Capezzoli introflessi o piatti: sono un vero problema per l’allattamento?
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Hai mai sentito parlare di capezzoli piatti o introflessi? Io ho scoperto il tutto un giorno in cui ero in sala d’attesa per una delle visite di routine durante la mia prima gravidanza. Accanto a me due panciotte chiacchieravano a proposito di questo problema. Io ascoltavo allibita, chiedendomi se anche io avessi questa “particolarità ” e se si, come avrebbe inciso sull’allattamento che sarebbe cominciato di lì a qualche mese con la nascita di Matteo.
Ogni mio dubbio è stato poi fugato dalla midwife durante la visita.
Sei in procinto di iniziare l’allattamento? Conosci qualche amica che è in dolce attesa e vuoi parlargliene? Ecco qualche indicazione che potrebbe esserti utile.
Manovra di verifica dei capezzoli
Per sapere se i capezzoli sono piatti, introflessi o normali, devi eseguire una semplice manovra: premi leggermente l’areola tra il pollice e l’indice, ponendo le due dita a due centimetri di distanza dal capezzolo.
Se con una tale manovra non vedi nessun movimento all’infuori, allora sei di fronte ad un capezzolo piatto. Se addirittura premendo, il capezzolo si infossa, si tratta di introflessione dello stesso. Un capezzolo “normale” sporge leggermente in seguito alla pressione sull’areola.
Quali sono i reali problemi che potrebbero causare queste caratteristiche fisiche?
Di per sé il capezzolo piatto e quello introflesso non costituiscono un problema per il bimbo che ciuccia. Infatti la corretta posizione di agganciamento prevede che il bambino afferri l’areola e non il capezzolo e quindi ogni tipo di pressione egli eserciti durante la suzione, non andrebbe ad interessare direttamente il capezzolo stesso. Se fin dall’inizio sei assistita da qualcuno che ti istruisce sul corretto posizionamento, vedrai che non ci saranno problemi di alcun tipo e il tuo piccolino ciuccerà normalmente.
Qualche intoppo lo si potrebbe avere nel caso di bambini nati prematuri o con qualche problema di suzione, oppure in casi di introflessione grave (quando il capezzolo affonda nettamente alla pressione sull’areola).
L’introflessione del capezzolo o la sua forma piatta potrebbe interferire con la corretta suzione e il piccolo potrebbe così non riuscire a bere quantità sufficienti di latte.
Cosa si può fare per evitare problemi in allattamento?
Esistono alcuni presidi medici ed esercizi che possono essere applicati già durante la gravidanza per “esercitare” il capezzolo a comportarsi nel modo più consono, diciamo così.
– Tecnica Hoffman: esercizio semplice da fare e che non costa nulla. Appoggia pollice ed indice alla base del capezzolo (non sull’areola questa volta) e premi verso la cassa toracica, allontanando contemporaneamente le dita Questa manovra permette al tessuto connettivo sottostante l’epidermide del capezzolo, di rilasciarsi gradualmente: in questo modo il capezzolo potrà muoversi più liberamente.
– Tiralatte: da usare dopo il parto. Prima di ogni poppata (o anche in altri momenti della giornata in cui stocchi anche il latte che ti tiri), il tiralatte può aiutare a far fuoriuscire il capezzolo in modo che il piccolo, attaccandosi, trovi già il seno nella forma ottimale.
– Stimolazione manuale prima della poppata: prendi tra pollice e indice il capezzolo e tiralo avanti e indietro per un minuto o due. Sfioralo poi con una pezzuola imbevuta di acqua fredda o con un cubetto di ghiaccio: la manovra e il freddo aiutano il capezzolo a protrudere ma non esagerare con il ghiaccio poiché il troppo freddo potrebbe inibire la fuoriuscita di latte.
– Stimolazione durante la poppata: mentre allatti, poni pollice sopra l’areola e il resto della mano sotto il seno che sta allattando. Premi leggermente la pelle verso la cassa toracica. Questo metodo potrebbe però interferire con la poppata quindi conviene che lo provi ma se non dovesse funzionare, tenta qualcuno degli altri metodi.
– Paracapezzolo: se nessuno dei precedenti metodi ha funzionato, puoi provare con un paracapezzolo che permette al bimbo di attaccarsi bene e di succhiare senza che la conformazione del capezzolo influisca negativamente.
– Modellatori di capezzoli: si tratta di dischi di silicone composti di due parti. In quella interna è presente un foro in cui alloggia il capezzolo: la pressione esercitata dall’anello di silicone attorno al capezzolo mantiene una certa pressione continua sui tessuti e facilita la protrusione. L’altra parte del modellatore (quella più esterna) ha dei fori che permettono la traspirazione. Non vanno utilizzati di notte però e se vengono usati dopo il parto, è bene non applicarli per più di mezz’ora tra una poppata e l’altra. Il latte che eventualmente si viene a raccogliere tra i dischi di silicone non va utilizzato in nessun modo.
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Tieni presente però che spesso, nei casi di capezzoli piatti o introflessi di lieve grado, gli ormoni della gravidanza così come quelli dell’allattamento, favoriscono un certo rilassamento dei tessuti connettivi, portando naturalmente i capezzoli a protrudere adeguatamente.
Gli esercizi (o l’utilizzo di apparecchi) per rilasciare il connettivo sotto il capezzolo, possono causare una certa irritazione nella zona e provocare fastidio. Se l’irritazione è persistente e dolorosa, rivolgersi al medico o al consulente de La Leche League.
Ricordarsi che dopo la poppata potrebbe formarsi dell’umidità tra le pieghe di pelle del capezzolo introflesso, irritando ulteriormente l’area. In questo caso è buona norma asciugare, tamponando con una pezzuola pulita, applicando successivamente un lenimento a base di lanolina pura.
Nei casi più gravi, è possibile ricorrere alla chirurgia plastica ma sempre meglio consultare prima il ginecologo.
Sempre come punto di riferimento, consiglio il sito de La Leche League ed eventualmente contattare i suoi esperti.
purtroppo esistono diversi gradi di gravita di introflessione dei capezzoli e talvolta nn è proprio possibile allattare al seno. Basta con questo fanatismo, basta far sentire inutili le donne che nn possono o non vogliono allattare al seno. una madre nn è solo nutrimento…mai sentito parlare dell ‘esperimento di Harlow? Documentatevi.
Lungi da noi far sentire una madre solo una “latteria”, anzi! Se leggi bene i nostri post a proposito di allattamento, vedrai che cerchiamo sempre di sottolineare il concetto che si è madri a prescindere da come si decide di allattare.
Non consciamo l’esperimento di Harlow, perchè non ce ne parli tu Lu?
Grazie!
che monello!!!!anche leo mi ha morso, finchè gli davo il seno, aveva 4 denti e a settembre ho iniziato a toglierglielo, anche perchè mi sembrava che lo volesse di più rispetto a prima, per dormire, per consolarsi…insomma invece che lasciarlo spontaneamente lo voleva sempre di pù, quindi a settembre ho iniziato a toglierglielo….
Io fortunatamente ho sempre avuto il capezzolo all’infuori e con Miranda l’allattamento è sempre andato OK. Ma mia sorella per esempio ha i capezzoli introflessi e ha potuto allattare i gemelli con l’ausilio dei paracapezzoli!
Mamme, se avete questo tipo di problemi, non abbattetevi: usate piuttosto i paracapezzoli (che prevengono anche le dolorosissime ragadi!!!) e allattate allattate e ALLATTATE!!
Mi sembra un ottimo consiglio! A parte che poi i paracapezzoli si possono usare anche in presenza di ragadi.
ehm…io faccio parte di questa categoria…ma devo dire che ho allattato il mio amore molto tranquillamente!!!ho avuto anche le ragadi, dolorissime, piangevo, qualche volta ho pensato di abbandonare, ma poi…ho continuato, come ho risolto?? con i paracapezzoli…dopo qualche tempo ho iniziato a toglierli…donne se potete, anche se avete i cappezzoli retroflessi ALLATTATE!!!!!!!!!!! è la cosa più bella del mondo!!!
Brava valentina869! Non è facile quando ci si trova di fronte a certi problemi e non biasimo chi rinuncia… Davidino mi ha morsa una volta facendomi uscire il sangue e ho passato una settimana tremenda in cui ho compreso completamente chi soffre di ragadi… ragazze, tutto il mio rispetto e la mia comprensione!
Di per sè dare il latte come conforto una o due volte al giorno (tipicamente mattina e sera) non è male. Ovviamente dopo una certa età il significato nutrizionale del latte si va perdendo, ma quello emotivo e affettivo no.
Una mamma smette quando sente che puo` dare conforto in altri modi e percepisce che l’allattamento sta incidendo non in maniera benefica su di lei come prima.
Ci sono mamme che amano continuare ad allattare senza farsi problemi di età, altre che sentono che ad un certo punto il distacco sia importante… non credo ci sia un giusto e uno sbagliato in questo campo: se una mamma e il suo bambino sono felici, il risultato è stato raggiunto con successo. Come lo si è raggiunto non ha molta importanza.