Depressione post parto o sfide della genitorialità? Come reagiscono gli USA
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La depressione post parto è una malattia spesso sottostimata in Italia. Ma come si comportano qui in USA?
DPP in USA
Leggendo un articolo in proposito (su di una rivista per genitori), sono rimasta scioccata dai dati riportati: un americano su 10 viene diagnosticato di depressione, il che significa 40 milioni di persone! Tra questi la percentuale più alta è rappresentata dai genitori (principalmente da mamme).
I dati più scioccanti sono poi quelli che fanno riferimento alle terapia: sempre più mamme fanno ricorso ad antidepressivi prescritti dal proprio medico curante, tanto che nell’ultimo decennio la percentuale di donne tra i 20 e i 44 anni che fa uso di questi farmaci è cresciuta del 264%. Gli americani chiamano questa fascia d’età , “Generation Medication“, la generazione delle medicine, e non a torto.
Anche i papà non sono da meno: il 21% di quei 40 milioni di adulti depressi è rappresentato da padri che manifestano casi di disordini mentali tali per cui si rende necessaria la prescrizione di antidepressivi.
Ad un’analisi più accurata i sintomi dalla depressione vera e propria e quelli connessi a profonda stanchezza dei primi tempi da genitore, sono praticamente sovrapponibili.
Fatica, calo di energie, pessimismo, perdita di appetito o incremento smodato, insonnia, perdita di interesse in hobby, agitazione e irritabilità .
Ma allora come distinguerli? In USA, semplicemente, si considera depressione quando questi sintomi proseguono oltre le due settimane. Peccato che un bambino con le coliche (il che significa un genitore stanco, irritato, che dorme poco, in conseguenza dei pianti del bimbo) può andare avanti ben più di due settimane.
Gli alti e bassi della vita di un genitore possono portare a momenti di tristezza e di scoramento che nulla hanno a che vedere con la depressione vera e propria.
La comunità psichiatrica ha riclassificato la normale “tristezza” come un emozione anomala, da curare.
Cosa dicono i genitori
Questi numeri sono impressionanti e la cosa che più mi ha colpito sono le risposte (riportate nell’articolo) dei genitori intervistati: sia mamme che papà ammettono che farmaci come “Xanax e Celexa (ansiolitici-antidepressivi) aiutano ad essere dei genitori migliori”.
Un papà spiega che, a dispetto della generazione precedente, i padri di oggi sono molto più presenti nelle cure parentali e questo li porta ad essere maggiormente in contatto con la parte più emotiva della propria personalità , e questo lo ha destabilizzato tanto dal dover fare uso di antidepressivi.
Voi vi chiederete se in USA l’unica terapia prevista sia quella farmacologica. Ebbene no, in realtà è prevista anche psicoterapia o come la chiamano qui “Talk therapy“. Una “chiacchierata” con uno psicologo o analista, può in molti casi, aiutare il paziente a superare la depressione senza l’uso di antidepressivi.
Il problema è che la seduta dallo psicologo costa molto e le assicurazioni non coprono quasi più questi costi.
Inoltre affrontare se stessi, le proprie paure e quel nemico invisibile e silenzioso che si annida nel cuore e nella mente è anche peggio che sborsare migliaia di dollari: richiede tempo, tenacia, costanza, coraggio.
Molto più facile e rapido prendere una pillola.
Sfortunatamente spesso e volentieri non si tratta di una terapia a breve termine e gli effetti collaterali (tra cui l’assuefazione che implica aumento dei dosaggi o associazione di più antidepressivi) sono piuttosto importanti.
Stiamo diventando anche noi italiani una “Generation Medication“?
Sappiamo distinguere la depressione dalla normale fatica dell’essere genitore?
Sappiamo accettare le emozioni negative e considerarle come parte normale della vita?
“Stiamo diventando anche noi italiani una “Generation Medication?
Sappiamo distinguere la depressione dalla normale fatica dell’essere genitore?
Sappiamo accettare le emozioni negative e considerarle come parte normale della vita?”
mi piacciono molto queste domande, ovviamente non conosco le risposte 🙂
Posso dire sui farmaci che le moderne linee guida fanno sì che gli psichiatri prescrivano antidepressivi e pure lo psicologo ti mandi dai colleghi psichiatri!
Per il resto non so se è davvero la fatica di essere genitore e basta a mandarci in tilt,
credo sia il DOVER ESSERE MOLTO ALTRO E PRESTO
che ci disequilibria.
Non tutti, non io per esempio possono permettersi di avere lo stipendio ridotto al 30% e stare a casa a lungo,
quindi riprendere l’efficienza del lavoro etc… è dura
poi non tutti, non io hanno orari compatibili con gli asili, quindi costi alle stelle per asilo+baby sitter=lavori per pagare loro o meglio loro sono pagati per fare lavorare te 🙂
allora???
Dopo la mia storia credo che nella prima, primissima parte sia legata davvero alla genitorialità ed alla solitudine
dopo è TUTTO IL RESTO che ti affonda.
Non le emozioni negative, che un adulto dovrebbe saper affrontare
ma il logorante sforzo continuo nel cercare di fare TUTTO.
L’equilibrio arriva se lo cerchi ma non è una passeggiata, è una scalata!!!!! spesso solitaria della nuova famiglia
Hai detto bene Silvia, è il continuo sforzo di fare tutto che logora. Sia da un punto di vista pratico che emotivo. L’ingegner Brambilla un giorno ha commentato che “Fin tanto che dalla mamma ci si aspetta la perfezione e dal papà di essere degli uomo forte duro e macho, continueremo a vedere madri e padri che sborccano”.
Che fa il paio con quello che scrivi tu. Ci si aspetta che le famiglie continuino un certo percorso invariato anche dopo l’arrivo di un figlio, senza considerare che l’arrivo dei bambini cambia l’equilibrio all’interno delle stesse.
Se ci fossero delle politiche sociali credo che tutto quello descritto sopra avrebbe dei numeri meno inquietanti, Costa di più mettere in moto delle politiche sociali a favore della famiglia e dei genitori o l’acquisto di antidepressivi? Ho l’opportunità di poter proseguire la maternità facoltativa e, soprattutto, lavoro per una azienda dove il 90% del personale è femminile per cui non fanno storie a chi gestisce, come meglio crede, l’astensione facoltativa (altrimenti non avrebbero più personale). Sento forte il peso del non dormire e del dover fare tutto io, di non avere aiuto se non saltuari e, anche se mi posso permettere di stare a casa dal lavoro, non posso fare affidamento anche a tate etc etc. Non siamo più attorniati da molti amici e parenti che possono aiutarti a tenere i figli come anni ed anni fa e lo stato non c’è.
Ci sono dei momenti in cui mi sento effettivamente sola anche perchè cambiano i rapporti sociali e ci si rende conto che gli amici un pò svaniscono o per non distrurbare o perchè non avendo più gli stessi ritmi ci si allontana. Per la mia esperienza la genitorialità è il periodo in cui ci si fanno più domande, spesso senza risposte. Credo che gruppi di auto aiuto che putroppo si creano quasi solo sul web sono un aiuto non da poco per capire quali sono le difficoltà e parlarne assieme. Ma vista l’omertà da parte di tutti a discutere dell’argomento forse se ne parla più volentieri sul web anche perchè nascosti da pseudonimi.
Certo se le istituzioni sdoganassero l’argomento e facessero delle azioni di auito alla neo famiglie sarebbe già gran cosa.
Peppa for president!!!! Vedrai Peppa che smuoveremo le coscienze prima o poi! Anche la valanga comincia con un fiocco di neve…
Quoto la presidenza!
Io ero candidata in pole position per la depressione post partum e anzi, credo che un sano, breve periodo di autoaffondamento ce lo meritiamo, 10 mesi di gravidanza e il parto, una passeggiata non sono; poi c’è la casa in disordine, e miliardi di piccoli panni scacazzati e vomitati che sei costretta a fare a mano, perchè non ci riempi manco la lavatrice a mezzo carico e di aspettare a riempirla, non puoi permettertelo; poi ci sono le visite dei parenti amici, ognuno con un consiglio, spesso si portano dietro anche i loro di figli e la casa è un disastro e quell’esserino urlante, dorme, ma fra 3 ore avrà la sua crisi e vorresti tanto andare in bagno, fare una doccia, ma viene la zia di tuo marito, tua suocera…..i punti fanno male e vorresti solo pigliare quell’esserino che ti guarda e sembra dire:” e mo? Che si fa “? Già, che si fà?
Niente, accetti anche che hai avuto la tentazione di mettergli un cuscino sulla bocca pur di farlo smettere, accetti che la pancia floscia prima piena ti fa sembrare strana e accetti di avere tra le palle anche tua mdre, purchè te lo tolga dalle braccia il tempo sufficiente per una cacca. Poi passa e arrivano i terrible two…….