C’è una ricetta segreta per farsi ascoltare dai figli?
Pensate esista una ricetta segreta per farsi ascoltre dai figli? Io forse ne avrei trovata una. Forse….
Camilla è una di quelle bambine che solo a guardarla ti squagli come neve al sole, come un prodotto congelato sul termosifone a palla, come un cono gelato gettato sotto il solleone.
E’ probabile che lei sia ingenuamente consapevole di questo suo “talento” sebbene a me resti quasi un’impresa faraonica individuare dove sta posizionato il suo confine tra “no, ma sono sincera e no, ma mi rigiro chiunque come calzini”.
Io e suo padre abbiamo cercato (e lo facciamo tutt’ora) di non alzare mai la voce (bè, ogni tanto è capitato ma quando la pazienza evade non c’è altra scelta), di non essere troppo severi con lei perché trattasi di un soggetto così sensibile e a tratti fragile, che è un attimo che questi suoi lati se bersagliati in loop possano convertirsi al cinismo per sopravvivenza. Poi non è bello avere in casa la reincarnazione di Mercoledì della Famiglia Adams.
Perciò si cerca il dialogo, si adotta il tono di voce suadente, la possibilità di riflettere insieme sulle sue piccole malefatte e soprattutto sulla questione che quella bambina così caruccia, di un metro e 30 per appena 21 chili e mezzo, con i suoi occhioni verde catarifrangente, dalle nuance che variano a seconda delle condizioni meteo, dalla boccuccia a forma di cuore gonfio e rosso rubino non ascolta nemmeno se vai a Lourdes sulle tue rotule.
Ogni tipo di monito, ordine, consiglio, incoraggiamento che le diamo per farle capire che a questo mondo (anche se non sembra) esistono regole, limiti e metodologie comportamentali da rispettare, hanno la capacità di passare da un suo orecchio all’altro che nemmeno la luce al massimo della sua velocità.
Poi le sbattute del suo musino e i miei “te l’avevo detto” non si contano e sto pensando seriamente di farne un mio nuovo hobby.
Il punto è che attualmente sto brancolando nel buio sovraccarica dei miei innumerevoli tentativi di farle capire che se mi avesse ascoltato avrebbe evitato:
1. un morso sul dito dalla criceta. Perché 780 volte di «Cami, non infilare il dito nella casetta di Nocciolina che non ti riconosce e si spaventa», sono troppo poche;
2. un morso dalla cagnolina. Perché lei non ha assimilato nemmeno uno dei 952 «Cami, per favore quando l’Alice mangia non devi avvicinarti che sennò si arrabbia»;
3. un triplo volo su gomiti e ginocchia perché forse ha interpretato il mio «non correre che ci sono le buche» in «vai e buttati fino a scrocchiarti ogni singolo osso»;
4. una rischiosa discesa in stile slalom speciale durante la sua prima lezione di sci in cui probabilmente al mio disperato grido di «Camilla metti gli sci a spazzaneve!!» e l’inseguimento da film holliwoodiano della maestra per recuperarla dal cappuccio della tuta, lei si è sentita sostenuta nella sua folle gara per principiante (nella foto papà e figlia. Il primo dice alla seconda: «allora mi raccomando, ascolta bene la maestra e stai vicino a lei»).
Dubito sull’esistenza di una ricetta segreta o un minimo comune denominatore educativo per riuscire a farsi ascoltare dai figli.
Al momento sto seguendo il metodo delle tre P: parsimonia, pazienza, perseveranza.
Chiunque abbia brevettato con successo qualcosa di alternativo e senza effetti collaterali me lo faccia sapere. Ci tengo.
Facile: per i primi due punti eliminare canide e roditore. Sulla terza..vabbeh, dai, perchè tu non ti sei mai lanciata in corse a perdifiato risolte in rovinose cadute e dolorose sedute col mercurocromo?
Ora che ci penso forse non è questione di ascolto: alla Cami piace vivere pericolosamente, c’è poco da fare!
Oddio cara Elymomo, eliminare cane e criceto è impossibile. Perciò ce li teniamo con rischio di morsi annessi 😉
E sì lo ammetto. Da piccola mi piaceva la vita spericolata ma (e adesso me ne esco con la frasona della giornata) erano altri tempi. O forse ho la fortuna di avere una madre che non sa dove risiede l’ansia. Che poi nemmeno io sono ansiosa ma di questi tempi (eridaje) tutto sembra molto più complicato, i pericoli sono aumentati insomma sono per fare sperimentare anche le cadute libere a mia figlia perchè pretendere di tenerla sotto una campana di vetro farei di lei un’adulta completamente disadattata e paranoica però insomma mettiti nei miei panni. Vedere tua figlia partire come una palla di schioppo verso le reti delimitanti le piste da sci fa un certo effetto ;P
Uh la frase che sentivo sempre e che sento ancora adesso…….rivolta a me 😉 “se mi avesse ascoltato avrebbe evitato”
invece NON si DEVE sempre ASCOLTARE
e soprattutto non possiamo sempre fare in modo di evitare ai nostri figli l’esperienza,
benissimo il morso della cagnolina e i capitomboli 🙂
perchè si sa verba volant
invece le esperienze vissute ci segnano e ci in-segnano di più di qualsiasi obbedienza!
Certo noi come genitori possiamo e dobbiamo cercare di evitare che siano troppo in pericolo…
ma non parlando tanto, dando l’esempio e dimostrando, come nei compiti del Liceo quando finalmente potevi scrivere trionfale CVD
ti faccio un esempio di vita vissuta, dopo lo sclero post-parto, sono diventata una donna mooolto più serena, allegra e giocosa di prima
ma un generale (a detta di marito&educatrici del nido+conoscenti..) nella educazione
con una figlia che mi ascolta
forse troppo??? mi sono chiesta
allora ho provato non solo a parlare e a farle capire che i miei NO erano senza appello
ma a cercare di farle sperimentare che erano motivati.
SCENA: Bar, andiamo tutti al bar, noi prendiamo il caffè e lei beve ilo bicchierino di acqua,ma vuole toccare la tazzina e ho paura che si scotti.
le dico no perchè scotta e le faccio toccare solo con la punta di un dito la tazzina
Il mio no perentorio è diventato un gioco, la guarda e mimando dice “no che scottaaa” e ride.
E’ l’unico suggerimento che ho…
suggerimenti molto utili cara Silvia 😀 ma in fin dei conti sono assolutamente d’accordo con te e Elymomo 😉
Cara Deborah,
sono stata illuminata dalla frase: ‘ non si possono vincere tutte le battaglie, scegli quelle per te più importanti e perseguile, sulle altre puoi venire a patti’…
e poi , dopo che Cami è stata morsa, lo ha rifatto?
Se no, vuol dire che lei impara attraverso l’esperienza ed è un bene perchè vuol dire che non ha paura di osare ed è curiosa , se si .. bhè questo è un altro paio di maniche 😀
in qualsiasi caso , un grosso abbraccio di condivisione!
no, infatti Sint il ditino nella gabbia della criceta non lo ha più infilato 😉
bellissima la frase 😀
la questione è questa… se noi, alla nostra veneranda età , continuiamo imperterrite a non ascoltare consigli e suggerimenti da amici e parenti sulle nostre questioni più spinose che ci assillano la vita quali, gestione delle relazioni sentimentali, del lavoro, della famiglia, della nostra salute, delle nostre finanze, delle nostre diete …. perchè i nostri figli ci dovrebbero ascoltare quando diciamo loro di non fare cose a nostro dire sbagliate? e poi, abbiamo mai imparato da un nostro sbaglio? io, almeno, no, MAI!
baci baci
Gine
Caspita! Ottimo punto! Hai ragione Gine, almeno per quanto mi riguarda 😛
In effetti, cara Gine, non hai tutti i torti salvo su una cosa: il fatto di non avere mai imparato da uno sbaglio. Mi sembra quasi impossibile non riuscire a trarre esperienza da un errore commesso. Io credo di essere quella che sono, ancora con i bei difetti di quasi sempre e a volte con l’inclinazione a cadere nelle usuali tendenze “tossiche” ma sempre più matura e un pizzico saggia proprio grazie alle mie sbattute di muso 🙂
cara Deborah
ho un bambino troppo piccolo per darti consigli da madre, posso darti la mia esperienza di figlia. Io ho fatto sempre (o quasi) l’opposto di quello che dicevano i miei. Quando mi facevo male non ho più sfidato la sorte. Ora sono una persona curiosa ma prudente (forse troppo a volte). Ovvio che devi rincorrere tua figlia se la vedi in pericolo sulla neve o per altri pericoli che potrebbero procurare danni anche gravi, ma per il resto suggerisci cosa deve fare e se sbaglia pagherà , l’esperienza è maestra di vita e quella non può essere sostituita da nessun ammonimento.