il sentire la vita che si muove dentro la pancia mi entusiasma ma vivo quasi quotidianamente nel timore di non essere pronta

    1. Posso solo immaginare l’ansia che stai provando e hai tutta la mia stima per il coraggio e la forza che stai dimostrando. Cio` che e` successo nel tuo passato ti ha lasciato una crepa che forse non sbaidira` mai ma che verra` riempita dalla nuova vita che cresce in te.
      Hai gia` fatto i passi piu` difficili per uscire dall adepressione, altrimenti non saresti sul punto di essere mamma. Non sei sola Alessandra! Sei forte e sarai prestissimo una mamma meravigliosa. Non permettere alle paure e all’ansia che ogni tanto ti stringono il cuore, di impedirti di vivere felice. Te lo meriti e hai la forza per esserlo!!!

  6. Mi vergogno e mi sento in colpa per ciò che sto per scrivere, ma è ciò che provo adesso.
    7 anni fa ho avuto un bimbo, un tesoro di bimbo, che adoro. La gravidanza è andata bene, mi ha conquistata il primo momento che l’ho visto.
    Qualche anno dopo ho avuto due aborti spontanei, che ho faticato ad accettare.
    Successivamente tentennavo, non sapevo se avrei avuto la forza per affrontare una nuova maternità, un po’ per paura di un altro aborto, un po’ per l’età che avanza, un po’ per i molti anni di differenza con il primogenito, un po’ per la poca voglia di ricominciare da zero quando in famiglia si era creato un buon equilibrio.
    Avevo da poco deciso di no, serenamente, quando eccomi di nuovo incinta. Nei primi mesi facevo come se questo bimbo non esistesse, ero cauta, temevo di soffrire nuovamente, poi col passare dei mesi ho proceduto allo stesso modo. Non mi sono mai sentita felice di questo pancione. Da quando ho scoperto che si tratta di un maschietto… non riesco a smettere di piangere. Sogno di avere una bimba da quando ero bimba io, da anni conservo dei vestitini rosa, … fosse stata femmina, son sicura che sarei stata felice e impaziente di conosverla. Invece è un maschio e, se si potesse, lo restituirei. Sono cosciente che questi brutti pensieri non fanno del bene al bimbo, non favoriscono l’accoglienza che si meritetebbe … e per ciò mi sento in colpa, piango ancira di più, ma non ci posso far nulla…

    Come posso accettare, e con amore, questo nuovo figlio?

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