Che fatica essere donna. Però, quanto è bello
Ospite oggi dell’Oasi delle Mamme è la nostra amica Maria Paola Cordella, copywriter (la potete trovare nel suo sito http://www.mariapaolacordella.it/)
Nel suo lavoro ha avuto modo di incontrare molte donne e, di donne, lei scrive. Leggete cosa ci racconta…
Ci sono donne senza lavoro. Alcune, invece, lavorano troppo e spesso non riescono a stare con i figli quanto vorrebbero.
Certe sono realizzate nel fare le mamme, altre ““ pur adorando i loro piccoli ““ sentono che senza un lavoro non sarebbero soddisfatte.
Si deve mantenere una casa in maniera almeno minimamente decorosa, e magari stirare i capi che proprio lo necessitano, e cucinare. Poi bisogna correre a prendere il bimbo a scuola, portarlo ai 1000 corsi a cui è iscritto. Si desidera trascorrere del tempo con il proprio compagno di vita, e vedere i genitori. Qualche momento con le amiche, che fra lavoro, casa e figli spesso si tralasciano, e quell’ora di sport o hobby in settimana, giusto per non impazzire.
Quanti ruoli e sfaccettature, quanti pensieri ed esperienze di vita ognuna di noi potrebbe raccontare!
Io scrivo per un magazineon line, da circa un anno. Lo faccio per lavoro e per passione. Mi ritengo una privilegiata per questo: posso soddisfare la mia curiosità , che da sempre mi accompagna, e conoscere cose di cui non so nulla, approfondire quelle che conosco poco, ed entrare in contatto con le persone.
E imparare molto, soprattutto dalle donne, fonte primaria della mia ispirazione e dei miei articoli.
Parlo con donne che hanno avuto il coraggio e la forza di lasciare tutto e ricominciare la loro vita crescendo i loro figli in un nuovo Paese. Le 10 mamme che ho fin’ora intervistato, mi hanno raccontato delle storie avvincenti, a volte gioiose, altre difficili. Donne che scappano e lottano contro tutto e tutti per stare con il loro uomo, mamme che affrontano traslochi in piena gravidanza o con bimbi piccoli, che cambiano città /Paese e ripartono ogni volta da zero. Nuove regole, nuove abitudini, nuove conquiste di amicizie e nuovi stili di vita.
Sempre piene di amore per i propri bambini, per i quali hanno spesso fatto scelte nette nella loro vita, come lasciare un lavoro, o continuare a vivere all’estero nonostante la fine del rapporto di coppia.
Mi affascina ascoltarle, ognuna con una storia fantastica da raccontare, pur in quella che per loro è quotidianità . E che mostra le risorse nascoste che ogni donna spesso nemmeno si rende conto di possedere.
Scrivo poi di associazioni. In quelle dedicate alle mamme scopro l’altra faccia delle donne, e riconosco le stesse mie debolezze, paure e indecisioni nei primi mesi di vita di mia figlia. L’esigenza di uno spazio dedicato, in cui assieme al gioco dei bimbi si trovano altre persone con cui incontrarsi, per condividere esperienze e confrontarsi, cercando di combattere la solitudine dell’essere diventati due (un paradosso, ma credo molte si riconoscano in questa sensazione con l’arrivo di un figlio).
Ad accogliere le mamme in questi momenti tanto delicati e particolari ci sono altre donne, altre mamme che costituiscono associazioni proprio per sostenersi fra loro, per creare delle famiglie allargate in cui tutti convivere e condividere serenamente, in cui la conciliazione lavoro/famiglia diventi possibile.
Un paio di argomenti che ho approfondito mi hanno poi fatta riflettere molto.
Ho raccontato del Centro Antiviolenza della mia città . La responsabile, con cui ho parlato, mi ha aperto gli occhi su molti aspetti della violenza e sul nostro immaginario ad essa legato. Sapevate che la violenza per strada, ad opera di uno sconosciuto, riguarda solo una bassissima percentuale dei casi di violenza sulle donne?
Oltre il 90% delle violenze avviene drammaticamente ad opera di familiari, soprattutto compagni di vita.
Che manifestano la loro violenza ““ ironia della sorte – solitamente durante la prima gravidanza della moglie. E da lì, un’escalation di scuse e nuove violenze.
Storie che non fanno distinzione di età – ahimè – e di estrazione sociale o cultura, in cui la casa ““ luogo in cui normalmente ci si dovrebbe sentire sicuri e sereni ““ è teatro di soprusi fisici e psicologici.
Ci vuole molto coraggio a restare. Ma ancora di più a prendere in mano la propria vita e andarsene, lasciando il padre dei propri figli, superando le paure e i sensi di colpa che comunque attanagliano. Il Centro Antiviolenza aiuta le donne proprio a raggiungere questa delicata decisione in sicurezza.
Ho poi conosciuto le volontarie di APE, e con loro l’endometriosi. Una malattia cronica, debilitante e dolorosa, che colpisce moltissime donne e di cui poco si parla. Giovani ragazze costrette alla menopausa farmacologica per fermare gli effetti fisicamente prepotenti e devastanti di questa patologia, che comporta una vita di dolori fisici e psicologici. Perché l’incomprensione di chi ti è accanto è quasi peggio del male fisico. Perché ““ proprio in quanto poco conosciuta – ci vogliono mediamente 9 anni per arrivare a una diagnosi corretta.
Viene da chiedersi: e se fosse una malattia maschile? Le cose starebbero così?
E così penso anche a quanto debbano sopportare le donne. A quanto la nostra condizione sia per tradizione impegnativa.
Ma qualcuna di voi farebbe cambio con un uomo?
Essere donne, poter essere mamme…che cosa meravigliosa! Sempre pronte, sempre punto di riferimento. Donne che corrono, organizzano, gestiscono e spesso si sdoppiano!
Poter raccontare le donne, in ogni loro espressione e sfaccettatura, è per me una grande opportunità . Spesso un piacere. E laddove racconto di realtà dure, coltivo la speranza di poter essere di qualche aiuto, nel mio piccolo, a diffondere un po’ di consapevolezza in più.
Maria Paola Cordella