E allora i bambini di Bibbiano? La cronaca come pretesto per alimentare l’odio.
Che cosa troverai in questo articolo
Arrivano a fine giugno da Reggio Emilia le prime terribili notizie dell’inchiesta “Angeli e Demoni” e sono di quelle che ti lasciano senza fiato, ti lacerano nel profondo facendoti sentire l’abisso di dolore che un genitore può avere provato vedendosi strappare ingiustamente i propri figli. Eppure, la campagna di odio, successiva ai primi articoli dedicati dalla stampa a questa triste vicenda, è del tutto irragionevole, ideologica, propagandistica e manipolatoria, come spesso accade in quest’epoca in cui parole di odio e strumentalizzazione si diffondono alla velocità dei click di una condivisione, diventando virali e ponendo in secondo piano l’assicurazione di verità e giustizia che tutti noi ci auguriamo e, come cittadini, pretendiamo per vicende così atroci.
Ma andiamo con ordine. Che cosa è accaduto a Bibbiano?
La cronaca dei fatti la lascio ai giornali, benché molti di questi siano anch’essi guidati da logiche propagandistiche più che da rigoroso spirito cronachistico, e cerco di riassumere la vicenda in base agli articoli più neutrali fin qui disponibili sull’argomento. Bibbiano è un comune di 10mila abitanti in provincia di Reggio Emilia dove ha sede la comunità terapeutica “La Cura” che aveva in gestione l’affido di minori allontanati dalle famiglie di origine. Come evidenziano le varie testate giornalistiche che si sono occupate del caso, l’inchiesta sarebbe partita nel 2018, quando i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia avrebbero notato un incremento sospetto di denunce da parte dei servizi sociali dei 7 comuni dell’Unione di Val D’Enza per casi di abusi sessuali su minori che, come conseguenza, avrebbero portato all’allontanamento di circa 70 minori dalle proprie famiglie nel giro di pochissimo tempo. È proprio da qui che, grazie alla PM di Reggio Emilia Valentina Salvi, parte l’inchiesta “Angeli e Demoni” per portare alla luce quello che, a tutti gli effetti, sembrerebbe un sistema malato e illecito di gestione dei minori in affido. La comunità terapeutica “La Cura”, finita nel mirino della giustizia, si serviva della consulenza esterna di una Onlus di Moncalieri (TO), la Hansel e Gretel. Secondo l’accusa, psicologi, psicoterapeuti (anche provenienti dalla Hansel e Gretel) e assistenti sociali coinvolti in questo caso, avrebbero in maniera sistematica fatto pressioni sui minori o messo in atto metodi particolari di manipolazione per arrivare a testimonianze di abusi mai subiti. Le motivazioni di questo comportamento sarebbero state di tipo economico e ideologico. I bambini, inoltre, sarebbero stati affidati ad amici e conoscenti senza un iter preciso che giustificasse l’affido. Il Gip Luca Ramponi che si è occupato del caso ha firmato un’ordinanza contestando reati quali maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, tentata estorsione e peculato d’uso. Nell’inchiesta è finito per falso ideologico e abuso d’ufficio anche il Sindaco PD di Bibbiano, Andrea Carletti. Questo arresto è stato uno dei pezzi forti della strumentalizzazione in rete, insieme al fatto che alcuni di questi bimbi sottratti ai genitori biologici sarebbero stati affidati a coppie omosessuali.
Bibbiano e l’inchiesta “Veleno” di Pablo Trincia
Nel 2014 il giornalista Pablo Trincia si appassiona alla storia dei “diavoli della bassa modenese” e dà vita ad una serie di podcast con il titolo “Veleno”, poi raccolti in un libro.
Siamo alla fine degli anni ’90, nella Bassa Modenese, tra Mirandola e Massa Finalese, oltre 20 persone vengono accusate di fare parte di una setta di pedofili e satanisti che avrebbero abusato fisicamente, sessualmente e psicologicamente di 16 bambini. I bimbi vengono portati via dalle famiglie che non li rivedranno mai più, nonostante le successive assoluzioni.
Cosa lega le 2 vicende? Quella di Veleno e quella di Bibbiano?
A legare le 2 vicende è proprio la Onlus torinese Hansel E Gretel che anche nei casi dei “diavoli della bassa modenese” si occupò delle perizie psicologiche dei bimbi.
C’è un link tra la vicenda di Reggio Emilia e quella di #Veleno. Si chiama Centro Studi Hansel e Gretel di Torino, di cui è stato arrestato il responsabile, Claudio Foti.
Proprio le psicologhe provenienti da quel centro avevano interrogato i bambini di Veleno…— Pablo Trincia (@PabloTrincia) June 27, 2019
La stessa Onlus, ai tempi dell’inchiesta sui fatti di Mirandola, lanciò una raccolta di firme contro l’inchiesta “Veleno”, definita come “ricostruzione confusiva che distorce i fatti per dimostrare una tesi precostituita”
FIRMA LA LETTERA APERTA SU “VELENO”: UNA RICOSTRUZIONE CONFUSIVA CHE DISTORCE I FATTI PER DIMOSTRARE UNA TESI PRECOSTITUITA https://t.co/kgfrkguh7J
— Hansel e Gretel (@CentroHeG) November 29, 2018
Sembrerebbe, quindi, che dietro ci sia una vera e propria visione culturale e una ideologizzazione degli affidi con ramificazioni potenti in tutte le istituzioni pubbliche. E se questo si dimostrasse vero sarebbe gravissimo. La cronaca, però, è molto articolata e la stampa sta ampiamente raccontando ogni aggiornamento sul caso, per cui mi fermo qui e vi invito a leggere altrove tutti gli approfondimenti delle testate giornalistiche.
Ciò su cui voglio soffermarmi è altro. Il “caso Bibbiano” è solo l’ultimo in ordine di tempo, sicuramente uno dei più gravi data la delicatezza dell’argomento, in cui una vicenda processuale non ancora conclusa, in assenza di alcuna sentenza, diventa terreno di coltura degli istinti più bassi e abietti e soprattutto del proliferare di dichiarazioni, interviste, campagne pubbliche e prese di posizione che hanno il solo scopo di strumentalizzare l’intera vicenda per tornaconti personali, politici, elettorali e ideologici. Ma c’è anche altro, c’è la paura dei singoli, quella che annebbia la mente e azzera ogni capacità speculativa. È quella che leggiamo ogni giorno nei commenti ai post pubblicati sui social. Ci nutriamo di paure che diventano hashtag e corrono veloci in ogni direzione. La paura che diventa rabbia e infine odio. E sì, la paura, in un caso come quello di Bibbiano, la comprendo; sono una mamma e credo che, leggendo le prime notizie dell’inchiesta, qualunque genitore e non per forza genitore, prima ancora di qualsiasi altro sentimento, abbia provato paura, la paura di sperimentare sulla propria pelle simili ingiustizie, la paura di non essere al sicuro se le stesse pubbliche istituzioni si macchiano di così gravi reati. Il problema è che, ad un certo punto, quella paura diventa qualcosa di più grande, di infinitamente più irrazionale e si cerca di collocare il nemico in qualsiasi spazio ci dia l’impressione di avere fatto centro. Il nemico diventano le istituzioni tutte, i servizi sociali tutti, il mondo LGBT, la psicoterapia, i Tribunali, i politici, i partiti. Zygmunt Bauman conversando con Wlodek Goldkorn sosteneva che “Oggi, il modo con cui guadagniamo i mezzi per vivere, i valori della professionalità, la valutazione che la società dà alle virtù e ai successi, i legami intimi e i diritti acquisiti, tutto questo è fragile, provvisorio e soggetto alla revoca. E nessuno sa quando e da dove arriverà il colpo fatale. Mentre i nostri antenati sapevano bene che occorreva avere paura di lupi affamati o dei banditi sui cigli delle strade. Non è quindi l’astrazione a rendere i pericoli in apparenza più gravi, ma la difficoltà di collocarli, e quindi di evitarli e di controbatterli”. Ecco, è proprio così, non sappiamo collocare la paura, non siamo più in grado di elaborare gli accadimenti in maniera razionale e scivoliamo in un mondo in cui l’unico imperativo in cui ci riconosciamo è “Odia! Odia! Odia”. Tu forse non sai perché stai odiando ma il nemico sentirà il tuo odio. Lo distruggerai con l’odio. No, non funziona così. L’odio non genera giustizia ma solo altro odio in una spirale infinita di cieca illogicità. C’è bisogno di consapevolezza, di senso di responsabilità, di comprensione dei fatti e non è così facile, lo so. Chi dovrebbe indicarci la via, spesso e volentieri ci indica il baratro e continua a starci alle spalle, allunga la sua voce verso le nostre orecchie e ci ripete “Odia! Odia! Odia” infischiandosene della verità e giustizia che stiamo chiedendo. No, a lui non interessa davvero che sia fatta giustizia. Interessa focalizzare strumentalmente l’attenzione verso qualcosa che possa rafforzare e accrescere il proprio potere. A noi invece quella giustizia interessa davvero. Non cadere nella trappola! Non odiare, pensa!
Credits: Foto utilizzata nell’articolo tratta da “La Repubblica”. Lo striscione “Verità per Bibbiano” esposto nella sede della Regione Piemonte.