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Condanna verso la madre ragazzina che uccide la figlia

infanticidio- mamma adolescenteMa dove sta il limite tra un’opinione (più o meno legittima) e la smania di quell’attimo di notorietà, concesso senza merito da internet, fatto di giudizio e condanna, di fango gettato sull’altro? Cosa prova colui che scrive un pezzo condannando un evento e i suoi protagonisti quando poi legge una schiera di gente che incita ad ulteriori parole d’odio?
Un attimo di gloriosa estasi? 5 secondi di orgiastico piacere nel vedere schiere di lettori che si ergono unite a proteggere le spalle di colui o colei che lapida con le parole, certa nella propria sicurezza personale?

Il post e la condanna

Mi riferisco ad un post (forse ce ne è più di uno in rete) scritto sull’Haffington Post dove si condanna ferocemente la protagonista di un evento tragico.
È avvenuto qualche giorno fa a Trieste e il fatto fa parlare e fa indignare come c’era da aspettarsi. È morta una neonata, l’epitomo dell’innocenza, uccisa dalla propria madre, emblema del più orrido degli atti criminali. Una madre adolescente, per di più, la cui gravidanza non è stata notata da nessuno in famiglia, segno certo di grave trascuratezza parentale.
Non è il primo fatto di questo genere, ahimè, e manco sarà l’ultimo purtroppo. Ci sono certi eventi umani, che per quanto non si debbano mai condonare e per i quali ci si debba adoperare per impedire, sempre capiteranno perché sono… umani.

Non si può nulla togliere all’orrore di ciò che è capitato ma a prescindere dal fatto di cronaca in sé che lascia giustamente riflettere e che inorridisce e intristisce, c’è un confine tra la dignità umana e la volgare miseria di chi cavalca l’onda del linciaggio mediatico.
Dignità che vedo troppe volte calpestata da lumi di auto proclamata moralità, che si ergono dietro profili facebookkiani per bene, paladini del bene e certi censori dell’altrui errore.

Nonostante non si tratti di un comportamento nuovo, l’amplificazione mediatica funge da perfetto vettore animato di infezione, che purulenta contagia le masse che fa tanto moda chiamare “analfabeti funzionali”, e che magari sono semplicemente “menomati emotivi”.
Tutta questa tirata si riferisce alla gratuità del post scritto e dal corollario di commenti a supporto della violenza e brutalità dimostrata dall’autrice del suddetto post.
A cosa serve puntare il dito contro questa ragazzina dandole dell’assassina e augurandole di marcire in prigione? Cosa aggiunge all’umanità il corroborare l’astio e il veleno nelle parole di condanna dell’autrice e di chi come lei non ha atteso nemmeno un secondo per conoscere più a fondo i particolari della vicenda e dei suoi protagonisti, prima di scagliarsi nella sentenza definitiva.

Mi si dirà, da un lato i forcaioli e dall’altro i buonisti, partita infinita e deleteria. In realtà le cose sono molto più semplici, o forse difficili se si considera lo spessore cerebrale e della compassione umana mostrata in certi commenti: è stato commesso un delitto, una tragedia poteva essere evitata se si fosse agito in altra maniera.
Gli inquirenti e la giustizia faranno il proprio corso, ma tutto il resto? Si può evitare perché proprio è volgare, inutile, anzi, pericoloso: un giorno dalla massa di codardi della rete, che alternano un post al vetriolo con uno delle vacanze sulla riviera Romagnola, si distinguerà colui che passerà alle azioni, certo della sua posizione di forcaiolo moralista.

Non fraintendetemi, non sto incitando al silenzio e all’oblio, né tanto meno invito a non denunciare! Ma le battaglie si devono scegliere con cura, distinguendo la lotta contro un sopruso e un’ingiustizia, da una caccia alle streghe, comodamente seduti dietro una tastiera, ebbri di un attimo di fatua gloria che altro non fa che insozzare il mondo di ulteriore veleno.

Credo anche che ciò che viene dimostrato dalle parole dell’autrice del post e dalla massa di chi la plaude, è totale mancanza di compassione, oltre che raziocino.
A chi non è mai capitato di assaggiare le note velenose della depressione, dell’abbandono, dell’isolamento, dell’incomprensione, dell’ignoranza, non ha dentro di sé la capacità di mostrare comprensione verso il prossimo. Non ha nemmeno la capacità mentale per capire che forse non si può giudicare senza avere tutti i fatti chiari, e anche se si conoscesse tutto della vicenda, forse sarebbe lecito non esprimersi per nulla.

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

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