Argomenti difficili da affrontare con i figli
I miei figli hanno sette anni e quattro anni e qualche tempo fa abbiamo parlato di discriminazione di genere perché entrambe mi hanno posto delle domande riguardo le differenze tra donne e uomini.
Spiegare ai miei figli che si, maschi e femmine sono diversi fisicamente, ma che hanno gli stessi diritti è stato un momento illuminante della mia (e spero loro) giornata.
Ho scatenato indignazione in Matteo quando gli ho spiegato cosa fosse la discriminazione sessuale e come le donne fossero state trattate e venissero ancora trattate dagli uomini.
Il discorso è lungo e complesso e quel pomeriggio abbiamo toccato solo la punta dell’iceberg e non sono andata a sovraccaricare le loro menti con concetti e fatti troppo complicati per due bambini come loro.
Però ho colto la palla al balzo e usato la loro naturale curiosità per toccare un argomento importante che poi tornerà fuori ancora, ne sono certa.
Ho raccontato il fatto ad una mamma di un compagno di Matteo e lei mi ha guardata con occhi sgranati.
“Hai veramente parlato di discriminazione con i tuoi figli?! Ma sono troppo piccoli… “. La sua reazione mi ha scioccata.
No, non sono piccoli perché sanno perfettamente cosa sia discriminare, anche se magari non usano questa parola.
Ogni volta che vengono tagliati fuori dal gruppo perché ritenuti incapaci di giocare o quando sono loro che emarginano e trattano ingiustamente qualcuno che secondo loro è inferiore, vengono discriminati e discriminano.
Se sono in grado di comportarsi così, possono benissimo sentir parlare di discriminazione e anzi, ritengo che possa solo fargli bene affrontare l’argomento con degli adulti.
Mi sono confrontata spesso recentemente con genitori che non se la sentono di affrontare temi importanti con i propri figli, considerandoli ancora troppo piccoli o immaturi e pospongono certi discorsi ad un futuro non ben determinato.
Discriminazione sessuale e razziale, omosessualità, bullismo, sessualità, insomma la realtà che hanno sotto gli occhi e invece di parlarne con loro, quello che sento dire è “Piuttosto che affrontare ora questo discorso, mi sotterrerei!”.
Lo confesso, ci sono certe questioni che mettono a disagio anche me e capisco i genitori procrastinatori perché anche io alle volte ho la tentazione di sorvolare sulla loro curiosità con una sbrigativa spiegazione che non scalfirebbe minimamente la loro onesta e giusta voglia di sapere.
Ma non lo faccio e se arriva una domanda spinta da curiosità, cerco di rispondere onestamente perché meritano di essere informati e non trattati come poppanti all’infinito.
Credo fermamente che se un bambino, osservando la realtà attorno a sé si pone delle domande, abbia diritto a ricevere risposte accurate ed appropriate.
Ancora di più ritengo che se degli adolescenti e pre adolescenti siano capaci, per esempio, di atti di bullismo, con conseguenze a volte estreme ed atroci, siano più che pronti ad affrontare con i propri genitori o a scuola l’argomento della violenza e dell’ingiustizia.
Un altro esempio molto attuale è quello dell’educazione sessuale: quando spiegarla, come spiegarla e chi deve farlo, la famiglia o la scuola? Se ne parla in continuazione e mi stupisco sempre quando scopro che ci sono sacche di genitori refrattari a dare ai propri figli, anche in età pre adolescenziale, una spiegazione completa di cosa sia il sesso. Io trovo la cosa assurda.
Un adolescente prova in maniera totalmente naturale le pulsioni sessuali ed è perfettamente in grado di avere rapporti, arrivando pure a procreare. Ecco che prima di giungere ad un test di gravidanza inaspettato, sarebbe il caso di fare con loro quattro chiacchiere evitando di sbolognare la questione con un “Sono cose che si fanno dopo che ci si sposa o quando si trova la persona giusta”.
Per carità, rispetto le posizioni religiose e quant’altro, ma una domanda la vorrei porre ai sostenitori del sesso post matrimonio/con l apersona giusta: e che succede se l’adolescente in questione non si sposasse mai? Il sesso gli dovrebbe essere precluso a vita? E come si fa ad essere certi che la persona che si decide di sposare è poi quella “giusta”?
Credo che certi genitori vivano con estremo disagio alcuni argomenti e forse pensano che non affrontandoli, possano rimandare il momento in cui parlarne ai figli quando saranno adulti abbastanza per non porre domande difficili o imbarazzanti.
Si dimenticano che i figli vivono in un mondo che fornisce loro molto facilmente e gratuitamente informazioni su tutto, purtroppo spesso non filtrate, incomplete o anche completamente sbagliate.
I nostri figli non vivono in uno stato di sospensione vegetativa, una realtà infantile immacolata e ingenua fino alla maggiore età!
Quando poi questi genitori sono pronti a parlarne, scoprono che i figli ne sanno molto più di loro e si vergognano a discuterne con i loro vecchi.
Esattamente ciò che è successo a me.
Mia madre non aveva peli sulla lingua ma ricordo che c’erano certi argomenti, principalmente quelli legati al sesso appunto, che proprio non riusciva a gestire. Quando ero sul punto di svilupparmi e avere il mio primo ciclo (avevo 9 anni), ricordo che mi ha mandata da una zia medico affinché mi spiegasse tutto dal punto di vista scientifico: cosa fossero le mestruazioni, quali fossero le differenze tra maschi e femmine, come avveniva un atto sessuale e come si facevano i figli.
Mi ricordo che ho passato un pomeriggio intero con mia zia ed ero così soddisfatta di avere ogni curiosità appagata e ogni dubbio spiegato, che per una settimana non ho fatto altro che raccontare a tutti cosa fosse un ciclo mestruale e un orgasmo, non porvando alcuna vergogna visto che mi era stato tutto presentato come naturale, senza alcun giudizio morale.
Mia madre deve aver passato i sette giorni più imbarazzanti della sua vita in compenso, ma devo ammettere che per me è stata un’esperienza positiva.
E` stato dopo anni che però mi sono resa conto appieno del disagio di mia mamma.
Avevo diciotto anni e avevo cominciato ad uscire con ragazzo. Lei non aveva mai affrontato argomenti come sessualità e amore con me, ma rendendosi conto che stavo con qualcuno, di punto in bianco ha mollato la bomba: “Senti, tu mi devi dire tutto quello che fai con questo ragazzo, perché io sono tua madre e devo sapere… comunque si tratta di una simpatia quindi non devi fare nulla con lui, anzi… preferirei che a parte a scuola, non vi vedeste in altri posti dove non ci siano adulti. Capisci Enrica… io sono qui a parlarne con te! Mi devi considerare come un’amica e raccontarmi tutto”.
Col cacchio che ti racconto i fatti miei!!
Non mi sono mai sentita così oltraggiata nei suoi confronti come quel giorno e devo ammettere, con un certo rammarico ora, di aver provato un perverso piacere quando le ho detto seccata: “Mi spiace, ma tu non sei un’amica, se mia madre e non mi hai mai parlato di questi argomenti prima. Non vedo perché tu voglia sapere dei miei affari visto che non te ne sei mai interessata fino ad ora. Sei arrivata un po’ tardi comunque…”. La mia prima esperienza sessuale era già avvenuta e si era basata su poche, confuse e scorrette informazioni prese qua e la da coetanei.
Ogni età ha bisogno di un approccio adeguato in termini di linguaggio e di concetti che si possono affrontare, ma è mia opinione che non si debba aspettare. A dodici anni (per dire un’età, ma potrebbe essere anche a dieci) i nostri figli sono piccoli adulti, capaci di grandi atti di compassione, amore, ma anche violenza. Sono spinti da passioni intense, tra cui la pulsione sessuale, che non sono in grado di comprendere completamente, non hanno quindi bisogno di aspettare di aver commesso qualche sciocchezza (o di aver vissuto una delusione amara) prima che un adulto tenda loro una mano e gli spieghi come debbano gestire certi forti sentimenti.
Parlare ai nostri figli non implica certo che non commetteranno mai errori, anzi! Ma forse, se crescono con la consapevolezza di avere genitori aperti e comprensivi alle spalle, potrebbero evitare le situazioni più drammatiche.
Per quanto riguarda chi debba fornire loro queste spiegazioni, secondo me dovrebbe trattarsi di uno sforzo comune gestito da educatori e genitori: trovare una via di mezzo che soddisfi tutti dovrebbe essere l’interesse comune, trattandosi della vita e del futuro dei nostri figli.