Educare

A scuola di gentilezza e buone maniere

“Be Kind Be Gentle Be Nice And Share…Be Kind Be Gentle Be Nice And Share”” è una cantilena che mi sono inventata di sana pianta e che canticchio a mo’ di mantra a Davidino, quando la mattina lo porto all’asilo.
Ebbene si, la settimana scorsa il piccolo, grande mostriciattolo di casa Brambilla ha cominciato l’asilo, passo importante e decisivo nella sua crescita e…nella conservazione della mia salute mentale.
Sono solo due mattine alla settimana, (ahimè, costa troppo, più di così non possiamo fare”meglio che niente però!) poco tempo sembrerebbe…abbastanza però per commettere crimini efferati.

Davidino è un bimbo affettuosissimo e allegro ma ha la delicatezza di un Hummer Marauder nel traffico cittadino”

 

Sarà  perché è tipico dei secondi nati (e di tutti quelli che vengono dopo) che si devono assicurare un posto al sole per non essere prevaricati, sarà  di carattere, sarà  che è sopravvissuto a due traslochi intercontinentali, fatto sta che Davidino è capace di abbattere il fratello con dei tuckle da rugbista di professione, mettere in fuga bimbi più grandi di lui, combattere fino all’ultimo sangue per il predominio di un gioco e lanciare urla da scatenare il finimondo tra i cani del vicinato.

Puoi capire la leggera ansia che ho provato il primo giorno di asilo.

Alla mia domanda “Ma non c’è un programma di inserimento graduale?”, la direttrice ha frainteso, pensando che fossi preoccupata del trauma da distacco di mio figlio.
Al che l’ho subito rassicurata…credo…”Ahh, no no…Davidino è assolutamente pronto per giocare 4 ore di seguito all’asilo. Io pensavo all’incolumità  degli altri bambini e alla loro necessità  di abituarsi al mio mostr…figlio”.

 

Niente inserimento graduale e quindi dopo averlo lasciato all’amorevole cura delle due dolcissime insegnanti, mi sono avviata all’uscita e salutando la direttrice l’ho prontamente informata che la nostra assicurazione medica avrebbe coperto ogni tipo di danno collaterale fatto dalla bestiolina, fino a 2 milioni di dollari. Mentivo, ma la necessità  di avere due mattine alla settimana solo per me, mi ha spinto a tentare la sorte e lasciare che Davidino affrontasse il mondo da solo, sperando che il mondo fosse pronto all’impatto.

 

E indovina un po’? Non solo Davidino si è divertito e ha interagito con creanza con i coetanei, ma ha anche dimostrato di saper essere gentile e cooperativo. Il mio piccolo mostriciattolo”

Magia? No, anzi…lungo lavorio di squadra fatto da me, dall’ingegner Brambilla e da Matteo

 

1 parlare con loro e spiegargli i sentimenti. Anche il bimbo più chiacchierino e sveglio, non ha la padronanza linguistica nè tanto meno chiarezza nella comprensione dei sentimenti che prova e che provano gli altri. Davanti ad un coetaneo che piange, prova a spiegargli il perché e invitarlo a collegare l’avvenimento ad un momento simile in cui è lui quello che piange. Ovviamente vale con qualunque sentimento, anche quelli di gioia o di rabbia.

 

2 Dai l’esempio. Fatti vedere empatico nei confronti suoi ma soprattutto di altri bambini o membri della famiglia o della comunità : l’esempio che viene dal genitore è la prima scuola e se tuo figlio vede la gentilezza, la cura e la disponibilità  nei tuoi gesti, di certo ha una “traccia” da seguire nel momento in cui agirà  per conto suo.

 

3 Fagli fare esercizio. A seconda dell’età , dagli la possibilità  di esercitare la gentilezza e le capacità  di interazione sociale: affidagli la cura di un animale domestico, dagli come compito quello di tenere aperta la porta dell’ascensore alla vicina di casa piena di borse della spesa, sollecitalo a chiedere agli altri “Come stai?” oltre al semplice saluto.

Ovviamente il tutto proposto in positivo e mai come imposizione: il trucco è far diventare questi comportamenti parte integrante del loro modo di essere.

 

E facendo così, ecco il risultato su Davide:

“Ti vojo bene mammina/papaunz/Pio” – Pio è Matteo, papaunz è papà –

“Ohh che gentile mammina””

“‘Tai bene mammina/papaunz/Pio?”

“Fatto male Pio?”

“Sharing is caring”  – Condividere significa voler bene e tenere agli altri ““

“Do bacio a buba Pio”” ““ Buba è la bua ““

“Pe favore…grazie/Please…Thank you”

 

Dai che ce la facciamo a trasformare la bestiolina in un perfetto Gentleman Inglese!!!

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Enrica Costa

Buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta...la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità  italiana con quella di mamme provenienti da ogni parte del mondo: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche. Il suo compito sarà  quello di presentarvi queste diverse strategie. Continua a leggere

9 Commenti

  1. Cara Enrica,

    il tuo mantra è simile al mio, che ripeto ogni mattina da tre settimane a questa parte e che suona più o meno così: “Sii buono, ascolta le maestre, non spingere i bimbi, chiedi sempre “…. il problema è che con il mio piccolo Alessandro, due anni di età , non sembri proprio funzionare…
    E’ un bimbo pieno di energie, spigliato, vivace ed intelligente, un esploratore nato di cui sono sempre stata orgogliosa e fiera, ma da quando ha cominciato l’inserimento al nido, tutte quelle che ho sempre considerato grandi qualità , improvvisamente sembrano essere diventate terribili difetti…
    Che tristezza e che frustrazione sentir dire la maestra che è un bambino che vuole stare sempre al centro dell’attenzione e che non sa relazionarsi con gli altri!
    Per quanto il giudizio dell’insegnante mi sembri frettoloso e forse anche un po’ superficiale, visto che a questa età  tutti i bambini (ed in particolare i figli unici) sono tendenzialmente egocentrici, non posso non provare fitte di delusione e preoccupazione… Ma le maestre non dovrebbero avere al meno all’inizio un atteggiamento un minimo più tranquillizzante nei confronti delle mamme, che con fiducia gli affidano i loro piccoli?

    P.S. Grazie per l’articolo, mi è stato di aiuto 🙂

    1. Cara Irene, non voglio sembrare una che giudica troppo velocemente e presuntuosamente, ma credo che le maestre dell’asilo abbiano preso veramente superficialmente le attitudini di tuo figlio, soprattutto dopo solo 3 settimane di scuola!

      Hai ragione, i bambini sono egocentrici, è nella loro natura, c’è chi lo è di più e chi di meno, ma imparare a non esserlo, o meglio trovare il giusto equilibrio non è cosa facile e nemmeno scontata! Ci sono adulti che non sono ancora capaci a 50 anni a moderare il loro egocentrismo!!!
      Ad ogni modo ti dico che quelle che erano qualità di tuo figlio, lo sono ancora e vanno considerate diamanti grezzi da raffinare: è a questo che serve l’asilo e la scuola, per imparare a relazionarsi agli altri e a gestire i rapporti sociali, seguire le regole e rispettare l’ambiente in cui si è inseriti… e sono cose che insegna soprattutto la scuola.
      Direi che se la maestra ti dovesse sottolineare in maniera critica l’atteggiamento di Alessandro, potresti con buone maniere dirle una cosa simile “Bene, prendo nota… cosa pensa si possa fare in merito? Lei è l’insegnante mi potrebbe dare qualche suggerimento in proposito? Come gestisce lei la situazione in classe?” Insomma, farle notare che non è che i bambini vengono a scuola per far numero e per far loro percepire uno stipendio… eccheccacchio! Lo stipendio se lo devono guadagnare! 😀

      C’è da dire che la scuola deve lavorare di pari passo con la famiglia: ecco perchè chiedere come fanno a scuola e interagire costruttivamente con l’insegnante è importante, per stabilire una linea di condotta comune e coerente che aiuti i bambini.

      Comunque niente di meglio che fare pratica puo` aiutare i bambini ad imparare: se riesci a portarlo al parco giochi e farlo giocare con coetanei, imparerà più velocemente che ad ascoltare solo le istruzioni che giustamente gli dai.

      Davidino è piccolo ma Matteo capisce il concetto di “pagare le conseguenze”: la regola è se non sei gentile e non rispetti gli altri, gli altri non rispetteranno te e non vorranno più giocare con te… think about! E mi sembra che piano piano stia comprendendo la cosa.
      Alessandro e Davide sono ancora piccoli, ma si pùo cominciare già da ora la lezione de “Causa Effetto”.

      Fammi sapere come va!!!! In bocca al lupo e soprattutto sappi che stai facendo un ottimo lavoro con il tuo bambino!!

      1. Crepi il lupo!
        Grazie per il supporto e le parole di incoraggiamento, mi hai fatto sentire meglio! 🙂
        In effetti spesso mi chiedo “Starò facendo bene?”, “Sono una buona mamma?” A volte riesco a rispondermi di sì, molte altre la mia sicurezza vacilla… la strada per un diventare una brava mamma è lunga e piena di insidie, ma di certo vale la pena per il mio piccolino sforzarsi al massimo!
        Grazie ancora, un abbraccio!

        1. Secondo me non esistono cattive mamme, ma solo splendide mamme consapevoli che stanno facendo un buon lavoro, che si rendono conto che ci sono difficoltà, che accettano certi errori e si sforzano di correggersi, che chiedono informazioni, che chiedono supporto e danno conforto… ma guarda un po’, mi sembra che Irene sia una di queste “splendide” mamme!!!

          Guarda, a tutte capita di vacillare e di avere dubbi e provare sconforto… te lo dice una che è passata per una bella depressione post parto qualche anno fa! Ma è normale ed è per questo che abbiamoc reato l’Oasi, proprio per accogliere le mamme e condividere con loro espereinze, supporto e conforto, con qualche risata che ci sta sempre bene 🙂

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