Confessioni di una ex mamma in fuga – prima parte –
Dalla lavanderia sale l’urlo indignato di pile di roba da lavare e soprattutto (ahimé) da stirare.
Il frigo è vuoto e la spesa sarebbe d’uopo (applauso per la rima, please), ma i figli non ne vogliono sapere di andare al supermercato, quindi? Anche stasera mi cimenterò in quello che mi riesce meglio: 4 spaghetti (di numero) in salsa di nulla, conditi con polvere residua di parmigiano, seguiti da una teglia di ombre-di-verdure-che-furono al forno. Il tutto annaffiato da acqua. Ecco, quella non manca mai, per fortuna.
I bambini litigano contendendosi lo stesso gioco. Gli propongo un po’ di televisione.
I bambini litigano davanti alla tv.
Spengo e leggiamo una storia.
I bambini litigano davanti al libro.
Glielo tiro in testa e li infilo nella vasca da bagno.
I bambini litigano nell’acqua.
Tolgo il tappo e lotto contro la tentazione di lasciarli scorrere via insieme all’acqua del bagnetto serale.
L’ingegner Brambilla torna stanco dal lavoro. Vorrebbe un po’ di pace e quindi si chiude in bagno per una lunga, lunghissima, seduta.
Il bisogno di tranquillità dell’ingegner Brambilla è inversamente proporzionale all’isterismo casalingo e direttamente proporzionale alla pigna di riviste che si porta in bagno.
Ho dei post da scrivere, delle email da leggere e a cui dare magari, in uno slancio di stacanovismo, una risposta sensata, ma l’unico momento è quando tutti dormono.
Cos’è questo?
L’ennesimo post di sfogo di una mamma isterica?
No.
Cioè, sì. Un pochino.
Ma più che altro è una fotografia.
Una delle tante che rappresentano la vita di una mamma (e di qualche papà ).
E’ la fotografia di quando il vivere quotidiano sfugge di mano, quando gli eventi di ogni giorno prendono il sopravvento e sembra di vivere in un’immensa, complicata cospirazione contro la nostra persona.
Ci sono state sere in cui avrei volentieri preso la via della porta di casa e mi sarei data alla macchia.
Anzi, lo confesso: qualche volta sono proprio scappata.
Certa che un adulto responsabile (nonostante in “seduta da bagno”) fosse con i figli, io sono letteralmente “fuggita” di casa.
Ho preso la macchina e ho cominciato a guidare, guidare, allontanandomi da quella che non era una casa per me, ma una prigione.
Mi sembrava di aver trascorso 48 ore in totale apnea.
Avevo bisogno di aria, silenzio, solitudine.
In quelle occasioni, l’andarmene via è stato come togliermi di dosso l’inquietante sensazione di avere qualcosa di traverso nell’anima e nel cuore.
Una specie di sassolino spigoloso ficcato nel cervello che mi portava a pensare: «ma la mia famiglia la amo veramente o potrei venderli tutti in cambio di una coppia di cavie peruviane?!».
Ecco, quando arrivi a pensare che avere delle cavie in casa sia meglio che avere intorno figli e marito, significa che sei leggermente arrivata al capolinea.
Anche se l’ideale sarebbe non arrivarci mai e non dover sentire mai il bisogno dilaniante di doversi allontanare fisicamente per recuperare l’equilibrio mentale.
Ora lo so, ma all’epoca no e quindi, qualche volta sono scappata lontano. Poi ovviamente sono tornata, sollevata, rilassata, ma nel profondo quell’inquietudine non se ne è andata.
Semmai è cresciuta perché nutrita dalla consapevolezza di essere in grado di prendere e andarmene come niente fosse.
Ok, sono ancora qui, ho raccolto i cocci e ho proseguito.
Ma se da una di quelle fughe non fossi tornata?
Questa domanda mi ha fatto riflettere a lungo e ovviamente la risposta è stata: «Thelma e Louise saranno anche due “fighe”, ma non fanno una bella fine!»
Sono tappata in casa con Alessandro con la febbre che sembra che sta per morire (poverino non è colpa sua è solo che è maschio!!!) e ovviamente non ho potuto portare Sara al nido quindi a casa anche lei… fuori piove… secondo te qual è il mio pensiero in questo momento???? 😉
di darti all’arte del tombolo, vero?! ahahahaha…
e certo che avevate capito???? 😀 😀
Arte del tombolo (che per altro ignoro cosa sia) i cui corsi si tengono in Nuova Guinea, vero Daniela? 😀
mmmmm non per farti tornare nostalgia ma credo che l’Australia sia più indicata… 😉
Beh nuova guinea non è poi lontana dall’australia 😀
Si, comunque Sydney è sempre la. 😉
comprensibilissima domanda. me la sono fatta anche io spesso, e spesso quando ci ragiono su piango, per i sensi di colpa perchè in fondo i figli li abbiamo fatti nascere noi mica lo hanno deciso loro. nella mia ignoranza sono arrivata alla conclusione che fa parte del gioco, i momenti si e i monenti no fanno parte di un grande gioco nel quale, se non ci fossi entrata non mi sentirei in pace con me stessa, perchè l’essere mamma fa parte di me. cosi con molta fatica combatto i momenti no, e mi godo i rari momenti si. e mi sono inscritta a un corso di zumba….. due ore la settimana tutte mie. coraggio.
perfetto Eli, la zumba come rimedio alla fuga direi che è ottima cosa 😀
Anche io sarei dovuta andare a “zumbare” invece che scappare… ora lo so. I sensi di colpa sono veleno pero` perchè, si, forse ti fanno tornare e ti fanno restare, ma te lo fanno anche fare per i motivi sbagliati, forse.
Ma poi ne parlero` nella seconda parte
WOW mi piace l’idea di fare zumba, anche io vorrei ma ho poche energie posso sprecarle a zumba?
ad ogni modo leggervi mi consola, GRAZIE AMICHE DEL WEB, chi lo sa se le mamme della Papua Nuova Guinea hanno lo stesso tipo di istinto nel voler fuggire via dai loro oneri familiari o se la loro cultura non le porta a certi pensieri, Certo viaggiando qua e la ho sempre visto queste donne con pargoli in spalla tutti tranquillissimi perchè i nostri no???
la mia meravigliosa maestra di zumba dice sempre che serve solo sudare e un gran sorriso….. per il resto tutti la possono fare. baci.
Secondo me lo sclero materno è uguale ovunque 😀
Pero` è vero, ci sono certe culture (solitamente non le “occidentali”) in cui apparentemente le famiglie vivono uno stato di equilibrio migliore. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, dando facili e superficiali analisi socio culturali, per carità! Pero` è come se alle volte non si avesse ben chiaro il ruolo che si ricopre in famiglia, o forse lo si conosce ma non lo si accetta.
ragazze, so che i miei post con deliri campagnoli a base di bagni caldi alle erbe e tisane al limite dell’allucinogeno possono sembrarvi deliranti, ma quella è la mia… fuga. Un impacco a base di uova sui capelli, una maschera alla polpa di pera sulla faccia e l’olio di calendula cosparso su mani e piedi ti rendono sufficientemente repellente per cui nessuno ti sta attorno finchè te li tieni addosso e, udite udite, al termine del trattamento non solo sarete state un bel po’ in santa pace ma vi sentirete meglio psicologicamente e anche fisicamente. Certo ci vuole un compagno che collabori e che accetti di tenere d’occhio i pargoli per il tempo che serve a ricaricare le batterie. Ecco, questo a me ogni tanto manca, ma ho una vicina di casa con due figli della stessa età dei miei e a volte facciamo a cambio.
Attendo con ansia la seconda parte del post mentre vado a prendere il piccolo che oggi non vuol saperne di dormire e metto su la tisana alla lavanda 🙂
Quando entro in casa dopo una lunga e pesante giornata di lavoro vorrei anche io riposarmi ma mi rendo conto che nel momento che varco la soglia di casa smetto i panni del puntiglioso ed irritante elettricista e metto quelli del papà .
Quindi mi spoglio velocemente e mi sdraio sul tappeto di gioco di Saretta che prontamente mi assale riempiendomi di abbracci calorosi e di bauscia.
Capisco che anche per mia moglie la giornata è stata lunga e mentre mi godo la Saretta blecciosa lei ne approfitta per distrarsi un attimo, porta giu’ il cane o si siede al pc per continuare il suo lavoro sul web.
In questi giorni poi che è costretta a casa con entrambi i bimbi a causa di una brutta influenza del più grande, la giornata non finisce mai!
Devo dirvelo, se potessi farei io la mamma e lei la manderei a lavorare al posto mio,ma purtroppo non si può.
Il nostro tran tran si protrae fino alle 19 quando vado in cucina a preparare la cena per tutta la famiglia mentre lei prepara la pappa per Saretta.
Dopo cena la solfa ricomincia , meno male che 2 giorni alla settimana si porta Alessandro a judo quindi facciamo sgambare Saretta per tutto il palazzetto e nel week end se il tempo lo permette si esce tutti per qualche passeggiata.
quando emma aveva 4 mesi una notte infame di coliche ho avuto il preciso istinto di scuoterla finchè non avesse smesso di piangere. spaventata da questo insano desiderio sono andata di tutta fretta dalla psicologa del consultorio di zona, la quale mi ha detto più o meno “hei, è normale. tutte le madri provano istinti del genere verso i loro frugoletti urlanti. tu l’hai pensato ed è normale e sano, poi ti sei accorta e non l’hai fatto e anche questo è normale e sano”. potrei dirti la stessa cosa, enrica e funzionerebbe bene
Essendo una ex affetta da depressione post parto (me la sono tenuta diversi anni sul groppone) non c’è stato attimo in cui non desiderassi di andarmene. Il problema era che volevo fuggire da me stessa, dal mio corpo, dalla mente e dal cuore.
A voglia fare armi e bagagli….;P
quello che mi colpisce di questo commento è constatare che chi ha passato la depressione post parto, come è successo a me 5 anni fa, si definisca “ex depressione post parto” come se fosse una macchia un tatuaggio, come dire “ex galeotta” (correggimi debora se sbaglio) che non va via, ma quello che mi colpisce di più è che è esattamente come mi sentivo io fino a qualche tempo fa, mi sentivo diversa, mi vedevo diversa, e questo mi fa capire che forse che siamo ancora lontani dal dire che della depressione post parto si può parlare e che la si possa comprendere se non la si è sperimentata. Mi piace pensare che da domani per qualche altra mamma non sia più una macchia, non si senta più ex ma solo e solamente mamma di…
Hai ragione Sabrina, hai proprio ragione!
Fuga? no, si chiama rispetto dei diritti umani, sembra impossibile dirlo o scriverlo nel nostro paese che idolatra la maternità ma anche chi ha un figlio ha dei diritti. Tra cui il riposo.
Perchè chiamarla fuga????
ecco
ho trovato questo sito perchè ho scritto su google “mamma in fuga”
ora sono al lavoro, ed è meglio che a casa, ma vorrei veramente fuggire via, lasciare per almeno 24 ore i figli e i loro capricci che non sopporto più, scappare da tutto e prendermi del tempo per me stessa.
mi rivolgo a questo magico sito: grazie per esistere
Giulia, per ogni cosa c’è un motivo. Posso comprendere perfettamente quel groppo alla gola che ti prende al solo pensiero di tornare a casa e ri immergerti nella routine famigliare. E immagino anche il senso di colpa nel provare quest’ansia.
Sono anche abbastanza sicura, basandomi sulla mi aesperienza personale, che gran parte del nervoso dei tuoi figli è anche collegato al tuo stato: se vale il detto “una mamma felice ha figli felici”, varrà anche il contrario.
Prenditela la pausa, ora, nei prossimi giorni. Programmala chiedendo aiuto a marito ed eventualmente parenti vicini: andare via, fosse anche per una giornata a fare shopping e dal parruchciere (cosi`, giusto per dirtene una) potrebbe essere un inizio.
Non rimandare perchè poi la tentazione di fuggire potrebbe diventare insopportabile!
Rimani con noi cara Giulia, e sfogati quanto e quando vuoi!
Bellissimo!!! io le ho provate tutte! zumba, parrucchiere, biblioteca, uscita con le amiche, lavoro, shopping compulsivo, ecc. ma devo dire che ho imparato ad amare le mie fughe, lasciano un senso di colpa (ma tanto cosa vuoi che sia… Se qualcosa ho imparato da quando sono mamma è che i sensi di colpa non mancheranno mai e quindi, tanto vale ignorarli!) ma la fuga anche se nel momento è motivata dalla totale disperazione, ci aiuta a capire che anche se ci sembra che la casa, i figli, e il marito non vanno avanti senza di noi, invece ci insegna che possiamo e a volte dobbiamo allontanarci per il bene nostro, ma da bene anche al resto della famiglia! diciamolo: abbiamo diritto ad allontanarci senza avere la scusa di un appuntamento, sia questo di lavoro, in palestra, ecc ecc… per stare sole con noi stesse! piangere, ridere, annoiarci… Grazie Enrica per ciò che hai scritto, mi fa sentire che non sono l’unica “pazza”!
Hai ragione Adriana, abbiamo bisogno di staccare e di stare con noi stesse anche solo per piangere e liberarci. L’importante e` tornare con grinta e un sorriso sulle labbra!