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Al ristorante con i figli, incubo o … forse no!

bambini-ristorante

Cenare al ristorante con i figli (soprattutto se piccoli) pare sia un’attività  che attrae perversamente molti genitori, terrorizzandone a morte tanti altri.Quando non avevo figli ed ero in Italia, qualche volta mi sono ritrovata a guardare con un misto di pietà  e fastidio, genitori alle prese con duenni urlanti, piangenti e tiranti cibo addosso agli altri avventori del ristorante.

Mi chiedevo, sbalordita, cosa passasse per la mente di quei genitori folli che decidevano di sottoporsi (e soprattutto, sottoporre degli estranei) a tali torture: voglia di sadica vendetta verso chi ha la libertà  (ossia non ha i figli) di mangiare al ristorante senza “bearsi” della rumorosa compagnia di  personcine dotate di pannolino e ciuccio? Desiderio masochistico di dimostrare che anche con una coppia di infanti urlanti si può cenare al Ritz , arrivando a chiedere il conto senza uno schizzo di sugo sull’abito da sera?

Ma per quale motivo non lasciano i figli a qualcuno ed escono da soli, risparmiando a se’ stessi e a tutto il ristorante scene imbarazzanti?

Vediamo le opzioni di una famiglia media composta da genitori con almeno due figli sotto i 6 anni di età .
Opzione 1. Giocano a Tetris. Uscire a cena, lasciando i figli a casa, assomiglia infatti ad un’azzardatissima partita a Tetris in cui i pezzi da incastrare sono: una babysitter poco costosa e dagli orari flessibili (nonché fidata); nonni a portata di mano e compiacenti; figli che collaborano evitando capricci e gastroenteriti proprio la sera dell’uscita; un ristorante che offra cibo decente e soprattutto non troppo lontano da casa  (nel caso in cui uno dei figli, proprio quella sera, decida di ingollarsi un flacone di sapone liquido e si debba correre al pronto soccorso).

Insomma, uno ci prova a lasciare a casa la componente casinista della famiglia, ma se proprio non ci riesce che fa? Aspetta che i figli vadano all’università  per potersi concedere una cenetta al ristorante?

Molti vorrebbero accorciare i tempi e quindi passano all’opzione 2, l’approccio “di massa”, ovvero uscire tutti insieme. E qui se ne vedono di tutti i colori.Posso affermare, per esperienza in prima persona, che portare i figli al ristorante può essere fonte di grande stress per molte persone, a cominciare dai genitori stessi.

I pannolini ripieni di cacca all’arrivo della prima portata sono al top della classifica delle “sfighe” che possono capitare, seguiti a breve distanza da commenti negativi del tipo “Che schiiifooo…io voglio i bastoncini Findus!!”, urlati con veemenza alla vista di un gratin di verdurine di stagione, bagnate da cognac a contorno di un filetto di vitello biologico, allevato sui pascoli argentini. Con buona pace dello Chef Cordon Bleu che medita il suicidio nelle cucine.
E la gente ti guarda storto, mormora, sbuffa. Qualcuno azzarda commenti a voce alta disapprovando il comportamento deplorevole di quei selvaggi dei tuoi figli, nonché biasima te per aver osato farli uscire dalle gabbie.

Allora tiri fuori giochini di vario tipo per distrarli ed intrattenerli: però le macchinine cadono in continuazione; i vestitini delle Barbie si sporcano con i sughi e gli intingoli dei piatti; i fratelli si litigano lo stesso gioco. E la baraonda, se possibile, è solo aumentata.
Poi ci sono i “tecnologici” che appena si siedono, affibbiano ad ogni figlio un tablet: ammetto che in questo caso, di solito, la pace regna, il silenzio pure, ma chi ti sta intorno avrà  comunque da ridire perché “è disdicevole che dei bambini così piccoli usino apparecchi elettronici…e il cervello non si sviluppa bene…e sono troppo stimolanti…e che spendaccioni””.

Insomma,  sembra che per molte famiglie, l’opzione “mangiare fuori” debba essere completamente cancellata dalla lista delle cose da fare. àˆ giusto? No, si, forse.

Direi che il buon senso viene prima di tutto! Scegliere il ristorante “family friendly“ è l’ideale e per gli avventori sprovvisti di bambini, vale la regola opposta: se non volete essere disturbati da nanetti scalmanati, andate altrove.
Ma quanti sono i ristoranti “family friendly” in Italia?
Qui mi dovete rispondere voi perché la mia esperienza in Australia prima e ora in USA, mi pone in una posizione fortunata visto che la maggior parte dei ristoranti sono attrezzati per accogliere la calata degli Unni.

Se chiedete a me come dovrebbe essere il ristorante per famiglie perfetto, vi dico che da tempo ho in mente un’idea piuttosto interessante.
Immagino questo ristorante come un teatro, circolare o semicircolare. Al centro, al livello più basso, un’ampia area giochi recintata. Intorno, su gradinate a salire, i tavoli dove i genitori mangiano.
I bambini si sa, mangiano abbastanza velocemente e poi si stufano di stare seduti: ecco allora che possono essere accompagnati da basso, dove possono giocare nell’area attrezzata, mentre i genitori proseguono il pasto ma da una posizione tale per cui possono sempre tenere d’occhio i movimenti dei figli.

L’ingegner Brambilla suggerisce anche l’utilizzo di collari da porre attorno al collo dei bimbi: al minimo accenno di un qualunque “infrazione comportamentale” nell’area giochi, i genitori sugli spalti, muniti di telecomando, mandano una scarica elettrica (il voltaggio è da definire al momento di scegliere le portate sul menù) che rimette in riga i pargoli.

Non sono certa che quest’ultimo dettaglio sia compatibile con  la legislazione italiana.

Cosa ne dite?

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

14 Commenti

  1. “duenni urlanti, piangenti e tiranti cibo”…
    Mi sembra l’estratto di un verbale di polizia o carabinieri…

    1. trattasi di un estratto grammaticalmente corretto. Perciò escludo nella maniera più assoluta possa anche solo sembrare un verbale di polizia ;P

  2. Tra parentesi la tua idea si riassume in: un’arena romana in cui i figli/brabari si scannano per il piacere dei genitori che pasteggiano sugli spalti”

    1. ed è per queso che l’idea mi piace un sacco!
      noi per ora ci dedichiamo al tetris, con la speranza che la stagione estiva (se si deciderà  ad arrivare) ci regali qualche posticino all’aperto attrezzato a sufficienza per affrontare la cena fuori

  3. sarà  banale il mio intervento forse, ma questo problema proprio non l’abbiamo mai avuto. con nostra figlia viaggiamo e pasteggiamo in giro fin dai tempi del latte artificiale e l’unico accorgimento fino a quando era piccolissima (ora ha 2 anni e mezzo) era di non avere lunghi tempi di attesa a tavola.
    Quindi telefonata al ristorante per avvisare, al tel dicevamo le nostre preferenze sul menu e/o dicevamo già  cosa volevamo mangiare
    in modo che arrivando il tempo totale del pasto non superasse l’ora e mezzo
    Ora sa aspettare però,….ci siamo resi conto che è molto più comodo anche per noi.
    Tutto quì

    1. Non è banale per nulla, anzi!!! Prenotare e arrivare già pronti ad ordinare è una strategia perfetta! Devo dire che dipende molto dai figli: Matteo non ha mai dato problemi e infatti ho bellissimi ricordi di me e lui che andavamo a prenderci il “caffe” insieme ovunque, o che mangiavamo in qualche ristorante senza nemmeno portarci dietro giochi o altro.
      Il problema è Davide… e la mia reazione al suo agitarsi, che lo fa agitare ancora di più. Con lui ho perso totalmente la gioia di sedermi ad un tavolo e gustarmi una colazione o un pranzo.

  4. mi ricordo di ristoranti, uffici postali e banche danesi (posti dove notoriamente i bambini si annoiano moltissimo) dotati di tavolini piccolini con bacinelle piene di lego (di cui la danimarca è patria, se non sbaglio). Ci andammo in vacanza con i miei genitori quando avevo 7/8 anni e quella è stata la prima e l’ultima volta in cui ho visto locali pubblici dotati di intrattenimento per bambini.

    1. Diciamo che in Italia dovrebbero aumentare questi accorgimenti. La mia esperienza mi ha portato a vedere sale d’attesa di ogni tipo dotate di giochi e libri per bambini. La maggior parte dei ristoranti in cui siamo andati hanno sempre fornito ai bambini un foglio e dei pastelli a cera o delle matite. Non ci vuole molto, solo un po’ di buona volontà

  5. Anche io andavo nei caffe’ da sola con Enrico…. adesso sono impegnata nella recita quotidiana di litanie varie affinche’ il mio secondogenito sia come il fratello e (dopo aver letto questo articolo) non come il suo omonimo d’oltreoceano…….

    1. Diciamo che un po’ più di impegno e buona volontà non guasterebbe, anche se ora si cominciano a vedere timidi cambiamenti anche nel nostro paese 🙂

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