Cesareo vs Parto Naturale
Saranno gli ormoni post parto che scoppiettano come petardi a Capodanno o sarà che dopo nove mesi di astinenza alcolica e di affettati vari, una si strafoga come se non avesse un domani, andando in coma etilico/insaccato, sta di fatto che dopo il parto non è raro assistere allo sbarellamento di una mamma.
Di certo frotte di parenti e amici che vanno e vengono non aiutano.
Hai appena espulso un melone dal tuo corpo e se non ti senti come Ripley in Alien 3, poco ci manca e zie, zii, nonni e vari rami cadetti della famiglia pendolano davanti al tuo letto con sorrisi ebeti e occhi sognanti, sganciando commenti come bombe sui Vietcong: “E` l’immagine spiccicata del padre… potrebbe averlo fatto lui tanto sono uguali!”, “Non so proprio a chi assomigli, ma le sopracciglia sono dello zio Peppino e i mignoli della cugina Concetta!”, “Ahh sono finiti i bei giorni del dolce far nulla! Hai voluto la bicicletta… e mo’ pedala!” e via dicendo.
Metti tutto insieme e, come dicevo prima, ogni tanto la neomamma sbarella e dice cose assurde tipo: “Ma io sono certa di aver partorito anche il manuale di istruzioni con il pupo… dove lo avete messo?”
Nulla di grave, passa, prima o poi… più o meno.
C’è una cosa però che ogni tanto sento dire alle neomamme che mi fa ribollire il sangue: “Ho sognato per nove mesi la dolcezza di un parto naturale ma alla fine il ginecologo mi ha fatto un cesareo e ora mi sento una mamma a metà, una mamma di serie B… non sarò mai una buona madre!”.
Se non fosse che queste panzane vengono messe in testa alle future mamme da gente fuori di cervello, quasi quasi mi verrebbe da strozzare le puerpere!
Ma loro sono solo le vittime di una cospirazione internazionale che vuole far credere che “solo” un parto naturale ti rende mamma vera, che solo se allatti al seno puoi ritenerti mamma a pieno diritto e via dicendo.
Stronzate.
Ora qui voglio aprire una parentesi perché c’è da dire che stando agli ultimi sondaggi, in Italia si eseguono troppi cesarei senza una motivazione più che valida.
Il taglio cesareo è un intervento chirurgico necessario quando le condizioni che rendono un parto naturale sicuro per madre e figlio vengono a mancare.
Il taglio cesareo non è un metodo alternativo ad epidurale e gas esilarante per evitare il dolore!
Non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione dal personale ospedaliero per battere la cassa dello Stato o tanto meno come via sicura del ginecologo per evitare “complicazioni” durante il travaglio “che non si sa mai che la sciura si mette a strillare troppo e io poi iperventilo e mi devo fare di Xanax”.
Detto questo però, il fatto che una madre sia convinta o venga convinta/manipolata a fare un cesareo non dovrebbe minimamente intaccare il ruolo che riveste nel momento in cui stringe al petto il proprio figlio.
Il punto è che il cesareo, inopportuno o meno, non ha nulla a che vedere con il concetto di maternità e se proprio si deve additare qualcuno come “colpevole”, direi che la responsabilità è di quei medici che fanno passare un intervento operatorio straordinario come se fosse una scelta qualunque.
Il modo con cui lo si mette al mondo un figlio, la tecnica con cui lo si nutre, i meccanismi dietro il suo ingresso in famiglia, non hanno nulla a che vedere con l’essere madre.
Non sei madre perché spingi un cocomero attraverso quella che un tempo era una zona estremamente sexy e ora al solo pensiero di “usarla” di nuovo, ti vengono le convulsioni.
Non sei madre perché attacchi il pupo al seno, sventolandoli entrambe ogni dove.
Non sei madre perché lo trasporti fino ai 18 anni d’età in una fascia etnica fatta di canapa andina con cuciture a mano Senegalesi.
Sei madre perché hai un figlio che imparerai ad amare, ad accudire, che farai crescere e che “consegnerai” al mondo al momento opportuno.
Mi rivolgo alle mamme che hanno partorito con cesareo e che si sentono in colpa o che soffrono perché pensano di aver perso qualcosa: mamme care, io ho partorito due vitelli in maniera naturale e li ho allattati al seno per 15 mesi l’uno.
Vi garantisco che quando mi chiamano “Mamma, Mammina, Mammetta” e mi dicono “Ti voglio bene” non lo fanno perché riconoscono la naturalità di questi miei gesti.
Mica se lo ricordano come sono venuti al mondo?! E soprattutto a loro che gliene importa?
I vostri figli vi dicono “ti voglio bene” perché quando hanno bisogno di voi ci siete, perché il vostro sorriso più dolce e vero è per loro, perché siete il loro rifugio e la loro guida.
Siete la loro mamma a prescindere da tutto.
Quindi, smettetela di ritenervi inferiori e se qualcuno osa farvi sentire tali, non lesinate in vaffanculo!
Bell’articolo, mi ha fatta sorridere e addirittura sghignazzare! E sono pienamente d’accordo con te, una mamma è una mamma, parto naturale o cesareo.
Eppure quasi 5 mesi fa, quando era ora di “espellere il melone” ;), la mia paura più grande era il cesareo. E non perché mi sarei sentita mamma a metà o per il dolore della più lunga riabilitazione post parto (certo, quello influiva), ma perché volevo aiutare mio figlio a venire al mondo. Checchè se ne dica, il parto è un’esperienza traumatica più per loro che per noi, e se ce lo potessimo ricordare sarebbe forse il nostro incubo più inquietante.
Mio figlio aveva vissuto nella sua casetta protetta, buia e insonora per nove mesi. Non volevo che fosse tirato fuori a forza, inaspettatamente, nel giro di pochi secondi. Volevo accompagnarlo fuori ad ogni contrazione, vivere il travaglio con lui e per lui. Ed è per questo che non ho voluto considerare nemmeno l’epidurale (e in qualsiasi altra situazione, non è proprio da me scegliere il dolore).
Ma se per qualsiasi ragione avesse dovuto essere un cesareo, non avrei certo guardato mio figlio con meno amore o pianto meno o sofferto di più. Insomma, non mi avrebbe certo reso meno mamma. 🙂